Lungomare di Napoli, vergogna e degrado: immondizia e disperati nei giardini dei bimbi

Lungomare di Napoli, vergogna e degrado: immondizia e disperati nei giardini dei bimbi
di Paolo Barbuto
Sabato 29 Gennaio 2022, 23:58 - Ultimo agg. 30 Gennaio, 18:36
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Via Caracciolo, week end assolato e affollato, il bimbo chiede alla mamma di andare nel giardinetto che sta di fronte al mare, la donna gli stringe la mano forte forte: «No, non andiamo lì. È sporco, è pericoloso». In quel fazzoletto verde che sta tra il mare e viale Dohrn, in un luogo che dovrebbe essere il simbolo della Napoli bella, pulita, affascinate, si concentra tutto il peggio che la nostra città riesce a offrire: zero manutenzione al verde, nessun tipo di pulizia, assalto dei disperati che in mezzo al verde costruiscono capanne dove ripararsi.

L’ultima questione, quella delle capanne dei disperati, va affrontata dalla giusta angolatura. Il problema non sono le persone che cercano riparo, ma la città che non sa offrire loro un riparo adeguato. La questione non sta nello spettacolo di mutande e jeans lavati nelle fontane pubbliche ed esposti ad asciugare in cima alle siepi, non sono gli angoli verdi usati come latrine e ricoperti d’escrementi, non sono i mucchietti di pattume accumulati attorno alle capanne fatte di stracci. La questione vera è: perché non si creano le condizioni affinché queste situazioni son si verifichino.

Sul punto bisogna dare atto alla nuova amministrazione di aver intrapreso un percorso che, per adesso, sembra virtuoso. L’assessore Trapanese è persona capace di individuare certe esigenze e, assieme al sindaco, sta cercando di affrontare il tema dei clochard in maniera diretta. Le difficoltà sono tante, i tentativi di intervento sono lodevoli, forse sarebbe necessario ampliare il raggio d’azione. Dicono che molti clochard rifiutano l’ospitalità predisposta dal Comune perché scelgono la libertà, la strada: la sensazione è che la vita disperata in quelle capanne nei giardinetti di via Caracciolo non sia così tanto gradevole da imporre il rifiuto di un’alternativa.

La verità è che in quei giardinetti sono nate le capanne perché quel luogo è lasciato al più completo abbandono, ed è facile andare a impossessarsi di un posto senza controlli.

La gente che affolla via Caracciolo per la passeggiata ha smesso di guardare quel pezzettino di verde perché non ha nulla di invitante: le siepi non hanno manutenzione, le palme soffrono per il peso delle gigantesche foglie morte e mai rimosse, gli alberi che resistono sono ridotti a legni informi senza cura né attenzione, il prato non esiste. 

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Poi c’è il tema della pulizia: tutt’intorno alle aiuole, anche nella porzione che confina col marciapiede di via Caracciolo, avanza la melma del giardino: terriccio, foglie, rami, restano ammassati, non vengono spazzati, accrescono la sensazione di repulsione che avvolge tutti i giardinetti. Ovviamente, poi, il colpo di grazia arriva dai napoletani incivili che usano il giardino per gettare i rifiuti. 

Non salta all’occhio perché non è una discarica immensa, di quelle che troneggiano certe volte ai bordi delle nostre strade, eppure la siepe (incolta) che circonda i giardinetti di via Caracciolo è stata trasformata in una lunga e indecente pattumiera. Se vi trovate in zona provate ad avvicinarvi e a scrutare in mezzo alle foglie, scoprirete il mondo parallelo creato dagli imbecilli della monnezza: ci sono lattine, cartacce, resti di cibo, bottiglie spaccate, pannolini usati, giochi di plastica distrutti dai bambini. È una infinita teoria di pattume di scarso volume ma di grande impatto. Anche se non salta subito all’occhio, quella schifezza contribuisce a rendere inospitale l’intera passeggiata, mostra tutto il disinteresse della città verso sé stessa e verso i suoi ospiti: perché nessuno provvede alla pulizia di quel pezzetto di città?

Ovviamente alle spalle della cortina delle siepi si apre un altro mondo di schifezze, diverso da quello che s’affaccia sul mare. Sul lato interno ci sono un’infinità di fazzolettini, tanti preservativi, molti resti di serate di baldoria.

A proposito, proprio al centro della siepe, incastrata in direzione del mare, c’è anche una grossa bombola del gas. Magari andare a rimuoverla potrebbe essere utile, se fosse ancora piena potrebbe rappresentare un pericolo: ecco, forse provare a portar via quella bombola potrebbe essere un primo segnale di interesse. Qualcuno lo farà?

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