Napoli, l'ospedale San Paolo va in tilt: «Non abbiamo più posti letto»

Napoli, l'ospedale San Paolo va in tilt: «Non abbiamo più posti letto»
di Ettore Mautone
Giovedì 5 Aprile 2018, 10:24
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Nell'affollamento generale degli ospedali della Asl Napoli 1, il primato delle barelle tocca oggi all'ospedale San Paolo. A distanza di due settimane dall'allerta scattato per la saturazione degli 8 posti letto della rianimazione sono ora il Pronto soccorso e la Medicina di urgenza a dare forfait. Ieri mattina dal presidio di Fuorigrotta è partito un dispaccio per la centrale operativa del 118 che segnala la totale assenza di posti letto in Medicina generale (8 barelle nei corridoi), la saturazione della Medicina d'urgenza (5 barelle) e il tutto esaurito in Neurologia (3 barelle). «Gli operatori si legge nella nota in numero chiaramente ridotto per assicurare un'adeguata assistenza per una così numerosa utenza, si dichiarano non responsabili del disservizio». Nella nota si chiede che il 118 eviti il trasporto di pazienti al presidio preferendo altre strutture della Asl che «sebbene non dotate di pronto soccorsosono ormai fornite di personale ed attrezzature adeguate». Un chiaro riferimento all'ospedale del mare che ha intanto accolto anche l'Utic (terapia intensiva coronarica) e l'emodinamica del Loreto Mare. Per il San Paolo, ancora sprovvisto di una Cardiologia (che dovrebbe arrivare dall'Ascalesi, ma non si sa quando), abituato a lavorare in sinergia con il presidio di via Vespucci i percorsi di cura si complicano. Almeno fino a quando l'ospedale del mare non entrerà definitivamente in funzione. In ogni caso i trasferimenti da un capo all'altro della città restano poco agevoli per operatori e pazienti. Il San Paolo resta però la prima frontiera assistenziale di una popolosa zona della città, ad alto tasso di anziani, che serve quattro municipalità (Pianura, Soccavo con il Rione Traiano, Bagnoli e Fuorigrotta) per quasi 400 mila abitanti. Il San paolo 20 o 30 anni fa era un vero e proprio gioiello della sanità partenopea, uno dei pronto soccorso meglio organizzati, diventato fucina di talenti dell'emergenza grazie all'impronta segnata da Fernando Schiraldi, caposcuola del pronto soccorso in Campania. Quando inizia il declino del San Paolo? E perché in questo ospedale - nel passato recente assurto agli onori delle cronache solo per l'invasione di formiche nel letto di una paziente non sono stati fatti investimenti in personale, tecnologie e adeguamenti strutturali?
 
«L'ospedale nasce nel 1973 con 260 posti letto ricorda Schiraldi, oggi past president della Simeu ( Società scientifica italiana di Medicina di emergenza-urgenza) - ero giovanissimo, fresco di laurea ma ebbi la fortuna di imbattermi in un primario illuminato, Paolo Rossano, docente universitario, (oggi ultranovantenne ndr), aperto alle innovazioni e ai giovani». Nel 1974 al San Paolo si pensa a un reparto di Medicina di urgenza che vede la luce tre anni dopo, nel 1977. «Avevo 27 anni ed ero già specialista Nefrologia ricorda Schiraldi - stavo completando la seconda specializzazione in Medicina interna che conclusi ai 30 anni. Poi sono arrivate le formazioni in Cardiologia e Anestesia e rianimazione. Nel 1977 aprimmo la Medicina di urgenza con poco organico. Convinsi Rossano che la cosa più utile, che avevo già visto fare all'estero, fosse che i medici internisti ruotassero tra reparto e pronto soccorso. Ciò consente di evitare il burn-out e di professionalizzare i medici su malati gravi. Così facendo si sono formati schiere di internisti e cardiologi. All'epoca era un'idea rivoluzionaria che si è affermata a livello internazionale ma verso la quale restano molte resistenze sindacali. Eppure a quel tempo diventammo una scuola universitaria di medicina di Urgenza, con convenzioni per 5 scuole di specializzazione, compresa la Cardiologia del professore Carlo Calabrò. Un modello organizzativo vincente. Grazie a quell'idea conclude Schiraldi avevamo una bassa mortalità e degenze molto brevi con tempi oggi sconosciuti anche in grandi ospedali. Ogni mio allievo sapeva, e sa, che di fronte a un ictus deve fare tre cose subito ma fatte bene, così per un'aritmia. Ma in altri ospedali il modello San paolo fatica a farsi strada per resistenze, molti camici bianchi fuggono dai pronto soccorso perché non vogliono responsabilità e rischi. Percorsi che prevedevano due punti chiave: l'organico ruota tra reparto di Medicina, Medicina d'urgenza e Pronto soccorso e il personale del 118 non va soltanto in ambulanza ma anche nelle corsie. Un'organizzazione che ha permesso a cinque dei miei allievi di diventare primari».

Schiraldi parla di Enrico Mirante primario a Roma, di Giovanna Guiotto vincitrice di concorso a Benevento, di Fiorella Paladino da tempo al Cardarelli, di Fabio Numis approdato prima all'ospedale del mare e poi per concorso a Pozzuoli e infine Mario Guarino che «un tempo era sulle ambulanze e ora è primario nel nascente pronto soccorso del Cto». Una tradizione e un modello oggi ereditati da Enrico Ruggiero che dirige la Medicina d'Urgenza e da Lucia Morelli da circa un anno a capo dell'Osservazione breve del San Paolo.

Oggi il San Paolo è un ospedale né carne né pesce, come molti presidi della Asl Napoli 1. Ridotto a 150 posti letto può contare su un reparto di Neurologia, la Medicina interna e di urgenza, l'Ortopedia, il Nido con Ginecologia e la Pediatria (che fa anche l'urgenza), poi la Chirurgia, un ottimo laboratorio e la Radiologia. Non c'è invece la Cardiologia né è programmata l'emodinamica perché struttura periferica nella rete infarto. Eppure di pazienti infartuati al san Paolo ne arrivano a decine. Manca la dialisi. Così sul fronte delle tecnologie: c'è la Tac (c'è sempre stata) non la Risonanza. Per ora le uniche buone notizie riguardano l'arrivo, con contratti a tempo indeterminato, di tre nuovi anestesisti provenienti dalla graduatoria del concorso espletato dal policlinico Federico II. Come promesso dal manager della Asl Mario Forlenza da ieri i tre camici bianchi sono pienamente al lavoro. Ciò ha consentito la immediata ripresa delle attività chirurgiche ordinarie sospese da un mese.
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