Alessandro, il primo neonato nella ruota 2.0: è stato abbandonato da un'amica della mamma

Alessandro, il primo neonato nella ruota 2.0: è stato abbandonato da un'amica della mamma
di Ettore Mautone
Venerdì 11 Agosto 2017, 10:35
4 Minuti di Lettura
La «culla per la vita» una versione moderna e tecnologica della storica Ruota degli esposti dell'Annunziata, installata nel 2008 all'ingresso di via De Amicis del Policlinico di Napoli Federico II era sempre rimasta chiusa. La piccola saracinesca è invece improvvisamente entrata in funzione alle 12,45 di martedì scorso quando qualcuno ha pigiato sul pulsante che ne innesca l'apertura depositando nella retrostante culletta Alessandro, un bellissimo bambino di circa 3 settimane di età. A scoprire che questo fosse il nome del piccolo è stata l'equipe medica della terapia intensiva neonatale (Tin), del Policlinico collinare che, a bordo di un'autoambulanza interna, ha immediatamente raggiunto la struttura entrata in allarme. «Durante la mia carriera pensavo di averne viste tante avverte il primario del reparto Francesco Raimondi - invece mi sono emozionato a vedere una giovane donna di circa 25 o 30 anni dai caratteri somatici e dall'accento tipicamente dell'est che, sfidando l'anonimato, ha aspettato di vedere l'arrivo di qualcuno in camice bianco prima di congedarsi spiegando sommariamente il motivo dell'abbandono del piccolo». 

La sconosciuta ha raccontato di essere un'amica della vera mamma di Alessandro. Una donna, quest'ultima, disperata e dalle precarie condizioni economiche che, dopo la nascita, avrebbe affidato il bambino all'amica e si sarebbe dileguata facendosi sentire solo per telefono, suggerendo poi all'amica di affidare il figlio a una parrocchia. Da qui la decisione di ricorrere alla «culla per la vita», servizio di cui evidentemente la donna conosceva bene l'esistenza. 

«Considero il comportamento di questa donna toccante aggiunge Raimondi perché un conto è lasciare un bambino in anonimato e andare via un altro verificare che sia in buone mani, raccontare, sebbene per sommi capi, la storia dell'abbandono e poi distaccarsi da quella piccola creatura appena nata. Un bambino peraltro bellissimo e già coccolato da tutto il personale del reparto. Come da prassi abbiamo avvisato il Tribunale dei minori che ha attinto le prime informazioni e a cui spetterà istruire le procedure di adottabilità». 

La culletta della vita del Policlinico Federico II ha aperto i battenti nel 2008. È dotata di un bottone che consente di accedere a una culla termica sotto sorveglianza di una telecamera h 24. «In questi anni gli unici alert che abbiamo raccolto sono stati i soliti scherzi di gente incivile racconta Raimondi - mentre questa volta è scattato un allarme vero che ci ha emozionati tutti». Nessuno sa se quella donna dai capelli biondi e dagli occhi chiari sia la mamma del piccolo Alessandro né se la storia che ha raccontato corrisponda alla realtà. Lo stesso vale per il nome e cognome della presunta mamma del piccolo, indicati ai sanitari quasi come un racconto romanzato. Del resto i camici bianchi accorsi all'uscita sud del policlinico non hanno insistito più di tanto per avere altre informazioni considerando che il servizio è teso proprio a salvaguardare l'anonimato di chi lascia un bambino in quanto non può tenerlo. «Ci ha detto che la mamma lo aveva chiamato Alessandro - conclude il primario della Tin - e con questo nome abbiamo continuato a coccolarlo e vezzeggiarlo. I primi esami sanitari sono tutti regolari. Alessandro pesa 3,7 kili, è ben nutrito e sta benissimo».

In Italia malgrado una legislazione all'avanguardia e ripetute campagne di informazione, i casi di ritrovamento di neonati abbandonati per strada o nei cassonetti sono ancora abbastanza frequenti. Nel nostro Paese di impianti come quelli del Policlinico Federico II sono una cinquantina. In Campania due, il secondo è all'azienda ospedaliera Ruggi d'Aragona di Salerno.

L'installazione delle culle per la vita fa parte del progetto Ninna-ho, il primo su scala nazionale per dotare gli ospedali di una culla termica per i neonati abbandonati. Il progetto è stato sponsorizzato dalla KPMG Italia, advisor del Ministero dello Sviluppo economico con la collaborazione della Fondazione Francesca Rava. Chiaro l'obiettivo: ridurre eventi drammatici come l'infanticidio. In Italia sono una cinquantina le strutture simili a quelle istallate al Policlinico Federico II. In Campania sono due la seconda montata da un paio di anni all'azienda ospedaliera Ruggi di Salerno. Secondo il ministero delle Pari opportunità i casi di abbandono in Italia superano i 3000 l'anno ma le donne devono oggi non sono sole e non sono più giudicate per la scelta di abbandono del proprio bambino. La legge, in particolare , consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell'Ospedale dove è nato affinché sia assicurata l'assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell'atto di nascita del bambino viene scritto «nato da donna che non consente di essere nominata». La dichiarazione di nascita in questo caso è resa da un procuratore speciale, ovvero dal medico o dalla ostetrica che ha assistito al parto, rispettando l'eventuale volontà della madre di non essere nominata. I bambini lasciati nei nidi da «madre che non vuole essere nominata» sono circa 400 l'anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA