La scuola di Napoli volta pagina: «Senza vaccinazioni due miei allievi a casa»

La scuola di Napoli volta pagina: «Senza vaccinazioni due miei allievi a casa»
Lunedì 11 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:51
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L'INTERVISTA
Daniela De Crescenzo

«Oggi due bambini della scuola dell'infanzia non potranno entrare in classe perché non sono in regola con la norma sulle vaccinazioni. Una scelta dolorosa ma doverosa. Nella mia scuola facciamo di tutto per trattenere i bambini in classe e invece questa volta siamo costretti a mandarli a casa»: Rossella De Feo è la dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Bonghi del rione Luzzatti, quello dell'Amica Geniale. Da anni nell'istituto, frequentato anche da un gran numero di immigrati, si mettono in campo mille iniziative per combattere la dispersione e legare gli studenti alla scuola, a partire dall'organizzazione di un'orchestra che si è aggiudicata più volte il premio Teatro San Carlo.
Da oggi, infatti, si entra a scuola soltanto con il certificato di vaccinazione. È quanto prevede la legge Lorenzin approvata nel luglio 2017 e attualmente in vigore, che i presidi sono fermamente decisi a rispettare. La legge prevede l'obbligo della vaccinazione per le iscrizioni all'asilo nido e alla scuola materna e, con modalità diverse, riguarda anche le scuole elementari, scuole medie e i primi due anni delle superiori, fino ai 16 anni. Di conseguenza i bambini da zero a sei anni non in regola con le vaccinazioni non possono accedere agli asili nido e alle scuole dell'infanzia; bambini e ragazzi nella fascia d'età da 6 a 16 anni potranno entrare a scuola. In entrambi i casi, se i genitori rifiuteranno ripetutamente di far vaccinare i figli dopo colloqui e solleciti da parte delle Asl, incorreranno nelle sanzioni pecuniarie previste dalla legge.
Chi può essere esonerato dalle vaccinazioni?
«Nessuno che non abbia dei specifici motivi medico sanitari».
Fino a oggi potevano entrare in classe anche i non vaccinati. Cosa prevedeva la norma?
«Che i genitori esibissero la prenotazione alla Asl o facessero l'autocertificazione delle vaccinazioni eseguite in attesa di presentare il certificato entro il dieci marzo».
I genitori di due bambini esclusi hanno presentato il certificato?
«No. Uno è un nuovo iscritto i cui genitori hanno dichiarato di aver assolto l'obbligo, ma non hanno portato la certificazione. Un altro non è vaccinato, la mamma ha detto di aver prenotato l'appuntamento alla Asl, ma non ha portato alcuna documentazione».
Non ci sono genitori che hanno rifiutato esplicitamente di vaccinare i figli?
«Alla Bonghi no, chi era contrario ha cercato di prendere tempo nella speranza di un decreto che modificasse la legge esistente».
Perché ci sono tanti padri e madri contrari alla vaccinazione?
«Perché esiste ancora il timore, specialmente per chi ha avuto casi di autismo in famiglia, che i vaccini possano far sviluppare la malattia. Nel mio istituto è capitato più di un caso di genitori ostili».
E che fine hanno fatto i bambini, possono frequentare?
«Non lo so, per altri motivi hanno cambiato scuola. In ogni caso alle elementari, contrariamente a quello che accade per l'asilo, gli alunni restano in classe, visto che si tratta di scuola dell'obbligo, ma i genitori devono pagare la multa. Non è ancora chiaro come si debba intervenire in questi casi. I dirigenti d'istituto si limitano a passare i nominativi alla Asl. È un problema perché bisogna garantire il diritto allo studio sia ai non vaccinati che agli immunodepressi».
Che succederà ai due bambini esclusi dall'asilo?
«Per il momento resteranno a casa. Ma si tratta di una sospensione momentanea in attesa che i genitori provvedano a farli vaccinare, come è d'obbligo. Basta anche che presentino la prenotazione alla Asl. Spero che si convincano a farlo subito».
Come hanno reagito i genitori?
«Sono stati convocati a scuola, ma non sono stati sorpresi. Una mamma in particolare già sapeva che sarebbe andata a finire così. Ha fatto una scelta consapevole».
E il bambino?
«Certamente non affronterà una situazione piacevole, si chiederà perché non può più entrare in classe, dove ormai ha tutti i suoi amici, ma non avevo altra possibilità. In questi casi ci troviamo ad escludere dei bambini e questo è l'esatto contrario di quello che facciamo quotidianamente. La scuola deve accogliere e includere tutti. Ma deve anche tutelare tutti, e in questo caso bisogna garantire gli immunodepressi che altrimenti non potrebbero frequentare»..
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