«Restano diversi lati oscuri su cui non è stata fatta luce. Ci sono voluti otto mesi per richiedere una archiviazione del caso senza ulteriori approfondimenti di indagine. È una mancanza di rispetto verso chi ha perso la vita e verso i suoi familiari». Aniello Vicedomini, 68 anni, di Casola di Napoli, è morto lo scorso 30 luglio all'ospedale Cardarelli, dopo un trasporto in ambulanza dal San Leonardo di Castellammare di Stabia. Su quel caso, la Procura di Napoli pm Stella Castaldo aveva aperto un'inchiesta, per la quale adesso ha chiesto l'archiviazione. Decisione rispetto alla quale la famiglia Vicedomini ha presentato opposizione, tramite l'avvocato Pasquale Striano, con l'udienza fissata a giugno.
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Vicedomini, affetto da fibrosi polmonare e insufficienza renale, è deceduto in pochi minuti, mentre il personale sanitario trasferiva il paziente dal triage del Cardarelli al padiglione della Pneumologia dove era giunto con un'ambulanza. Secondo i familiari tesi confermata dall'inchiesta interna all'azienda sanitaria il paziente «non era in condizioni critiche» e «durante il tragitto non ha manifestato problemi e non necessitava di ventilazione forzata ma solo di somministrazione di ossigeno». «Aveva solo fame di ossigeno e forse la bombola non era funzionante» attaccano i familiari. In ospedale era presente anche il nipote, Michele Inserra, che con i cugini sta portando avanti la battaglia per conoscere la verità sulla morte di Aniello Vicedomini. «Se durante il tragitto verso il Cardarelli il paziente non era in condizioni critiche, allora cosa è accaduto durante il trasporto dal triage del Cardarelli al reparto di pneumologia? È chiaro a questo punto spiegano i familiari del 68enne che il paziente viene portato al Cardarelli non certo perché i parametri vitali rilevati avevano reso necessario il trasferimento, come riporta il pm nella richiesta di archiviazione, ma semplicemente perché lì c'è un reparto che si occupa della fibrosi e dove era già in cura».
Dall'autopsia non emergerebbero complicazioni e, secondo i familiari, mancano agli atti di riscontri a diversi elementi forniti dai testimoni: la bombola d'ossigeno che «alimentava» Vicedomini è stata sequestrata dalla polizia ma non è stata sottoposta a perizia sul buon funzionamento e sulla presenza di ossigeno.