Arzano in lockdown: ecco perché il prefetto ha chiuso scuole, ristoranti e palestre

Arzano in lockdown: ecco perché il prefetto ha chiuso scuole, ristoranti e palestre
di Domenico Maglione
Giovedì 15 Ottobre 2020, 09:00 - Ultimo agg. 14:22
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Troppi focolai e in troppe zone della città: i commissari prefettizi che gestiscono il Comune di Arzano fanno scattare il lockdown cittadino. Un provvedimento inevitabile per il centro dell'hinterland a nord di Napoli che ad oggi fa registrare la maggiore percentuale di positivi alla Sars CoV2. Per dieci giorni chiudono scuole, attività commerciali (compresi ristoranti e bar, ad esclusione dei negozi di generi alimentari, farmacie, fornai, distributori di carburanti, negozi di ottica e rivenditori di mangimi per animali), il cimitero, la villa comunale, le palestre e i centri sociali per anziani. Sospesi anche il mercato settimanale, le attività sportive, in forma individuale e di squadra, sia di tipo professionale che amatoriale, tutte le manifestazioni e gli eventi pubblici. Vietata anche ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici e aperti al pubblico. «Il particolare contesto cittadino scrivono i commissari richiede misure di massima prevenzione della diffusione del virus per le oggettive e specifiche maggiori difficoltà del territorio connesse all'altissimo numero di contagiati».

 

In città si è giunti a quota duecento infetti, con un trend che, per la superficialità che ancora mostrano tanti nel rispettare le rigorose norme in materia, sembra destinato a salire. Tra i contagiati anche 26 degli 89 immigrati ospiti dell'albergo Olga di via Benedetto Croce che l'altro giorno con una protesta eclatante hanno chiesto di uscire dall'isolamento fiduciario e riprendere normali condizioni di vita.

Gli extracomunitari, sottoposti a stretta sorveglianza sanitaria da parte dell'unità di prevenzione collettiva distrettuale, eludendo la sorveglianza hanno inscenato un blocco stradale su corso Salvatore D'Amato. Una manifestazione di insofferenza e ribellione che avevano messo in atto già alcuni giorni prima, trascurando il rischio di poter contribuire a diffondere il contagio. Ovviamente la popolazione è divisa: c'è chi, attraverso i social, li difende ma anche chi chiede che vengano tenuti sotto stretto controllo per evitare di aggravare ulteriormente una situazione epidemiologica assai critica. D'altronde la Sars CoV2, e il lockdown per i prossimi dieci giorni ne è la dimostrazione palese, non risparmia nessuno neanche ad Arzano: impiegati, commercianti, casalinghe e studenti. Ieri l'istituto professionale Geremia Piscopo è rimasto chiuso per interventi di sanificazione. La stessa sorte era toccata, appena poche ore prima, al liceo polispecialistico Giordano Bruno e ad altre scuole del territorio.

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La pandemia da Coronavirus, che ha mobilitato pure le forze dell'ordine, scese in campo in città con controlli a raffica e multe per chi non rispetta le ordinanze ministeriali, si scontra con le cattive abitudini dei cittadini. C'è chi ancora è restio a indossare per strada i dispositivi facciali di protezione individuale cosa purtroppo ancora molto frequente nei giovani - ma anche di portare la mascherina senza coprire il naso. «Proteggere la sola bocca non aiuta in alcun modo a prevenire la diffusione del virus afferma un medico del servizio di epidemiologia della azienda sanitaria del territorio Solo indossare correttamente la mascherina e seguire in maniera rigorose le altre norme igienico-sanitarie mette al riparo le persone». Il rispetto dell'isolamento fiduciario o della quarantena, secondo le indicazioni degli organismi sanitari e del medico curante, sono precauzioni importanti, tra l'altro, per il contenimento della malattia. I controlli? Ancora pochi rispetto all'aumento considerevole dei positivi. E come gli immigrati, si verifica anche qualche violazione degli obblighi di isolamento da parte di chi, con questi atti sconsiderati, rischia di far saltare tutte le procedure di contenimento del contagio. «Bisogna essere drastici con chi non rispetta la legge, a prescindere da chi mette in atto la violazione: la comunità va tutelata con ogni mezzo», affermano alcuni esponenti di una associazione culturale locale. E i commissari prefettizi sembrano averli ascoltati.

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