Centro direzionale di Napoli, intervista a Francesco Pinto: «Il progetto è ancora attuale, va completato subito»

Centro direzionale di Napoli, intervista a Francesco Pinto: «Il progetto è ancora attuale, va completato subito»
di Valerio Esca
Sabato 27 Agosto 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:46
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«Dalle aree sportive all'intrattenimento serale: per rivitalizzare il Centro direzionale basta completarne la realizzazione». Ne è convinto Francesco Pinto, presidente Asmez, un Consorzio nato proprio al Centro direzionale ad aprile 1994 e che oggi fornisce sevizi a ben 4mila Comuni associati in tutt'Italia. «Un'esperienza di successo - ribadisce - legata senz'altro alla felice ubicazione in una realtà che gode non solo di facili collegamenti aerei, ferroviari, stradali e autostradali, ma rappresenta anche un grande incubatore dove è possibile interagire con società tecnologicamente all'avanguardia, università e centri di ricerca».

Il Centro direzionale di cosa ha bisogno per essere rilanciato?
«Oltre alle nuove idee raccolte in questi giorni da Il Mattino per rivitalizzarlo basterebbe da subito un'azione semplice e già pronta: completarne la realizzazione secondo il progetto originario, che già prevedeva aree, non ancora attrezzate, da adibire all'intrattenimento, allo sport e ad attività ludiche, per rendere vivibile la city anche fuori dagli orari di ufficio e nei week-end.

Lo stato di abbandono nel quale versa oggi dipende solo dall'inerzia del Comune. Il Consorzio Asmez si propone di affiancarlo gratuitamente per portare a temine il progetto originario».

In che modo?
«Il Consorzio è ben disponibile a fornire, se necessario, in forma gratuita, ogni forma di assistenza tecnica e procedurale per individuare privati interessati ad investire in un progetto, dalle enormi potenzialità e che attende di essere completato da oltre 30 anni. Non è tollerabile lo stato indecoroso con cui da oltre trent'anni vengono tenute a marcire le scale mobili e gli ascensori che dovrebbero collegare il piano pedonale con le aree sottostanti destinate alla circolazione automobilistica e ai parcheggi. È stata necessaria una sentenza del Consiglio di Stato per obbligare il Comune ad occuparsi delle aree ad uso pubblico del Centro direzionale. A seguito della quale il Comune ha deliberato di adeguarsi, nel 2006, con risultati sotto gli occhi di tutti. Le scale mobili e gli ascensori continuano a marcire, le automobili continuano a circolare nell'aerea pedonale compromettendone la pavimentazione e molte aree verdi sono ormai distrutte per carenza di innaffiamento».

Per ridare dignità all'area da cosa partirebbe?
«Ricordo il vecchio slogan tolleranza zero, coniato anni fa dal sindaco di New York per imporre decoro e ordine nella metropoli statunitense. Partirei da qui. Venne tradotta in pratica la teoria delle finestre rotte introdotta dal politologo J.Q. Wilson, secondo cui manutenere e controllare ambienti urbani, reprimendo anche la più piccola deturpazione dei luoghi, genera un circolo virtuoso e un clima di ordine e legalità, attirando la collaborazione di tutti. Nel Centro direzionale, la situazione è capovolta. Non si tratta di reprimere comportamenti inappropriati di chi vi vive e lavora, ma di incalzare gli apparati comunali perché si prendano cura di un quartiere dalle enormi potenzialità. Le condizioni per il rilancio dell'area ci sono tutte. Basta completare il progetto disegnato dall'architetto giapponese Kenzo Tange, che prevede l'ampliamento del Centro utilizzando i 70 ettari dell'area confinante con il centro sul lato Holiday Inn e che prevede oltre a abitazioni e uffici, 21mila metri cubi a servizio di attività commerciali, sportive e ludiche, piscine, giardini, chalet e un enorme parco di 24 ettari».

Cosa manca allora per far ripartire questo progetto?
«Non manca nulla. Per avviare i cantieri il Comune non deve spendere nemmeno un euro, perché il progetto per il completamento del Centro direzionale si basa sull'intervento dei privati cui, tra l'altro, sarà assegnata la gestione delle attività commerciali. Tanto vero, che, nel lontano 2006, il Comune ha bandito la gara per l'affidamento dei lavori, ma da allora è tutto fermo. Segno che i privati non hanno trovato appetibile un appalto che cuba pur sempre 100 milioni di euro. Ma questo non giustifica 16 anni di inerzia della stazione appaltante, che avrebbe ben potuto lanciare una nuova manifestazione di interesse di rilievo internazionale prevedendo, se necessario, condizioni più allettanti per la gestione dei servizi commerciali. Occorre solo sperare che la nuova amministrazione comunale manifesti la volontà di imprimere una reale svolta alle sorti del Centro direzionale». 

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