Napoli, la protesta degli ex Lsu della scuola davanti al provveditorato

Napoli, i lavoratori ex Lsu del decoro scolastico
Napoli, i lavoratori ex Lsu del decoro scolastico
di Eduardo Improta
Mercoledì 13 Giugno 2018, 19:13
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Dopo la sospensione delle relazioni sindacali tra le segreterie regionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti Uil e il consorzio Manital sono state avviate le procedure di raffreddamento. La notizia è stata diramata con una nota delle organizzazioni sindacali di categoria.

La rottura della trattativa si è consumata ieri sera, subito dopo l’insediamento del tavolo relazionale, quando il consorzio Manital ha comunicato che persistono ancora difficoltà nel pagamento del salario, fatto gravissimo anche in considerazione dell’imminente pagamento della quattordicesima mensilità per il mese di luglio. «Non esistono più le condizioni per continuare – prosegue la nota del sindacato – è da subito proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori addetti alle pulizie scolastiche di Napoli e Salerno».
 


La vertenza sta assumendo risvolti sociali non più sostenibili. Sono circa 4.000 i lavoratori ex Lsu impegnati nei lavori di pulizia e decoro degli istituti scolastici che hanno incrociato le braccia  per sollecitare una possibile soluzione alla platea delle lavoratrici e dei lavoratori che sono prevalentemente donne e uomini del Mezzogiorno con famiglie monoreddito.

Questa mattina i lavoratori si sono dati appuntamento sotto la sede del consorzio Manital e hanno marciato fino alla sede del Miur regionale dove hanno iniziato in sit in di protesta. Ai tanti lavoratori che stanno partecipando al presidio un brutto ricordo e tanta indignazione attraversa la loro mente: durante una manifestazione, nel mese di febbraio dello scorso anno, il loro collega Raffaele Vettorino di anni 62, dopo un malore durante una corsa nel tentativo di fermare il pirata della strada che con una BMW aveva forzato il posto di blocco investendo i suoi compagni di lavoro, tra cui suo cugino, è poi tragicamente deceduto. «Non si può morire -  dice una lavoratrice per il lavoro».

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