Cirino Pomicino: «C'è il Centro direzionale De Luca eviti doppioni»

Cirino Pomicino: «C'è il Centro direzionale De Luca eviti doppioni»
di Valerio Esca
Venerdì 19 Agosto 2022, 10:01 - Ultimo agg. 20 Agosto, 09:12
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Paolo Cirino Pomicino, oggi presidente di Tangenziale di Napoli, nel 1985 da presidente della commissione Bilancio della Camera (prima di diventare due volte ministro) approvò l'emendamento che fece partire la costruzione del Centro direzionale.

Come andarono le cose?
«Nel 1985 la città con le sue maggiori espressioni territoriali mi pose due problemi: piazza Medaglie d'Oro per una metropolitana che da dieci anni era in attesa di risorse e il Centro direzionale, che non riusciva a decollare. Grazie al lavoro fatto in commissione facemmo approvare un emendamento che molti non capirono: per cinque anni il 20 per cento dei fondi degli enti previdenziali pubblici, invece di andare sempre altrove, furono dirottati alle regioni terremotate, Basilicata e Campania».

Cosa determinò questo emendamento?
«Tutti si misero immediatamente a costruire il Centro direzionale perché c'era una domanda pubblica di acquisto garantita dalla legge. Il Centro direzionale era il frutto di una visione programmatica impostata dagli anni '60 che prevedeva che tutti i centri induttori di traffico, quindi tutta la direzionalità cittadina fosse dislocata verso est per liberare il centro dal traffico.

Quando facemmo partire il Centro direzionale era già collegato con tutti gli assi a scorrimento veloce, Tangenziale e Napoli-Salerno».

Poi cosa ha portato il Centro direzionale a svuotarsi?
«Lentamente ha avuto una crisi di funzioni, oltre al fatto che è stata eliminata la InfraSud, che garantiva il mantenimento dei servizi nell'area. Il dibattito lanciato da Il Mattino in questi giorni nasce da un'iniziativa positiva di Ferrovie dello Stato, congiungere Circumvesuviana e Stazione centrale creando un hub anche per i pullman, per non farli entrare in città. Nel progetto di Ferrovie è poi compresa un'area sulla quale caricare notevoli volumi residenziali. Questo non avrebbe senso».

Perché?
«La popolazione residente a Napoli è ormai al di sotto del milione e un carico residenziale nuovo è già previsto a Bagnoli. Non servono volumi residenziali ulteriori».

E di cosa c'è bisogno?
«Di un risanamento urbano del centro storico, utilizzando anche i fondi del Pnrr, secondo una vecchia visione di Aldo Loris Rossi: abbattere l'edilizia fatiscente e restaurare quella monumentale. In sostanza fare come in tutte le grandi città, dove i centri storici sono un punto prezioso di urbanizzazione».

La Regione Campania intanto a 200 metri di distanza dal Centro direzionale ha in cantiere di costruire una cittadella dei suoi uffici, non si rischia un'ulteriore desertificazione?
«Il presidente della Regione che probabilmente non conosce né la storia di Napoli, né la visione programmatica consolidata da parte delle amministrazioni comunali di Napoli, per favorire l'iniziativa di Ferrovie dello Stato ha immaginato di trasferire in quella zona gli uffici regionali. Sarebbe un errore perché vorrebbe dire una parziale duplicazione del Centro direzionale che lentamente andrebbe in malora. Noi dobbiamo al contrario rilanciare il disegno originale. Una città non può programmare il suo futuro urbano ogni 30-40 anni».

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Ovvero?
«L'area di intrattenimento è quella ad ovest, dove c'è Bagnoli, Città della scienza e tutta l'area della Domiziana. Il mancato risanamento del centro storico, la presenza di Bagnoli non ancora decollata, l'ipotesi dell'area di intrattenimento della zona flegrea sono tutte questioni che collidono con ulteriori ipotesi di carico residenziale nella zona est della città. Il presidente della Regione, da persona intelligente, sa che se dovesse insistere sull'ipotesi di rendere le Ferrovie un nuovo agente immobiliare finirebbe per dare l'impressione che lui è il governatore solo di quattro province, distaccandosi dai bisogni di quella più grande e cioè Napoli. Bisogna dialogare con De Luca e la Regione deve dare una mano al Comune a sostenere il disegno originale della città. Un disegno che nel 1991 la grande maggioranza della intellighenzia napoletana di ogni estrazione politica confermò con il disegno di Neonapoli coordinato da me come ministro del Bilancio e dall'indimenticabile Peppino Galasso come sottosegretario al Mezzogiorno. De Luca è stato un grande sindaco di Salerno e non può certo dimenticare le competenze di un primo cittadino nell'assetto urbanistico della propria città».

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