«Le aziende devono ripartire
con manager all'altezza»

«Le aziende devono ripartire con manager all'altezza»
di Valerio Iuliano
Giovedì 9 Settembre 2021, 09:06
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«La crisi pandemica ha messo a dura prova la tenuta del tessuto economico e sociale del nostro territorio. Per cogliere le opportunità per il rilancio sono fondamentali le competenze, che nella nostra sezione del Terziario Avanzato trovano la più ampia espressione». Francesco Vanacore, da presidente della sezione Terziario Avanzato dell'Unione Industriali, illustra i punti di forza delle aziende del settore.

Quali sono le loro caratteristiche?
«Si tratta di imprese con risorse umane in grado di offrire servizi ad elevato valore aggiunto grazie alle nuove competenze indispensabili oggi per ripartire.

La digitalizzazione, l'innovazione, la transizione ecologica, l'istruzione e la ricerca, l'inclusione e la coesione, ovvero le direttrici lungo le quali si muoverà la trasformazione del nostro Paese - di cui Napoli e la Campania devono essere protagoniste - rappresentano una sfida al radicale cambiamento che richiede il contributo di idee e professionalità delle nostre aziende. Per tale sfida serviranno manager e professionisti all'altezza».

Può fare un esempio del contributo che le imprese del settore possono fornire?
«Sugli investimenti in sostenibilità o più in generale su quelli del Pnrr, centrali nel dibattito odierno, ci sono aziende in grado di misurare l'impatto degli stessi sulla comunità. Ciò è fondamentale per valutare preventivamente l'impiego delle risorse».

Il nostro tessuto produttivo è caratterizzato da un consistente gap tecnologico rispetto all'Europa. È ancora possibile ridurlo?
«Oltre agli investimenti pubblici in infrastrutture tecnologiche bisogna favorire gli investimenti privati nell'innovazione dei processi. La diffusione della cultura manageriale, poi, consente di ridurre tale gap e accelerare la transizione tecnologica».

Uno dei punti centrali del suo programma è l'interconnessione tra le imprese del Terziario Avanzato e le altre imprese.
«Le aziende del Terziario Avanzato devono aiutare le altre imprese a rivedere i propri modelli organizzativi ed a creare le condizioni per reggere al meglio i contraccolpi dell'espansione che oggi stiamo vivendo, dopo la grave crisi pandemica. Mi riferisco al fatto che l'espansione odierna è favorita dagli incentivi pubblici. Quando termineranno gli effetti di tali incentivi saremo esposti al rischio di una crisi da sovraindebitamento derivante dalla difficoltà di rimborso dell'enorme debito nel frattempo accumulatosi. Occorre, pertanto, adottare adeguati presidi per fronteggiare queste insidie».

Si parla spesso di offerte di lavoro che non trovano risposta. Da dirigente della sede di Napoli di Deloitte le è capitato?
«Di frequente le aziende che seguiamo lamentano la difficoltà a reperire figure professionali qualificate che possano ricoprire ruoli chiave all'interno delle organizzazioni. Ciò rappresenta un'enorme criticità per il nostro territorio. Da un lato registriamo la piaga della disoccupazione, dall'altro il deficit delle competenze. È un caso molto frequente nei settori maggiormente proiettati verso l'innovazione, dove sono richieste competenze specialistiche e in continua evoluzione. Non avere in organico le professionalità di cui si ha bisogno espone l'impresa a dei rischi, la rende più vulnerabile e non le consente di cogliere opportunità importanti. Un antidoto a tale deficit sono azioni di sistema che coinvolgano il mondo dell'istruzione, della formazione e dell'impresa».

Lo smart working è un'opportunità o uno svantaggio per le imprese?
«È un'opportunità da cogliere con moderazione. Deve essere utilizzato come uno degli strumenti per favorire la produttività ed il raggiungimento degli obiettivi, con vantaggi in termini di welfare e qualità della vita dei lavoratori. Lo smart working è stata anche un'occasione per rendersi conto che molti lavoratori, ritornando nel territorio di origine, hanno manifestato la volontà di rimanervi. Questo impone alle istituzioni l'adozione di politiche attive del lavoro efficaci per ampliare le possibilità di impiego al Sud. Fare esperienze di lavoro al di fuori del proprio territorio deve essere una scelta e non una necessità».
 

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