Bar e ristoranti chiusi in Campania, a Napoli spunta il delivery in piazza: «Non possono vietarci il caffè»

Bar e ristoranti chiusi in Campania, a Napoli spunta il delivery in piazza: «Non possono vietarci il caffè»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 21 Dicembre 2020, 08:00
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Il delivery in piazza. Questa è la mossa che a caldo, ieri mattina, nel pieno della protesta del lungomare occupato dai ristoratori, è stata escogitata in un bar della zona per lavorare ai tempi dell'ordinanza 98. Il provvedimento emesso da Palazzo Santa Lucia nel pomeriggio del 19 dicembre, oltre a mantenere in vigore l'impossibilità per i clienti di entrare nei locali, vieta ai bar di vendere per l'asporto qualsiasi tipo di bevanda (acqua esclusa) dalle 11 di mattina in poi. Ma se le restrizioni regionali si fanno sempre più intricate, anche le reazioni degli esercenti si fanno sempre più sottili. La piazza in questione è piazza Vittoria e, benché il documento regionale vieti anche il consumo di bevande in luoghi aperti o pubblici, il delivery resta consentito. Risultato: sono tanti i clienti che per qualche ora hanno approfittato dell'escamotage della consegna in piazza per bere un caffè.

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Sono le 11.50 del 20 dicembre.

A pochi passi da uno dei quattro presidi dei manifestanti, si nota un cameriere che, come da foto, con tanto di gilet da lavoro, vassoio rosso e carta argentata a coprire i bicchieri di plastica, consegna un bicchier d'acqua e un caffè a un cliente in piazza, sulla trentina, che gli sorride, gira lo zucchero sul fondo del bicchiere e beve d'un fiato. Dopo il sorso, per qualche secondo, l'uomo si abbandona a un'espressione soddisfatta. Tecnicamente, si tratta di delivery (cioè di consegna fatta dal locale presso un cliente) e non di asporto (o take away, che invece avviene quando un cliente acquista un prodotto in negozio e lo porta via). E se non fosse per il fatto che il provvedimento di Palazzo Santa Lucia contiene anche il divieto di consumare bevande all'aperto, l'ordinanza 98 sarebbe stata aggirata dall'iniziativa del delivery in piazza. Si tratta insomma di un escamotage riuscito a metà, che resta però vietato secondo le regole attuali, e salvo revisioni dell'Unità di crisi nelle prossime ore. Il caffè, insomma, è diventato illegale se preso take away e dopo le 11. Da sempre Napoli si racconta e si rivela nell'emergenza, quando si ritrova spalle al muro: non è un luogo comune in cui spesso (e anche a torto) si specchia, si adagia e si compiace l'immagine di Partenope, ma è anche l'effetto di secoli di storia e dominazioni, che hanno insegnato ai napoletani ad arrangiarsi. Il delivery del caffè in piazza non è l'unico strappo fatto nei confronti delle numerose restrizioni contenute nell'ordinanza 98. Intorno all'ora di pranzo, sempre in piazza Vittoria, si nota addirittura una rara famigliola di tre turisti inglesi che molto difficilmente hanno letto il provvedimento di De Luca e sanno di essere fuorilegge e passibili di multa: mamma, figlio e papà sono seduti su una panchina dei giardinetti e assaporano una pizza fritta. Lo stesso succede in via Partenope, più o meno alla stessa ora, davanti alle saracinesche abbassate dei ristoranti: qui due ragazze, con i cartoni ancora tiepidi sulle ginocchia, addentano altrettante pizze. Qualche birra in zona e qualche caffè viene sorseggiato anche dai manifestanti. Sono tanti i baristi di Chiaia che ieri sono stati costretti a informare i clienti che «dalle 11 il caffè è stato vietato da De Luca», ricevendo in cambio sospiri e qualche sguardo sbalordito. C'è anche qualche esercizio che chiude un occhio, e consente a un passante solitario di raggiungere un bancone. È «solo un caffè». Il caffè vietato dalla legge regionale.

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