Centro direzionale di Napoli, l'intervento di Paolo Giordano: «Svolta green per il rilancio»

Centro direzionale di Napoli, l'intervento di Paolo Giordano: «Svolta green per il rilancio»
di Paolo Giordano *
Mercoledì 14 Settembre 2022, 14:00
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Il dibattito ricco e proficuo stimolato nelle ultime settimane da “Il Mattino” ed in particolare le notizie degli ultimi giorni (come l’acquisto di una delle Torri dell’Enel da parte di un consorzio di oltre venti imprese) dimostrano quanto margine di sviluppo e di crescita possa avere il Centro direzionale di Napoli. È evidente però che per favorire questo rilancio serve innanzitutto un progetto di restauro e riconfigurazione urbana che ne favorisca finalmente la piena integrazione all'interno della città. Il Centro Direzionale di Napoli, il cui progetto viene adato nel 1982 a Kenzo Tange, a differenza dei suoi illustri precedenti come il Downtown di Manhattan o la City di Londra, si colloca, infatti, piuttosto che in posizione centrale, nella periferia orientale della città partenopea. Di fatto un corpo avulso dalla città storica, sovradimensionato e successivamente ridimensionato, che, negli ultimi quaranta anni, non è mai riuscito a connettersi con il tessuto storicamente consolidato della confinante città storica e città antica.

In una città che da decenni predilige la realizzazione di infrastrutture piuttosto che di architetture di qualità capaci di esprimere caratteri d'identità e contemporaneità sia nella costruzione del nuovo e sia nel restauro del patrimonio costruito lasciatoci in eredità dal passato, mi sembra che finora le parole più appropriate per la nuova Napoli nel suo sviluppo orientale siano state pronunziate da Gaetano Manfredi.

Il Sindaco, ben consapevole dell'obsolescenza dei modelli urbani relativi ai business district intesi come cittadelle risolte entro sé stesse, intravede per il Centro direzionale un destino possibile come nuovo fulcro urbano proiettato a riallacciare relazioni con i quartieri e gli ambiti urbani e paesaggistici al contorno. Innanzitutto con la vicina collina di Poggioreale che, attraverso la presenza di capisaldi tipologici cimiteriali di grande valore testimoniale come il Cimitero delle 366 fosse ed il Sepolcreto dei Colerici, oggi abbandonati e degradati, potrebbe rappresentare, attraverso un restauro architettonico e paesaggistico, la degna cornice orografica e verde della città bassa orientale. Poi con il suo ambito urbano occidentale comprendente il Vasto e Porta Capuana nonché con quello opposto orientale caratterizzato da luoghi atopici, gangli infrastrutturali e da quartieri di edilizia economica e popolare come il Rione Luttazzi. Infine con l'ambito meridionale di Gianturco collocato oltre il fascio di binari della Stazione centrale e adiacente sia all'area della futura Porta est e sia dell'omonima zona industriale. Situazione complessa quindi, che necessita di una riflessione ampia ma che deve riportare al centro del ragionamento due questioni specifiche capaci di modificare l'assetto urbano e sociale del Centro Direzionale di Napoli: l'implementazione delle unità abitative residenziali e la totale riconfigurazione della piastra pedonale e del suo asse verde progettato da Pierluigi Spadolini.

Per quel che concerne la cronica mancanza di residenze nei centri direzionali il tema del restauro e riuso degli edifici vuoti o prossimi ad esserlo potrebbe essere occasione di sperimentazione da inquadrare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che destina oltre tre miliardi di euro alla rigenerazione urbana. Investimenti che riguardano azioni come il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree e strutture pubbliche nonché il miglioramento del decoro urbano. Il Centro Direzionale di Napoli potrebbe rappresentare un buon banco di prova per un restauro e una rigenerazione dell'architettura tardo moderna capace di sperimentare una sinergia proficua tra attori pubblici e privati. Per quel che concerne il secondo aspetto va sottolineato che l'attuale configurazione della piastra pedonale mette in gioco un insieme di opposti, la piazza epigea e la struttura semi ipogea, che configurano degrado, abbandono ed invivibilità. Modificare il progetto di suolo artificiale del Centro Direzionale di Napoli significa individuare, oltre ad una nuova soluzione architettonica, la possibilità di introdurre il verde a partire dal livello inferiore, quello dei parcheggi, capace di emergere anche alla quota superiore pedonale rendendo la piastra stessa maggiormente permeabile al rapporto tra il sopra ed il sotto. A tal proposito va ricordato che il Pnrr introita anche la questione relativa al Green New Deal e, nello specifico, al tema della forestazione urbana. Il Centro Direzionale di Napoli potrebbe così contribuire alla costruzione della città del domani ovvero ad un contesto maggiormente sostenibile e a dimensione d'uomo.

* Coordinatore del Dottorato Ricerca in Architettura e Beni Culturali
Università della Campania Luigi Vanvitelli 

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