Caldo record e cielo giallo su Napoli: «Effetto Cina, è la sabbia del deserto»

Caldo record e cielo giallo su Napoli: «Effetto Cina, è la sabbia del deserto»
di Valentino Di Giacomo
Sabato 26 Giugno 2021, 11:11 - Ultimo agg. 27 Giugno, 18:00
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«Quella che vediamo in sospensione e che offusca cielo e orizzonte è polvere desertica. Certo, c'è anche una componente di smog come sempre, ma il fatto che il cielo sia così offuscato è dovuto ai venti caldi dell'Africa e anzi i picchi di inquinamento registrati sono dovuti probabilmente anche ai sensori che confondo le polveri sottili con quelle desertiche perché hanno simile struttura». Vincenzo Capozzi, docente di Meteorologia e previsioni del tempo all'Università Parthenope di Napoli, spiega cosa sta accadendo in città da alcuni giorni. 

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Professore, si è creato questo effetto-Cina su Napoli e il sindaco ha stabilito il blocco delle auto più inquinanti nel week-end. Questa cappa di sabbia crea problemi anche di smog?
«Sono abbastanza certo che il valore delle polveri sottili sia molto alto proprio a causa della sabbia desertica.

Magari molti pensano che in questi giorni si respiri un'aria più inquinata del solito ma non è così. Queste sono polveri di origine naturale e che spesso possono ingannare anche i sensori che rilevano le particelle inquinanti perché hanno simile grandezza».

Quindi non dobbiamo preoccuparci troppo dell'inquinamento?
«Dobbiamo sempre, ma solitamente in questo periodo dell'anno il problema non è legato alle polveri sottili. È invece legato all'ozono troposferico e al forte impatto delle radiazioni che raggiungono valori molto elevati. Sono però due cose distinte e non è causa della sabbia nell'aria che le polveri inquinanti possano avere maggiori difficoltà a disperdersi».

Quando andrà via questa cappa di sabbia e calore? È possibile prevederlo?
«Dipende dai venti ad alta quota anche se le cose stanno migliorando. Purtroppo già a partire dal fine settimana ci troveremo in simili condizioni con una nuova ondata di caldo e gli stessi venti che spireranno dall'Africa. Si può prevedere che per la metà della prossima settimana la situazione possa cambiare, ma le previsioni nel lungo periodo non sempre sono attendibili. Potrebbero arrivare anche delle piogge, speriamo non abbondanti perché sono molto pericolose dopo un periodo di siccità e aridità dei terreni».

C'entra il cambiamento climatico con quanto stiamo vedendo?
«Non si può mettere in relazione un singolo evento con analisi che andrebbero fatte almeno partendo da 30 anni fa. Di certo questo tipo di condizioni estreme si verificano sempre più spesso, con caldi sempre più intensi e più duraturi».

Con il lockdown sembrava che l'aria e il mare fossero più puliti. È bastato così poco per tornare al punto di partenza?
«Il lockdown ha inciso molto sulla qualità dell'acqua, molto poco sull'aria dove in alcune città, anzi, i picchi di inquinamento erano anche più alti. Questo dimostra che il traffico veicolare non incide moltissimo, ma molto di più fanno gli impianti di riscaldamento e altri fattori. Purtroppo non basterà qualche mese per risolvere il problema dell'inquinamento».

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