Torna libero il boss in Ferrari: c'è chi teme una nuova faida di camorra

Torna libero il boss in Ferrari: c'è chi teme una nuova faida di camorra
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 7 Aprile 2022, 08:32
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Ha lasciato la cella e il suo ritorno a casa, lì ad Arzano - zona case popolari costruite con i fondi della 167 - non è passata inosservata. È stato scarcerato Pasquale Cristiano, nome noto negli ambienti legati al traffico di droga dell'hinterland metropolitano, ed è subito finito al centro di una sorta di caso giudiziario. Poche ore dopo essere stato scarcerato, Pasquale Cristiano non ha ottemperato agli obblighi di firma che erano stati imposti dal giudice, ponendosi in una condizione ora al vaglio della Dda di Napoli. Un personaggio conosciuto alla cronaca cittadina, per il suo tour in Ferrari nel giorno dedicato alla comunione del figlio (lo scorso giugno, quando era agli arresti domiciliari), ma anche per quanto sta emergendo dalle accuse contenute in alcuni atti eseguiti dalla Dda di Napoli in questi giorni. Stando allo scenario finora cristallizzato, il gruppo riconducibile a Pasquale Cristiano sarebbe al centro di una contrapposizione violenta con il gruppo di Giuseppe Monfregolo.

Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: sia per Pasquale Cristiano che per Giuseppe Monfregolo non ci sono sentenze passate in giudicato per fatti di camorra, vanno considerati pertanto estranei alle accuse, fino a una eventuale sentenza definitiva.

Fatto sta che lo scenario a ridosso delle case popolari di Arzano torna ad essere a rischio, alla luce di un dato di fatto: i due presunti rivali - parliamo di Cristiano e Monfregolo - sono attualmente a piede libero, nello stesso contesto metropolitano dove sono radicati gli stessi interessi economici.

Ma torniamo alla scarcerazione di Pasquale Cristiano e al possibile giallo legato all'obbligo di firma non ottemperato. Mercoledì mattina, a poche ore dalla scarcerazione, Cristiano non si presenta all'appuntamento con le forze dell'ordine, come disposto dal giudice. Si tratta di un beneficio concesso dal giudice che serve comunque a garantire il controllo del territorio, che potrebbe comunque essere revocato se Cristiano non dovesse presentarsi all'appuntamento con l'obbligo di firma. Una vicenda seguita dal pool anticamorra che fa capo al procuratore aggiunto Rosa Volpe, che fa leva sul lavoro del pm Giuliano Caputo, che punta a fare chiarezza su una serie di episodi che sono stati consumati negli ultimi mesi. Agguati a scopo dimostrativo e intimidatorio (le cosiddette stese), bombe, un agguato mortale a carico di Salvatore Petrillo, cugino di Pasquale Cristiano, all'interno di un bar affollato di clienti, in uno scenario di violenza che ruota attorno ad alcuni asset criminali: la gestione delle piazze di spaccio, il controllo militare delle case popolari, quelle nate grazie ai finanziamenti pubblici negli ultimi quaranta anni. Ed è su questo terreno, che si sono inserite minacce e atti intimidatori nei confronti di due esponenti delle istituzioni e della società civile, parliamo del parroco di Caivano Maurizio Patriciello e del comandante della polizia municipale di Arzano Biagio Chiariello.

Due presìdi, attualmente costretti a vivere sotto scorta, che stanno provando a strappare terreno e consenso alla malavita organizzata. Si parte proprio dalle abitazioni popolari che sono state occupate da famiglie in odore di camorra. Sono decine i casi denunciati dalla polizia municipale, su cui ora sono in corso degli interventi di natura amministrativa: si punta al cosiddetto blocco anagrafico, revocando residenze (quasi sempre fittiziamente disseminate nei comuni dell'hinterland), a revocare i redditi di cittadinanza, ma anche il diritto al voto. Una battaglia lenta, che viene seguita dalla Procura di Gianni Melillo, mentre ora l'attenzione investigativa ha un obiettivo su tutti: scongiurare colpi di coda criminale, alla luce dell'attrito che si crea tra due fazioni che hanno ritrovato i loro presunti capi.
 

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