Napoli, gli abusi del padre
sui tre figli: scatta
la prescrizione

Napoli, gli abusi del padre sui tre figli: scatta la prescrizione
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 08:23 - Ultimo agg. 13:14
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Nessuno saprà cosa avvenne veramente in quella casa al Vomero. Nessuno saprà mai fino a che punto si è spinto l'animo umano - tra presunti protagonisti, complici e spettatori - in un tranquillo condominio dell'alta borghesia cittadina. Oltre venti anni dopo l'apertura delle indagini, i giudici mettono la parola fine su una vicenda scabrosa, una di quelle storie che sollevarono un moto di indignazione nell'opinione pubblica cittadina. Pochi giorni fa, la quinta sezione della corte di appello di Napoli (presidente Rovida, relatrice Diani) ha dichiarato estinti i reati per prescrizione, al termine del processo su presunte violenze sessuali consumati nei confronti di tre fratellini. Una vicenda nata alla fine del secolo scorso da una inchiesta choc su un presunto giro di pedofilia e di satanismo che avrebbe visto responsabili - almeno nella fase iniziale - decine tra uomini e donne, tutti appartenenti allo stesso retroterra di relazioni e di conoscenze.

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LA SVOLTA
Fu come un pentolone, l'inchiesta poi approdata nel 2002 nella emissione di sei avvisi di chiusa inchiesta, che ha poi via via perso pezzi e consistenza probatoria nel corso degli anni. Nel corso del tempo e dei processi, sono cadute le accuse di satanismo, lasciando alla valutazione dei giudici una sola posizione: quella di un uomo, padre dei tre fratellini che sarebbero stati abusati. Ma dallo scorso 30 gennaio, anche il suo caso è destinato alla polvere degli archivi giudiziari, al nulla di fatto dei processi estinti, quelli che - per usare una metafora cara al presidente di corte di appello De Carolis - assomigliano ai treni partiti e mai finiti a destinazione.

Ma in cosa consiste il verdetto della quinta appello? Doverosa una premessa: in questo caso i giudici napoletani sono intervenuti dopo l'ennesimo rinvio dalla corte di Cassazione, che chiedeva una valutazione sulla credibilità delle testimonianza e l'entità delle lesioni, pur avendo già considerato il reato più grave - quello di violenza sessuale - ormai da tempo prescritto. Pochi giorni fa, i giudici napoletani avrebbero potuto assolvere nel merito l'imputato, qualora fosse emersa in questi mesi la sua non colpevolezza, ma si sono invece riportati al decorso dei termini di prescrizione. Spiega l'avvocato Alfonso Maria Avitabile, costituito parte civile per conto della ex moglie dell'imputato e madre delle parti offese: «Sono confermate le violenze sessuali nei confronti di tutti i propri figli e le lesioni personali, in questo caso ad eccezione di uno solo delle parti offese. Confermate anche le statuizioni civili, con una condanna provvisionale complessiva di 50.000 euro per risarcimento danni». Diversa la posizione dell'imputato: difeso dal penalista Ciro De Simone, l'unico imputato ha sempre respinto le accuse, sostenendo la propria innocenza dal primo all'ultimo capitolo di questa storia.

LA DIFESA
Ma qual è lo stato d'animo, a distanza di tanti anni, dopo l'avvenuta dichiarazione di prescrizione per una vicenda tanto grave? «Non ci rammarichiamo per l'intervenuta prescrizione, istituto di grande civiltà giuridica, ma solo per l'eccessiva durata del procedimento, c'è comunque la consapevolezza che questa sentenza abbia definitivamente inchiodato alle proprie responsabilità l'autore di delitti così gravi», ha spiegato il legale. Perché tanto tempo? Possibile che una vicenda tanto complessa e grave, per la portata di accuse tanto infamanti, si sia trascinata nel silenzio generale per oltre due decenni? Battaglia legale a colpi di perizie, analisi delle testimonianze assistite offerte dalle parti offese, qualche cambio di collegio di troppo tra primo e secondo grado e continui rimpalli del fascicolo dalla Cassazione ai giudici di corte di appello sono la storia di questo processo. Come al gioco dell'oca, in uno stop and go che ha frustrato ogni speranza di vedere accettate le ipotesi di accusa sostenute dalla Procura di Napoli. In un primo momento - siamo ancora all'inizio del decennio scorso - c'era una convinzione choc: un gruppo di adulti avrebbe portato alcuni minori in una misteriosa casa del Vomero dove sarebbero stati consumati abusi.

Ipotesi che avrebbero riguardato più minori, ma che si sono via via ridimensionate. Nessun riscontro sotto il profilo dell'accertamento probatorio in aula di corredi satanici e riti di iniziazione a sfondo pedopornografico. Sono rimaste in piedi, a carico di un solo imputato, solo le accuse di violenza, ma su tutti gli episodi affrontati si è via via abbattuta la mannaia della prescrizione. Fine della storia, fine del processo, resta in piedi la possibilità di definire il risarcimento del danno, mentre anche le presunte vittime di abusi hanno una sola esigenza: quella di guardare avanti e di relegare all'oblio una brutta pagina di cronaca, rimasta a metà strada tra cronaca giudiziaria e leggenda nera per la buona borghesia cittadina.

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