Napoli, la chiesa di Santa Marta restaurata e subito imbrattata dai vandali

Napoli, la chiesa di Santa Marta restaurata e subito imbrattata dai vandali
Marco Perillodi Marco Perillo
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 16:29 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 13:17
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Nemmeno il tempo di concludere un prezioso intervento di restauro, che la chiesa di Santa Marta, nel cuore di Spaccanapoli, torna esternamente a essere deturpata dai writers. Negli scorsi giorni il muro perimetrale dell’edificio di origine angioina era stato pittato a nuovo, facendo sparire le orribili iscrizioni che lo offendevano e oggi le pareti sono tornate colme di scarabocchi e ghirigori di matrice spesso anarchica, come testimoniano le foto e il video di Sergio Siano. 

Non solo: nemmeno una colonna di epoca grecoromana, insita nel monumento e segno tangibile delle stratificazioni storiche di cui è pregna l'antica Neapolis, è stata risparmiata dalla furia delle bombolette. Un vero peccato per un monumento in via di valorizzazione e assolutamente da riscoprire, dirimpettaio alla più celebre Santa Chiara, ma dall’importanza non minore. Santa Marta si trova giusto all’angolo tra via Benedetto Croce e via San Sebastiano e fu voluta da Margherita di Durazzo, regina di Napoli agli inizi del Quattrocento, come ex voto nei confronti della santa, molto venerata in Provenza.

 

La chiesa fu gestita inizialmente dalla Confraternita dei Disciplinati di Santa Marta, cui aderirono tutti i viceré e i nobili, creando negli anni il prezioso Codice di Santa Marta, adesso all'Archivio di Stato).

Nel XVII secolo la Confraternita dei Disciplinati decadde e passò a cinque mastri scelti dal popolo che istituirono una dote per fanciulle povere.

Un primo intervento di restauro si ebbe nel 1646; dopo un anno la chiesa venne semidistrutta da un incendio durante i tumulti di Masaniello e quindi soggetta a nuovi restauri, fino a prendere le fattezze attuali. Nei suoi sotterranei medievali sono presenti alcuni teschi: si dice che appartengono al popolo rivoltoso guidato da Tommaso Aniello da Amalfi contro il viceré nel luglio del 1647.

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Il lungo muro esterno di Santa Marta, a onor di cronaca, non è nuovo a deturpanti iscrizioni da parte di scatenati writers. Alcuni anni fa fu persino cancellata su quella stessa parete un’opera – quella sì, di gran pregio, valore e significato – di Bansky, il notissimo street artist inglese. Era una rilettura di Santa Teresa in estasi del Bernini, non rapita da Dio, bensì dal l'Happy meal del McDonald, appena divorato. La «Santa Teresa in estasi di hamburger (nella foto in basso) era la seconda opera di Bansky a Napoli: la prima, Sant’Agnese con pistola, resiste ancora all’interno di una teca in piazza Girolomini.

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