Monte Echia, lavori eterni e intellettuali in rivolta: «Basta guerre, si acceleri»

Monte Echia, lavori eterni e intellettuali in rivolta: «Basta guerre, si acceleri»
di Paolo Barbuto
Sabato 16 Gennaio 2021, 10:00 - Ultimo agg. 10:03
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Certe volte la rivoluzione migliore è quella della moderazione, della condivisione, lontana dai tumulti della piazza, anche quella virtuale che è ben più acrimoniosa di quella reale.

Questo è il racconto di una delle tante (belle) rivoluzioni silenziose che non pretendono di bloccare strade ma di sbloccare lavori, che non chiedono di cacciare qualcuno ma di ritrovare la vita. Questo, insomma, è il racconto di un appello con 33 firme raccolte fra persone che amano il monte Echia e vorrebbero vederlo rinascere dopo una vita intera di abbandono.

 

L'appello riempie appena una pagina compilata al computer, è un breve excursus della vita della sommità del monte Echia, un tempo Acropoli della Neapolis che nasceva, poi inesorabilmente scivolato nell'inferno della città abbandonata e degradata, fino alle ultime segnalazioni: auto vandalizzate, notti pericolose e impossibili.

Non si tratta, però, di un banale cahier de doléances ché troppi ne sono stati scritti e tanti altri ancora ne verranno: l'appello non è all'attenzione verso quel luogo quanto alla necessità di arrivare a una svolta.

Ecco, allora, che vengono ripescati gli ultimissimi momenti di vita di quella collina maltrattata e sfortunata: il racconto dell'ascensore che da decenni dev'essere realizzato per trascinare lassù i turisti che torneranno dopo il Covid; la tensione per via della parte sommitale di quell'ascensore che alcuni comitati contestano perché più alta rispetto ai progetti; i continui rallentamenti al cantiere che ormai è parte integrante del panorama di quel luogo meraviglioso.

E proprio al termine del racconto i firmatari lanciano la loro proposta: niente più polemiche, tensioni né guerre, l'importante è fare presto, accelerare perché l'unico modo per restituire dignità al Monte Echia è riportare lassù la vita, e se questo può avvenire grazie a un ascensore, benvenga anche quella struttura, anche se forse fa un po' male al panorama.

«È evidente che solo l'avvio di un'azione realmente costruttiva - è la conclusione dell'appello - potrà riparare veramente il danno, sottraendo il luogo alle bulimie tecniche, alle inerzie burocratiche, alle guerre di religione e dando nuovamente senso (e anche un nuovo senso) all'Acropoli delle nostre origini, guardando al futuro della nostra città. Questo il nostro appello: al più presto ridateci Monte Echia!

Sarebbe difficile suddividere in gruppi i trentatrè firmatari, però è necessario conoscere i loro nomi perché ciascuna delle firme rende più autorevole l'appello. Eccovi i nomi, così come sono stati riportati sotto al documento ufficiale, senza pretesa di risistemarli in ordine alfabetico: Donatella Mazzoleni, Augusto Vitale, Vito Cappiello, Umberto De Gregorio, Michele Campanella, Tommaso Rossi, Lucia Valenzi, Iain Chambers, Lidia Curti, Giuseppe Trautteur, Francesco Canestrini, Pier Luigi Ciapparelli, Fabio Pignatelli, Mimma Sardella, Riccardo Florio, Ludovico Maria Fusco, Antonio Lavaggi, Antonio Franco Mariniello, Pasquale Miano, Lilia Pagano, Aldo Capasso, Giuseppe Pulli, Davide Vargas, Maria Sangrina Croce, Franco Cavallo, Chiara Campanella, Maria Teresa Gaetani Lanza, Fulvia Filangieri, Agata Piromallo Gambardella, Januaria Piromallo, Eduardo Alamaro, Kiki Bernasconi, Mario Rusciano.

Proprio sotto al panorama negato del Monte Echia si trova (meglio, si trovava) l'Arco Borbonico devastato dalla mareggiata di fine dicembre e crollato lo scorso due gennaio. Dell'Arco Borbonico ha parlato il sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali, Anna Laura Orrico; sollecitata da una interpellanza, ha spiegato che «l'intervento di restauro, che si intende avviare nel più breve tempo possibile compatibilmente con le procedure dettate dalle normative di riferimento, si ritiene del tutto idoneo al ripristino del manufatto». Insomma, l'Arco verrà restituito alla città. Il Sottosegretario ha spiegato che tutte le parti in causa hanno convenuto «data l'urgenza dell'intervento, di affidare il coordinamento delle attività di progettazione alla soprintendenza». Poi Orrico ha illustrato le caratteristiche del progetto di restauro che prevede: «Recupero di tutti gli elementi crollati, consolidamento della platea fondale e realizzazione di una centina a sostegno della volta, ricollocazione degli elementi lapidei di rivestimento, ricostruzione del contrafforte crollato».

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