Il costone di Procida si sbriciola, l'allarme dei geologi: «Il rischio è continuo»

Il costone di Procida si sbriciola, l'allarme dei geologi: «Il rischio è continuo»
di Chiara Graziani
Lunedì 27 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 14:32
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La spiaggetta della frana è sotto sequestro. E la prima relazione dei carabinieri di Procida e Ischia alla procura - in partenza in queste ore - servirà a stabilire gli accertamenti necessari sul tratto di spiaggia della Chiaia dove tra l'altro ieri e ieri all'alba si sono abbattute due frane nel giro di una decina d'ore. Un tratto di costa procidana considerato sicuro, anche secondo la carta delle coste isolane allegata all'ordinanza per la sicurezza in mare che è stata aggiornata per l'ultima volta nel 2016 e che, come ha richiesto il comandante circomare di Procida tenente Paola Scaramozzino, dovrà ora essere rivista e rivalutata nei suoi confini. L'immagine di quel fronte di pietrisco largo dieci metri che si sbriciola a mare sfiorando i bagnanti dell'ora di pranzo e la replica minore dell'alba di ieri, per un totale di una trentina di metri cubi di sassi piovuti dal costone, va presa per quel che è. Un avvertimento. Un segnale del territorio. Una richiesta di intervento e prevenzione e, quindi, di spesa. Tanta spesa in tempi in cui l'isola deve battersi anche per mantenere un presidio ospedaliero.
 
In queste ore i carabinieri che indagano e gli scienziati che si interrogano sulle cause devono ricostruire, per motivi diversi, la catena che ha portato ad un evento solo per un caso senza vittime. Due cose emergono. La situazione dei costoni vulcanici procidani è troppo naturalmente variegata, mutevole, in equilibrio fragile e discontinuo per pensare che le sole casse comunali possano farci qualche cosa. Il tratto franato era ufficialmente sicuro ma è in continuità con altre fasce di costa proibite alla balneazione (divieto peraltro tranquillamente eluso dalle persone). Inoltre, ed in questo Procida è un'eccezione virtuosa, lo strumento base di prevenzione c'è ed è stato usato(come dimostra l'ordinanza per la sicurezza in mare): la mappa aggiornata delle fragilità del territorio isolano. La metà del territorio nazionale, al contrario, ha una cartografia geologica ufficiale più antica di due guerre mondiali e dell'avvento dei satelliti - mappe di un pianeta che non esiste più: Procida, invece, quella carta aggiornata ce l'ha, prodotta dal servizio geografico nazionale e stampata a cura della regione Campania nel 2012.

Nel lontano 1987 era partito, con una legge dello stato, il progetto Carg. Obiettivo, la foto attuale e ricavata con strumenti tecnologici d'avanguardia del territorio italiano. Dal 2012, però, i soldi lo stato non li trova più. Il progetto, dunque, è fermo a metà, e quella metà invecchia alla velocità della luce. In compenso ogni volta che si contano morti si piange perchè la prevenzione non vuol piovere dal cielo. Il professor Sandro Conticelli presidente della società geologica italiana che si batte perchè tutta la sismica Italia abbia quel che la vulcanica Procida - nel suo piccolo - ha già ripete al Mattino, quel che ha ribadito in occasione di tragedie recenti: «Non si fa prevenzione senza una carta aggiornata dei rischi geologici. Prima conoscere, poi intervenire dove è urgente. Oppure rassegnarsi ad esiti fatali di eventi che potrebbero essere gestiti o prevenuti».

Se opponi al professore l'argomento dei soldi da trovare, reagisce: «Sa quanto ci sono costati i terremoti dal 68 ad oggi? 121miliardi e 608 milioni, 53 dei quali solo per l'Irpinia. Certo che prevenire costa. Miliardi e miliardi. Ma comunque, chiariamoci, li spenderemo. Nel pianto o nel riso - sta a noi scegliere. Meglio spenderli per la vita, creando anche buona economia, che farseli succhiare dalle emergenze». Procida, spiega il professore, avrebbe bisogno della fase due: «Monitoraggio costante ed investimenti. Ovvio che il Comune non può essere lasciato solo in questo».

Lo spiega anche il professor Vincenzo Morra, del dipartimento di scienze della terra della Federico II, altro membro della società geologica italiana. Qualche giorno fa era al largo della costa franata a fare riprese. «La fragilità dell'isola - spiega - è nota». Fragilità che è fatta dalla sua natura e dal peso della presenza dell'uomo. «Stavolta direi che non è questione di mancanza di lungimiranza ma di semplice mancanza di finanziamenti. Procida è esasperatamente fragile, come le isole vulcaniche, è la sua natura. Le condizioni di pericolo potenziale in quel tratto c'erano perchè c'è continuità con altre zone interdette, sono equilibri delicati». L'idea di Morra, e di parte della comunità scientifica, sarebbe quella di un «modello Vesuvio». Un osservatorio geologico. Fatto di geologi, fisici, architetti, progettatori che sorveglino ora per ora il territorio. Perchè non faccia del male all'uomo che lo tratta con imprudenza.
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