Bimbo ucciso dal patrigno nel Napoletano, appello contro l'ergastolo: «Colpa della droga»

Bimbo ucciso dal patrigno nel Napoletano, appello contro l'ergastolo: «Colpa della droga»
Lunedì 22 Marzo 2021, 19:33 - Ultimo agg. 19:37
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Dopo la Procura di Napoli Nord e le associazioni in difesa dei diritti dei minori Cam Telefono Azzurro e Akira, anche Tony Essobti Badre, il 26enne ritenuto colpevole dell'omicidio del piccolo Giuseppe, il bimbo ucciso il 27 gennaio 2019 a Cardito (Napoli), con il suo avvocato Pietro Rossi, ha presentato istanza di appello avversa alla condanna all'ergastolo in primo grado che gli è stata inflitta dalla Terza Corte di Assise di Napoli, il 9 novembre 2020. Nelle 46 pagine consegnate ai giudici, l'avvocato Pietro Rossi, chiede, tra le altre cose, il riconoscimento del vizio parziale di mente per il suo cliente, in relazione all'uso cronico di sostanze stupefacenti.

Rossi ricorda che Badre anche prima di colpire a morte il piccolo Giuseppe e la sorellina, quella tragica domenica (il 27 gennaio 2019, ndr) per punirli perché lo avevano svegliato, si era finito di fumare una canna che lui stesso aveva lasciata nel posacenere la sera precedente. Inoltre, durante l'esame dell'imputato, rispondendo alle domande del sostituto procuratore, Essobti, confermò che solitamente, fumava 12-15 spinelli al giorno. Non solo. Disse anche che, nelle festività, consumava anche cocaina. In sostanza, secondo l'avvocato Rossi, Tony Essobti Badre era in un perenne stato di dipendenza fisica e psichica determinato da una intossicazione cronica da stupefacenti.

Per questi motivi, secondo l'avvocato, al suo cliente va riconosciuta una attenuazione della pena. Tra i punti battuti dall'avvocato Rossi nell'impugnazione, figura, tra l'altro, anche l'ora della morte del piccolo Giuseppe che, ricorda il legale, non è stata accertata con precisione e che, secondo i sul consulente, è da collocare più in avanti rispetto alle stime rese note durante il processo. Per questo motivi fa istanza affinché sia nominato un perito medico-legale che accerti con precisione questo dato, una richiesta formulata ai giudici di primo grado ma non accolta.

Per Pietro Rossi, quella dei giudici di primo grado, è una sentenza «ideologicamente orientata e, come diceva Marx, l'ideologia è falsa coscienza». «Dipinge - continua - un ritratto del mio assistito del tutto basato su valutazioni personali non aderenti ai dati processuali. La valutazione della responsabilità giuridica della coimputata è il segno tangibile di questa scelta processuale. Del resto anche l'istruttoria ed i provvedimenti emessi sono il sintomo di una ostilità che - ingiustificatamente - ha avuto riflessi anche direttamente sul difensore. In ogni caso tutti i provvedimenti sono stati impugnati dinanzi alle competenti autorità giudiziarie». Rossi chiede anche la riqualificazione dell'omicidio volontario con l'omicidio con colpa cosciente oppure in omicidio preterintenzionale, l'esclusione delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche. 

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