Berlusconi, la telefonata con Mimì alla Ferrovia: «Le teniamo da parte il nostro sartù»

Il ricordo di Michele Giugliano

Berlusconi da Mimì
Berlusconi da Mimì
di Paolo Barbuto
Martedì 13 Giugno 2023, 10:07 - Ultimo agg. 14 Giugno, 07:15
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Ha la voce incrinata Michele Giugliano quando pensa a quella videochiamata di venti giorni fa con Silvio Berlusconi proprio dall'interno della sala di Mimì alla Ferrovia. Era appena uscito dal precedente ricovero e al ristorante era ospite Alfonso Signorini il quale ascoltò i ricordi che legano quel luogo al Cavaliere e lo chiamò immediatamente: «Sembrava stanco, ma aveva la stessa verve di sempre - dice Michele Giugliano - gli ho chiesto di farmi sapere quando sarebbe tornato a Napoli perché gli avrei tenuto da parte il nostro sartù di riso che gli piaceva tanto».

Il Cavaliere ha avuto un rapporto intenso con la città, ha sempre voluto frequentarla da vicino, non ha lesinato le sue visite per le strade e anche nei ristoranti di Napoli, sicché gli aneddoti legati ai momenti conviviali si rincorrono nel giorno della sua morte: «La prima volta venne da noi nel 2013 - sorride Michele Giugliano - era in giro con la "Nave Azzurra" e attraccò al porto di Napoli.

Voleva cenare da Mimì alla Ferrovia, era domenica e noi quel giorno siamo chiusi ma non esitammo a richiamare tutto il personale. L'aspettavamo per le 21, ma quella sera c'era il Milan che giocava: si presentò alle 23 e ci travolse tutti con la sua simpatia. Quando stava per andare via il personale cercò di andargli vicino ma intervennero le guardie del corpo. Lui le fermò e si dedicò a camerieri e cuochi per tanto tempo, condividendo chiacchiere e risate. Volle anche farsi fotografare con il cappello da cuoco sulla testa».

C'è anche un altro ricordo che lega Berlusconi con Mimì alla Ferrovia, Giugliano lo racconta sorridendo: «Era in aeroporto, non c'era tempo per raggiungere il nostro ristorante ma lui desiderava il nostro sartù. Organizzammo in pochi minuti una consegna speciale per Berlusconi, Sartù di riso e crocché per il Presidente e per tutte le persone che erano al suo seguito portati direttamente sulla scaletta dell'aereo».

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L'ultimo pranzo napoletano di Silvio Berlusconi risale a poco più di un anno fa. Andò a Marechiaro, da "Cicciotto", che personalmente si fermò dinanzi al suo tavolo e gli dedicò tante canzoni napoletane, da "Malafemmena" a "O sole mio", Berlusconi si lasciò trascinare dalla musica e cantò qualche strofa. Lasciando il ristorante affidò il suo pensiero ai social: «Sono contento di essere a Napoli, mancavo qui da tanto tempo. Hanno sempre detto che sono un napoletano nato a Milano. Quanto è bravo Cicciotto a cantare "Malafemmena"? Grazie per l'accoglienza! Ci vediamo domani alla Fiera d'Oltremare», scrisse invitando tutti a quella che definì «la nuova discesa in campo» aperta con un discorso, pronunciato a braccio, di settantaquattro minuti filati.

Da «Brandi», ricordano ancora quel blitz del 2008 quando Berlusconi mise in crisi il cerimoniale della Prefettura che aveva predisposto una cena ufficiale a base di spigole, per andare a mangiare una margherita nel locale dov'è stata inventata.

Un lungo ricordo della presenza di Berlusconi nel suo ristorante è stato affidato da Alfonso Mattozzi all'agenzia Adnkronos. Il titolare del Ristorante Europeo Mattozzi di via Marchese Campodisola ha parlato del Cavaliere come di «un grande comunicatore, un uomo ironico e pieno di charme».

L'incontro risale a 2014 quando l'ex premier, che si trovava a Napoli per essere ascoltato dai magistrati nell'ambito di un processo per il quale era imputato Valter Lavitola, si fermò insieme ai suoi avvocati e ad alcuni esponenti locali di Forza Italia nel ristorante. «Arrivò a un orario insolito, poco dopo le 15 - ricorda Mattozzi - e si soffermò a parlare con mia figlia, alla quale chiese notizie sulla mia famiglia. Più tardi, mentre lui e gli altri ospiti pranzavano, entrò nel locale il mio nipotino di ritorno dalla scuola. Capendo al volo di chi si trattasse, Berlusconi si rivolse al bimbo dicendo: "Tu sei Alfonso, ti chiami come tuo nonno, frequenti la quarta elementare e stai tornando ora da scuola. Io sono un mago!". Gli bastò poco tempo e sapeva tutto questo della nostra famiglia. Si fermò anche a parlare con me, mi chiese come andavano gli affari, fu molto disponibile».
 

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