Appalti pubblici milionari, imprese, politica e camorra. L'allarme è del prefetto di Napoli, Marco Valentini, che ha emanato un'interdittiva antimafia ai danni di un'azienda gestita da una famiglia di imprenditori edili acerrani con un passato nella politica locale. Secondo il prefetto l'azienda ha rapporti con i clan, per cui si è reso necessario il provvedimento che l'ha estromessa da qualsiasi legame con la pubblica amministrazione. È la prima volta dopo decenni che ad Acerra non emergevano intrecci del genere a causa dell'azione esercitata dai controlli dello Stato.
Intanto in città è il caos. L'interdittiva antimafia ha automaticamente fatto bloccare i lavori, commissionati dal Comune e assegnati dal Provveditorato alle Opere Pubbliche, di un intero pezzo di Acerra, un cantiere aperto nel settembre dello scorso anno, al corso Italia e sul quale però non risulta esposto nessun cartello di riferimento, che è un obbligo di legge. Il cantiere è lungo più di un chilometro. Lo si può distinguere facilmente perché i suoi ampi e lunghissimi recinti di metallo ingabbiano interi pezzi di strada e marciapiedi, resi polverosi da ampie aree di scavo a cielo aperto.
Il titolare di fatto è un ex consigliere comunale di Acerra, a sua volta fratello di un altro imprenditore edile molto attivo nella politica locale perché è stato candidato nelle due ultime tornate elettorali per le comunali del 2012 e del 2017 e anche perché si è rivelato un dichiarato sostenitore di una candidata alle elezioni regionali. Il figlio dell'ex consigliere comunale figurava invece fino tempi recenti come legale rappresentante della ditta interdetta. Contesti ambientali complessi per una vicenda intricata e di non facile soluzione. Poco prima che fosse emanata l'interdittiva il Comune di Acerra aveva già liquidato due somme di danaro, di 200mila e 300mila euro, al consorzio di imprese che stava lavorando alla riqualificazione del corso Italia e di cui fa appunto parte la ditta interdetta. Soldi erogati per due stati di avanzamento dei lavori. Ma c'è un altro elemento che complica tutto. La stessa ditta interdetta, che però in questo caso risulta con sede a Caserta, ha vinto l'appalto di 3 milioni di euro per il completamento della piscina comunale, il cui cantiere aveva già subito per altri motivi un lunghissimo stop.