Atp 250 Napoli e maratona, Chiaia diventa isola di sport ma la città è nel caos

Atp 250 Napoli e maratona, Chiaia diventa isola di sport ma la città è nel caos
di Gennaro Di Biase
Domenica 23 Ottobre 2022, 23:57 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 19:01
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Lo sport e la festa, il sole e i bagnanti, le famiglie e i vip, la maratona e la finale tutta italiana dell’Atp 250 di tennis tra Musetti e Berrettini. Ma anche il degrado e la cronica “zella” sul lungomare, le piante ingiallite di via Caracciolo o la fontana spenta di Rotonda Diaz. E, soprattutto, il traffico letteralmente in tilt da piazza Sannazaro fino al centro storico, vista la chiusura delle strade per la corsa, con più di un’ora di percorrenza per centinaia di automobilisti da Corso Vittorio Emanuele fino alla stazione. «La maratona ha impattato sul traffico spiega l’assessore alla Polizia Municipale Antonio De Iesu - ma eventi simili giovano alla città. Abbiamo impiegato 120 vigili lungo il percorso degli atleti, ecco perché il controllo esterno è stato meno efficace». È stata una domenica fatta di bellezza e anarchia, disagi e passeggio, sorrisi e chiaroscuri, quella che ha visto trionfare ieri l’atletica e il tennis di Lorenzo Musetti, in due set.

L’inno di Mameli risuona sul lungomare, nel pomeriggio, dopo la finalissima tutta tricolore. E per tutto il giorno ci si bagna intorno all’arena di Rotonda Diaz. Decine di tuffi e ombrelloni fanno da sfondo alla location di viale Dohrn scelta dall’Atp in questo 2022 per il suo panorama mozzafiato. Il sole non è cocente, ma la temperatura di fine ottobre sembra quella di maggio. Le famiglie sorridono, come i vip all’esterno del Tennis Club. Qualche appassionato di atletica, dalle parti di vale Gramsci, sprona i partecipanti alla maratona, specialmente i più forti e i più inesperti, alcuni dei quali tendono a deviare il percorso. Intorno alla fontana della sirena Partenope al centro della piazza, però, la circolazione va al rallenty quasi come i replay della pallina sul campo di Rotonda Diaz. Qui l’atmosfera della festa si percepisce, eccome, ma tra le famiglie e i vip che aspettano Berrettini (poi avvistato) si notano anche l’immondizia sui prati di una delle due fontane, spenta. Una mini-discarica in zona cassonetti. E gli accampamenti dei clochard sotto le palme ingiallite. Il degrado c’è, insomma, ma ci sono anche i tavolini pieni dei bar della Villa Comunale. Non una calca da fiera del food: quello di ieri è stato un lungomare vissuto ma non ingolfato. Un buon equilibrio, in sintesi, dopo le polemiche estive sui festival del cibo. Ingolfata, invece, è stata la circolazione. Tempi di percorrenza biblici, come accennato, per spostarsi in città in una domenica mattina assolata e sportiva. Pochissimi vigili in strada tra Corso Vittorio Emanuele, piazza Mazzini e fino a San Giovanni in Carbonara. Troppo pochi per reggere in contemporanea due eventi di tale portata. 

Tante luci e qualche ombra. Gioia per il presente e speranza in un futuro migliore. A parlarne è Patrizio Rispo, che incontriamo all’ingresso dell’arena. «Questa è una città sportiva per vocazione – dice – anche se i napoletani fanno poco sport. Lo facciamo in un altro modo: camminando e muovendoci con la testa e con il fisico, siamo dinamici ma non competitivi. Quanto al degrado, lo faccio anch’io in Un Posto al Sole: se c’è una carta a terra invito a raccoglierla, ma qui servono più cestini dell’immondizia. Ce ne sono pochi, quindi la gente sporca a terra. L’educazione va anche indotta. Ben venga la festa sportiva, ma bisogna sempre impegnarsi per fare di più». «La giornata di oggi dimostra che se ognuno fa un passo in avanti la città può offrire tantissimo – argomenta l’albergatore Paolo Coppola di Vedi Napoli e poi Torni – C’è lavoro per i giovani, e c’è tanto da fare. Le bottiglie d’acqua a terra sono peggio delle piante ingiallite, ma con l’impegno riusciremo a far rendere al meglio le incredibili bellezze del nostro territorio». «Il sole si sta facendo sentire - racconta Ciro Busiello - Dovrebbero organizzare più spesso eventi simili in questi spazi. Ma anche in altri quartieri della città. Qui una volta si correva anche con anche con le auto, nel circuito al centro di Napoli». «Abbiamo visto Berrettini – sorride Daniela Leopardo – ce lo siamo ritrovati proprio davanti agli occhi». 

 

Al contrario dell’arena, viale Gramsci - chiuso per il passaggio dei maratoneti - non è particolarmente affollato da tifosi e curiosi. Qualche monopattino, addirittura, riesce a passare lungo il percorso (così come gli scooter elettrici senza targa, che transitano anche nell’area pedonale a ridosso del campo della finalissima). Alla fine, nella seconda edizione della Italiana Assicurazioni Neapolis Marathon, la festa è stata tutta per il Kenya, all’arrivo in piazza del Plebiscito: tra gli uomini ha vinto Kisorio Hosea Kimeli (come l’anno scorso), tra le donne ha trionfato la connazionale Lehan Jerotich. Nella mezza maratona, ha vinto Paul Tiongik davanti a Jean Marie Vianney Niyomuzika (Burundi) e Marco Vetraro. Tra le donne, successo per Winfridah Moraa Moseti, seconda Nancy Kerubo Kerage (Kenya) e terza Francesca Maniaci. «Sono sardo ma abito qui da decenni - racconta Antonio Piras, che incita i partecipanti sul ciglio del marciapiede – Partecipai all’invenzione della prima edizione di questa maratona.

La nuova organizzazione ci chiede una mano e noi li aiutiamo molto volentieri come volontari. Quando si è in crisi è importante anche un piccolo incoraggiamento». 

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