Antimafia, il Tar respinge i ricorsi:
chiusi negozi e attività di Polverino junior

Antimafia, il Tar respinge i ricorsi: chiusi negozi e attività di Polverino junior
di Ferdinando Bocchetti
Mercoledì 5 Maggio 2021, 09:51
3 Minuti di Lettura


Interdittive antimafia confermate anche in sede di giustizia amministrativa. Il Tar si è infatti pronunciato sui ricorsi di alcuni imprenditori dei comuni di Marano, Villaricca e Sant'Antimo, destinatari dei provvedimenti emessi nei mesi scorsi o in qualche caso anche oltre un anno fa. Sono stati bocciati (nel merito) i ricorsi presentati dai legali di Vincenzo Polverino, figlio del super boss Giuseppe, titolare di una macelleria e hamburgheria al corso Europa di Marano. I negozi furono chiusi oltre un anno fa, ma Polverino - in seguito finito anche nelle pagine di un'inchiesta giudiziaria che ha portato in carcere diversi esponenti del clan egemone tra Marano e Quarto - aveva tentato la strada dei ricorsi nelle competenti sedi amministrative.



Il Tar, che si era già pronunciato sulla richiesta di sospensione cautelare degli atti, aveva già dato ragione all'ufficio antimafia della prefettura diretto dalla dirigente Carmela Iovino e dal funzionario Salvatore Carli. Ora i giudici amministrativi, dopo un'ulteriore valutazione di merito, hanno confermato il provvedimento sottoscritto a suo tempo dal prefetto di Napoli Marco Valentini. Analogo discorso anche per la ditta Pecchinedda costruzioni, operante sempre nel comune di Marano e a capo di un supermarket ubicato nella zona collinare della città.
Nulla da fare anche per i titolari del ristorante Villa Borghese, gestito dalla società Donna Imma, riconducibile alla famiglia di Angelo Simeoli, meglio noto come «Bastone», imprenditore del mattone ritenuto contiguo al clan Polverino e attualmente agli arresti domiciliari. L'esito di questi ricorsi era atteso da molti mesi. I giudici del Tar si sono pronunciati, non concedendo la sospensiva, anche sui ricorsi presentati dai legali del bar Mya di Villaricca, notissimo locale ubicato sulla circumvallazione esterna, e della Edi P&P Sas di Angelo Puca. Le ultime due aziende erano state fermate, con provvedimento interdittivo, nei primi mesi dell'anno. La prefettura di Napoli, nel corso degli ultimi 18 mesi, ha emesso oltre 120 misure preventive antimafia, quasi tutte poi confermate anche in sede di giustizia amministrativa.

Video

Si tratta di provvedimenti utilizzati con sempre più frequenza dall'autorità territoriale di governo, che da tempo - soprattutto dall'avvento del prefetto Valentini - ha focalizzato la propria attenzione su aziende e imprenditori operanti nella provincia di Napoli. L'autorità prefettizia, mediante lo strumento della informativa antimafia, esprime in via preventiva un motivato giudizio concernente il possibile pericolo di infiltrazione mafiosa all'interno dell'impresa. Tale misura permette di interdire qualsivoglia rapporto con la pubblica amministrazione o l'ottenimento di qualsiasi sussidio, beneficio economico o sovvenzione. Nel corso degli ultimi mesi sono state fermate aziende riconducibili, direttamente o indirettamente, a soggetti ritenuti vicini ai clan dell'hinterland: Nuvoletta, Polverino, Cesarano, D'Alessandro, Puca, Verde, Moccia e Mallardo. Nella sola Marano sono state interdette oltre trenta aziende, tra cui una decina operanti nel mercato ortofrutticolo e diverse del settore onoranze funebri; una quindicina nel comune di Sant'Antimo, tra cui la Igea di proprietà della famiglia Cesaro, diverse nell'area stabiese (clan Cesarano e D'Alessandro) e un paio nel Giuglianese. I provvedimenti hanno retto quasi sempre anche alla luce dei ricorsi presentati dalle aziende raggiunte dai provvedimenti, eccezion fatta per la caffetteria Moulin Rouge di Marano, per la quale però (dopo alterni giudizi in sede di Tar) è stato proposto ricorso dinanzi al Consiglio di Stato.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA