Galleria Quattro giornate chiusa a Napoli, duecento metri in mezz'ora: Chiaia ostaggio della paralisi

Galleria Quattro giornate chiusa a Napoli, duecento metri in mezz'ora: Chiaia ostaggio della paralisi
di Paolo Barbuto
Venerdì 22 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 08:22
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La sirena dell'ambulanza ulula, il suono rimbomba nel tunnel. È quasi mezzogiorno, il mezzo di soccorso deve raggiungere Fuorigrotta, s'infila nel budello della preferenziale della galleria Laziale e rimane lì, assieme a centinaia di automobilisti, per quasi mezz'ora. Il suono è angosciante, le auto non hanno nessuna possibilità di accostare per lasciare passare l'ambulanza, non c'è spazio di manovra in quel corridoio opprimente bloccato da new jersey di cemento, si può solo aspettare che il traffico avanzi in maniera più celere, ma non avanza. Il suono della sirena rimbomba quasi mezz'ora nella paralisi dell'unico tunnel ancora aperto in città prima di riuscire a venir fuori e a trovare, finalmente, spazio per correre verso il soccorso.

Benvenuti nel caos napoletano dove due gallerie su tre sono chiuse per pericolo crolli, e le due chiusure in contemporanea generano una tenaglia che tiene sotto scacco soprattutto Chiaia e Mergellina

L'impatto con il traffico della mattina, ieri è stato superato senza particolare tensione.

Alcuni momenti di particolare intensità ci sono stati, le difficoltà a superare la galleria Laziale sono state costanti, ma la circolazione non ha avuto particolari sussulti. Il mostro del traffico s'è manifestato, però, con tutta la sua virulenza, alle prime ombre della sera.

A decine sono stati piazzati nei luoghi più delicati: davanti alla galleria chiusa, al centro di piazza Sannazaro, lungo la Riviera di Chiaia e sul Corso Vittorio Emanuele.

Per raccontare quel che sarebbe accaduto abbiamo deciso di cronometrare il tempo di percorrenza da piazza Vittoria a piazza Sannazaro passando proprio per via Piedigrotta, come se avessimo voluto raggiungere la galleria che è stata vietata l'altro giorno. Alle 17,30 abbiamo impiegato 14 minuti; alle 18 il tempo si è lievemente allungato: 20 minuti. Alle 18.30 è iniziato il caos e siamo rimasti fermi quasi mezz'ora, giusto il tempo per ripartire alle 19 da piazza Vittoria e affrontare ancora una volta il percorso, stavolta in 40 minuti netti. 

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La parte più difficile da affrontare sono i duecento metri che separano la chiesa di Piedigrotta dall'ingresso della galleria Laziale, unico percorso rimasto attivo per raggiungere Fuorigrotta: nel momento del delirio più intenso di traffico per coprire quei duecento metri abbiamo impiegato quasi mezz'ora. Ecco, in quest'ultima parte del test è contenuta tutto il paradosso di una circolazione che a Napoli è al collasso.

Il signore con la Fiat 500 non riesce a resistere. Tiene la mano sul clacson ininterrottamente per minuti che sembrano eterni, prova a cambiare corsia all'altezza della Torretta, il Suv ringhia e lo rimette al suo posto. Sono le 17.30 e il giovane vigile con i capelli rossi, all'incrocio di via Piedigrotta ha modi imperiosi e paletta che volteggia puntuale.

 

Il caos inizia a farsi sentire anche lungo la Riviera di Chiaia. Mentre scendono le ombre della sera la coda ha già raggiunto, stabilmente, l'altezza di Villa Pignatelli. Il vigile dai capelli rossi adesso ha modi meno imperiosi, è un po' stanco di dover battagliare con automobilisti incazzati ma resiste.

Mentre s'avvicina l'ora della partita le auto che cercano di raggiungere Fuorigrotta crescono in maniera esponenziale, scendono da Piedigrotta, arrivano da viale Gramsci, da via Giordano Bruno, si accalcano tutte a piazza Sannazaro dove gli agenti sono costretti a una lotta impari per arginare il flusso che taglia, beffardamente, la piazza a metà per andare verso la galleria Laziale. Adesso, per colpa della calca di piazza Sannazaro, la coda di auto aggredisce anche la parte finale del Corso Vittorio Emanuele; intorno alle 19,30 la paralisi avrà raggiunto l'incrocio con via Francesco Giordani.

Il giovane vigile dai capelli rossi adesso è affranto, di tanto in tanto si abbassa la mascherina per respirare e poi la rimette sul viso. Quando si vede completamente accerchiato da auto totalmente ferme lancia uno sguardo implorante a un collega più anziano. Quello risponde con un'alzata di ciglia e un gesto quasi impercettibile, palmi allargati e mani che si muovono verso l'esterno: che vuoi fare? Deve andare così. A Napoli il traffico non possono sconfiggerlo i vigili. 

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