Transgender, Davide operato a 18 anni: «Sono nato ora, quella ragazza non ero io»

Transgender, Davide operato a 18 anni: «Sono nato ora, quella ragazza non ero io»
di Francesca Mari
Martedì 16 Novembre 2021, 11:13 - Ultimo agg. 17 Novembre, 08:21
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«Io non sono transgender, sono sempre stato un maschio incastrato in un corpo da femmina. E l'ho sempre saputo vivendo un dramma indicibile, volevo morire. Sono venuto al mondo solo adesso». Davide (nome di fantasia) ha 19 anni, ed è finalmente libero di sentirsi se stesso. A settembre è stato operato a Napoli dal chirurgo plastico di Torre del Greco Dario D'Angelo, che lo ha sottoposto a un lungo intervento insieme al collega chirurgo Adolfo Renzi. L'intervento di asportazione delle mammelle e dell'utero, portato a termine nella clinica Villa del Pino, è stato il primo, decisivo passo verso la totale transizione che si completerà con la ricostruzione dei genitali. Davide si chiamava Anna, e il suo è uno dei rari casi di transizione ottenuta in età giovanissima, di fatto appena raggiunta la maggiore età. Un traguardo raggiunto grazie alla famiglia, in particolare alla mamma Sabrina che non ha perso tempo nel cercare risposte al suo pressante bisogno.

Fin da piccolissima Anna evidenziava atteggiamenti maschili, rifiutava giocattoli e vestiti da femminuccia e non faceva altro che piangere guardandosi allo specchio. A 15 anni la madre, recependo il suo malessere, ha deciso di farle cominciare un percorso medico-legale. Restandole sempre accanto. Così si è scoperto che l'adolescente viveva la condizione di disforia di genere, cioè una completa disarmonia tra gli aspetti biologici e l'identità di genere, con la consapevolezza di appartenere al genere opposto e di essere imprigionato in un corpo che non lo rappresentava. «Io ho sempre saputo che lei fosse lui - racconta commossa mamma Sabrina - ed è stato un fardello pesante per noi vederlo soffrire. Per una madre vedere soffrire un figlio è devastante. Rifiutava le bambole, voleva giocare con Spiderman e le macchinine; voleva portare i capelli corti. Poi nel giorno della Prima Comunione la rivelazione: ho dovuto togliergli il vestito da sposina perché è scoppiato in un pianto disperato e mi ha detto tutto. Gli ho cambiato il vestito, l'ho tenuto sul mio grembo e da lì ho capito che avrei dovuto fare qualcosa». Ma a 12 anni Davide era ancora troppo piccolo, così si è deciso di aspettare, anche se la sua vita era già impossibile. «A scuola è stato tremendo - prosegue Sabrina - lo prendevano in giro per la sua voce maschile e lo bullizzavano. Al primo anno delle superiori ho dovuto ritirarlo dalla scuola e ogni giorno dovevo convincerlo a trovare una ragione per vivere.

Non aveva interessi, voleva solo morire, così mi diceva». «Mi sentivo mutilato, castrato - incalza Davide - travestito da femmina, mi sentivo un pagliaccio. Ero costretto ad andare nei bagni delle femmine come un animale senza dignità. Rivolevo il mio diritto di esistere». 

Così quando Anna compie 15 anni la madre, dopo alcune ricerche online, la accompagna al Saifip, il Servizio di Adeguamento tra identità fisica e identità psichica, attivo a Chieti, la sua città. «Qui comincia un percorso lungo - spiega Sabrina - fatto di sofferenza, battaglie legali e incomprensioni. Soltanto quando Davide compie 17 anni riusciamo ad avere il consenso dal Tribunale di Chieti e il cambio di generalità, ma continuiamo a trovare difficoltà per ciò che riguarda l'intervento. Siamo stati a Bologna e a Firenze ma, nonostante l'ok del giudice e tantissimi soldi spesi, non ci garantiscono un risultato accettabile e un intervento in sicurezza. Per fortuna, a marzo scorso, mi sono imbattuta sul web nel nome del dottor D'Angelo e gli ho scritto una mail. Mi ha risposto subito, ci siamo incontrati e abbiamo programmato l'intervento per settembre. È stato davvero il nostro angelo, ci ha seguito e continua a seguirci come un padre di famiglia». 

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«Appena ho visto Davide - spiega il chirurgo - mi sono reso conto della sua sofferenza per il grande conflitto che provava tra la sua identità psichica e quella biologica. Così ho organizzato l'intervento di asportazione delle mammelle in sicurezza, coadiuvato da un collega per l'asportazione dell'utero, intervento quest'ultimo che ha richiesto un permesso dal Tribunale poiché la legge prevede l'isterectomia solo a causa di gravi patologie. L'intervento di asportazione delle mammelle ha previsto la ricostruzione delle aureole attraverso un trapianto: sono state trapiantate e trasportate nella nuova posizione. Ho eseguito vari interventi di questo tipo - continua D'Angelo - ma questo mi ha colpito non solo per la drammaticità della storia ma soprattutto per la grande determinazione di Davide e della famiglia. Penso a quanti nella sua condizione non hanno il supporto giusto. Sono felice per la sua rinascita».

«Io non sono rinato - precisa Davide - io sono nato ora. E finalmente potrò pensare al mio futuro, prima non esisteva». Davide ha ripreso gli studi serali di Ragioneria, ama le lettere e l'informatica e vorrebbe fare lo scrittore. Pubblicherà presto il suo libro «Il diritto di esistere» in cui racconta tutta la sua storia.

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