Insurgencia, gli sprechi nel palazzo occupato dagli ex fan di de Magistris

Insurgencia, gli sprechi nel palazzo occupato dagli ex fan di de Magistris
di Davide Cerbone
Domenica 25 Aprile 2021, 10:30 - Ultimo agg. 18:42
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Un riflettore acceso giorno e notte sull'abbandono. Luci a San Rocco, ad illuminare uno spreco lungo diciassette anni. Tanto è passato da quando, nel lontano 2004, i componenti del centro sociale Insurgencia entrarono con la forza dentro la palazzina di proprietà del Comune che fa angolo tra via Vecchia San Rocco e via Cardinale Prisco e se ne impossessarono. Un'appropriazione indebita che nessuno riuscì ad evitare. Nemmeno il presidente della III Municipalità, che si ritrovò di fronte ad un pasticcio già fatto. «Quello stabile ospitò un asilo nido fino agli anni '90, poi venne fuori un problema statico e fu dichiarato inagibile - ricorda Alfonso Principe, che ha guidato la III Municipalità dal 2006 al 2011 - Dopo alcuni anni, il Comune pensò di dotare la nostra municipalità, la più estesa della città e l'unica che ne era sprovvista, di un comando della Polizia municipale, e individuò quell'immobile. Fu approvato un progetto da 300mila euro per la ristrutturazione, ma nel 2005, dopo la gara d'appalto e la relativa assegnazione, Insurgencia occupò. I miei tentativi di convincerli a liberare l'immobile e la mia missiva riservata all'allora assessore alla Legalità e ex guardasigilli, Luigi Scotti, non ebbero esito. Sottolineai che c'era da parte dell'amministrazione una responsabilità contabile e feci presente che la ditta vincitrice della gara reclamava lo sgombero o il pagamento di una penale, ma diversi tra assessori e consiglieri comunali difendevano i ragazzi del centro sociale. Risultato: i lavori non sono mai iniziati, e la cosa pubblica è diventata cosa privata».

In assenza di una regolare assegnazione e di un qualsiasi titolo autorizzativo che ne legittimasse la presenza, anche quando l'immobile era utilizzato per feste e riunioni, le utenze le pagava la collettività. Ma da quando Insurgencia ha preso armi e bagagli per traslocare nei più ampi spazi di Mezzocannone Occupato, ormai circa un anno, le stanze di via Vecchia San Rocco sono rimaste quasi sempre disabitate.

Prima di andare via, però, si vede che nessuno ha spento l'interruttore. Così, il centro sociale dismesso brilla di luce propria. Anzi, nostra. «Per almeno una decina di mesi, le lampadine all'interno sono state perennemente accese anche quando non c'era nessuno», assicura un signore che affaccia proprio sulla palazzina. «Qualche mese fa riferisce -, l'illuminazione interna si è spenta, ma è rimasto acceso un potente faro all'esterno». Ancora oggi, infatti, un riflettore illumina la notte e il giorno di Capodimonte e, con quelli, l'inerzia di un'amministrazione che il gruppo di Insurgencia prima lo ha cavalcato per fini elettorali e poi lo ha inglobato. 

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Grazie alla lotta di classe, diversi esponenti della falange barricadera vicina a Luigi de Magistris hanno trovato collocazione a Palazzo San Giacomo e dintorni. Alimentando, così, un equivoco - non solo lessicale - per effetto del quale il «bene comune» si è trasformato in «bene Comune». Dal centro sociale di lotta e di governo hanno preso le mosse le vicende di Pietro Rinaldi, già consigliere comunale e oggi capo di gabinetto della Città metropolitana, dell'ex assessore comunale alla Cultura, pasionaria e dimissionaria, Eleonora De Majo e di Ivo Poggiani, attuale presidente della Municipalità nel cui territorio si trova lo stabile occupato.

Si configurerebbe dunque un duplice danno patrimoniale per le già esangui casse comunali: da un lato, il mancato pagamento per l'utilizzo del bene, un'ipotesi sulla quale la Procura regionale della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo cinque anni fa. Dall'altro, la corrente elettrica utilizzata - e spesso sprecata - a sbafo. Come se non bastasse, allo spreco si aggiunge il degrado. «Quello spazio è diventato un gabinetto pubblico, alcuni extracomunitari vanno a farci i loro bisogni. Dalla finestra vediamo scene indecenti si indigna una signora del posto -. In più, c'è un rischio di crollo: per intervenire aspettano che ci scappi il morto?». Giuliana De Lorenzo, consigliere della III Municipalità, conferma: «Quel luogo è un ricettacolo di immondizia, ma soprattutto è una struttura del territorio e al territorio va restituita». Gennaro Acampora, suo collega nel consiglio municipale, aggiunge: «I cittadini segnalano un grande spreco di energia elettrica e in passato si sono lamentati per le feste fino a notte fonda. Tutto in una struttura che potrebbe ospitare un comando dei vigili urbani, un centro anziani o magari un co-working. È una situazione di illegalità tollerata già troppo a lungo». 

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