Bus a Napoli, autista ferito da lancio di bottiglie: «Soccorso dai passeggeri, nessuno ha voluto lasciarmi»

Bus a Napoli, autista ferito da lancio di bottiglie: «Soccorso dai passeggeri, nessuno ha voluto lasciarmi»
di Paolo Barbuto
Domenica 23 Agosto 2020, 10:30 - Ultimo agg. 12:46
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Antonio D'Aniello ha 28 anni, un viso dolce e parole precise mentre racconta l'assalto dell'altra notte. C'è un solo momento in cui si percepisce l'emozione: è quando racconta del soccorso ricevuto dai passeggeri che erano a bordo.

Cosa è accaduto?
«Ero di turno sulla linea R2. Ho effettuato la fermata di piazza Trieste e Trento e mi sono avviato verso piazza Municipio. Ho rallentato a un attraversamento pedonale perché c'erano persone sulle strisce. In quel momento è arrivato il primo colpo sul finestrino».

Il primo colpo? Ne sono arrivati tanti?
«Sì, non saprei dire quanti ma non finivano più. Erano bottiglie di vetro scagliate con violenza, quando si schiantavano sembravano colpi di pistola».

Ha visto chi era a lanciarle?
«Io ho individuato solo una persona, non un ragazzino ma un uomo sulla trentina, corpulento, con una maglia bianca, ma non so se ci fossero altre persone con lui».

L'uomo urlava, diceva qualcosa?
«Sì, ho sentito che gridava ma non saprei cosa stesse dicendo, la situazione non mi ha consentito di concentrarmi».

Anche perché a un certo punto s'è spaccato il vetro di fianco al posto di guida.
«Ed è in quel momento che ho avuto davvero paura, ho sentito subito un forte dolore alla testa ma non mi sono reso conto di quel che mi stava accadendo, ho solo pensato che c'erano persone a bordo e dovevo andare via da quella situazione».

Le persone erano preoccupate?
«Sì, erano una decina in tutto, c'erano anche un paio di turisti. Ho sentito urla dietro di me, era tutto difficile, desideravo solo allontanarmi da quel posto».

Così ha ripreso a guidare.
«Mi sono spostato più avanti, verso via Medina, poi ho accostato per accertarmi che a bordo tutti stessero bene».

E non c'era nessun ferito?
«No, per fortuna, però tutti i passeggeri sono corsi verso di me. Avevo sangue sul volto, mi hanno soccorso in maniera encomiabile».

Bel gesto ma auspicabile.
«Non è detto. Dopo una vicenda del genere le persone, all'apertura delle porte avrebbero potuto decidere di andare lontano, di scappare da quella situazione. Invece nessuno l'ha fatto, tutti mi sono rimasti intorno, c'è chi mi ha tamponato le ferite alla testa, chi è andato a procurarsi dell'acqua per farmi riprendere dallo spavento. Ecco, un gesto di violenza mi ha fatto scoprire ancora una volta la faccia bella di Napoli che si stringe attorno a chi si trova in difficoltà».

E la ferita all'occhio?
«Se vuole saperlo non me ne ero reso conto. Sono tornato a casa badando a non far svegliare i miei genitori che si sarebbero preoccupati. Non ho potuto dormire nemmeno un minuto, sentivo che l'occhio sinistro mi dava fastidio».

E cosa ha fatto?
«Quando s'è fatto giorno sono andato all'ospedale. I medici mi hanno estratto tante schegge di vetro che erano conficcate nell'occhio. Mi hanno detto che sono stato fortunato a non subire danni irreversibili. Mi hanno curato e bendato, adesso per una decina di giorni non potrò guidare».

Ma non ha paura a tornare alla guida?
«No, paura proprio no. A me piace stare al volante, e poi sono un autista interinale, a dicembre il mio contratto scadrà, voglio godermi ogni minuto alla guida del bus». 

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