Omicidio di Antonio Natale a Caivano, preso narcos del parco Verde: fu l'ultimo a vederlo vivo

Omicidio di Antonio Natale a Caivano, preso narcos del parco Verde: fu l'ultimo a vederlo vivo
di Marco Di Caterino
Mercoledì 17 Novembre 2021, 23:01 - Ultimo agg. 18 Novembre, 17:36
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Un sussulto nella calma piatta nelle indagini sulla barbara uccisione di Antonio Natale, il 22enne del Parco Verde rapito la sera del 4 ottobre, torturato, ucciso con alcuni colpi di pistola alla nuca, e poi “imbustato” in un telo di plastica nera, prima di essere seppellito in un campo incolto dove è stato poi ritrovato il 18 dello stesso mese. I carabinieri hanno arrestato Domenico Bervicato, 20 anni, esponente della famiglia del Parco Verde che secondo gli inquirenti gestisce gran parte del traffico di droga, e ultima persona a vedere vivo Antonio Natale. L’arresto, è bene sottolinearlo, è scattato per reati di droga e non per la vicenda dell’omicidio. Certo è che il rampollo della famiglia Bervicato è stato bloccato appena in tempo dai militari nella sua abitazione, dove è stato trovato in possesso di un biglietto aereo per l’estero e la valigie pronte, a testimonianza che l’eventuale soggiorno al di fuori dell’Italia non sarebbe stato di breve durata.

Domenico Bervicato secondo gli inquirenti si apprestava dunque a trascorrere una lunga latitanza, ed è forte il sospetto che non intendesse farlo per i reati di droga che gli sono stati contestati dalla Procura di Napoli Nord, che ne ha disposto il fermo di polizia giudiziaria sulla base di alcune dichiarazioni della mamma di Antonio Natale, che lo avrebbe indicato come uno dei capi di una piazza di spaccio nel Parco Verde. Dichiarazioni che avrebbero trovato riscontri investigativi tali da far scattare il decreto di fermo. Ieri pomeriggio si è svolta l’udienza di convalida nel corso della quale il legale del giovane, l’avvocato Leopoldo Perone, ne ha chiesto la scarcerazione.

Il giudice si è riservato la decisione. Le indagini sull’omicidio procedono intanto nel più assoluto silenzio. L’inchiesta, coordinata dalla Dda e svolta dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, ha visto la scorsa settimana la convocazione dell’intera famiglia dei Bervicato - persone sentite come testimoni - presso gli uffici del comando.

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Diverse le circostanze in esame. La prima riguarda proprio Domenico Bervicato, con il quale Antonio Natale aveva trascorso il pomeriggio del 4 ottobre a Napoli, per un giro di shopping nei negozi esclusivi della zona Chiaia. Sentito dai carabinieri dopo la denuncia di scomparsa presentata dai familiari della vittima, Domenico Bervicato dichiarò di aver lasciato Antonio nei pressi del “Bronx” – così sono chiamate le palazzine popolari Iacp di Via Atellana, di fatto la succursale di spaccio del Parco Verde – intorno alle 19,30 e di non averlo più visto. Una versione vagliata a livello investigativo e che invece non ha convinto i familiari della vittima, che, pur ammettendo il coinvolgimento di Antonio in quel “buco nero” che è il narcotraffico del Parco Verde, hanno spedito al mittente le voci che volevano Antonio Natale “giustiziato” sia per un ammanco di 85mila euro dalla cassa di una piazza di spaccio che per una sua presunta partecipazione alla maxistesa di luglio contro la cosca dei Ciccarelli. Ai più smaliziati però non è sfuggito il particolare che l’arresto di Domenico Bervicato sia scattato proprio mentre il 20enne si apprestava a sparire dalla circolazione. Un segnale preciso su come si stia indirizzando l’indagine sull’omicidio di Antonio Natale.
 

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