Una villa romana spunta dagli scavi per il parcheggio a Castellammare

Una villa romana spunta dagli scavi per il parcheggio a Castellammare
di Maria Elefante
Sabato 2 Marzo 2019, 12:00
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Un muro in tufo alto 40 centimetri costruito con la tecnica dell'Opus reticulatum in buono stato. Resti di un'antica Stabia che già si conoscevano a fine 800 grazie allo studioso Giuseppe Cosenza e che oggi sono tornati alla luce con un saggio archeologico a piazza Unità d'Italia. Lo scavo era stato commissionato dall'Eav per escludere la presenza di reperti archeologici in zona e costruire un parcheggio interrato a pochi metri dalla stazione principale della Circum. Ma l'esito positivo ha bloccato il progetto lasciando esplodere quella che è la storia e la cultura dell'antica Stabiae. Forse una coincidenza, ma la scoperta avviene in un momento in cui le istituzioni hanno intensificato la lotta all'abusivismo, che a lungo ha impedito all'antica Stabia di riemergere.
 
I lavori per il saggio archeologico sono cominciati il 13 febbraio. Pochi giorni dopo, un metro sotto il livello della strada, i primi ritrovamenti. Un falso allarme: erano, a quanto pare, le fondamenta di un palazzo del' 600. L'obiettivo dei saggi archeologici però è quello di arrivare ad una profondità tale da assicurarsi che non ci siano più impedimenti per la realizzazione del progetto. Arrivati a tre metri di profondità però gli operai della ditta commissionata dall'Eav, insieme all'archeologo che guida lo scavo (sempre per conto di chi vuole realizzare l'opera) hanno notato quel piccolo particolare. Togliendo delicatamente il terriccio, il muro è riaffiorato. A confermare la scoperta la Soprintendenza di Napoli. Gli archeologi dell'Ente - che si occupa di autorizzare e controllare i saggi che precedono lavori pubblici - hanno già effettuato un primo sopralluogo nella zona. Si indaga, quindi, non solo continuando a togliere terreno per raggiungere il piano di calpestio di epoca romana ma con l'aiuto di cartografie e di scritti.

A quanto pare la zona era ben descritta nel saggio del 1890 Stabia-Memorie storiche e archeologiche dell'archeologo stabiese Giuseppe Cosenza che sottolineava la presenza di rovine romane in tutta l'area indicando anche i nomi delle strade. Non si esclude dunque che l'opera venuta alla luce appartenga a una domus romana o addirittura a un complesso termale. L'indagine però è solo all'inizio. Quel muretto che ora spunta dal terreno per appena 40 centimetri disegnerebbe degli ambienti ma al momento lo scavo è profondo solo tre metri e mezzo. Per poterne sapere di più bisognerà attendere i prossimi giorni quando gli operai raggiungeranno quella che è la base del muro reticolato. Toccherà sempre agli archeologi della Soprintendenza stabilire l'epoca a cui risale il muro. Di certo l'opus reticulatum è stato utilizzato alla fine del primo secolo avanti Cristo, per tutto il primo e all'inizio del secondo secolo dopo Cristo. Secondo gli archeologi il muro potrebbe risalire a prima o dopo l'eruzione del Vesuvio e quindi coincidere con l'epoca delle ville San Marco e Arianna. Chissà se l'opera cadeva sulla via Nucera-Stabia, oggetto di un recente ritrovamento a Sant'Antonio Abate. Il cantiere che delimita il tratto della strada romana sarà aperto al pubblico e con la collaborazione dei tecnici i cittadini potranno conoscerne la storia e capire l'andamento dei lavori. Appuntamento per l'archeologia in diretta domani alle 10 presso il portico a ridosso della chiesa in piazza Don Mosè Mascolo.
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