Frattaminore, sette arresti dopo l'urlo anticamorra: scacco al clan Landolfo

Frattaminore, sette arresti dopo l'urlo anticamorra: scacco al clan Landolfo
di Marco Di Caterino
Martedì 29 Marzo 2022, 09:00 - Ultimo agg. 30 Marzo, 07:18
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Scacco alla faida del clan 167 di Arzano. Nel corso di una retata dei carabinieri è finito in manette l'intero gruppo di Frattaminore (con sette arresti e undici indagati) che fa capo a Pasquale Landolfo, 41 anni, meglio noto come 'o scagnato, un passato nelle file dei casalesi e in quelle del clan Pezzella. E con un presente da capo di un gruppo autonomo, quasi obbligato a fare un'alleanza criminale dell'ultima ora con i Monfregolo di Arzano per contrastare l'espandersi della cosca Cristiano-Mormile, uscita con le ossa rotte da Arzano, riparata a Frattaminore e subito entrata in rotta di collisione con i Landolfo appunto, per il controllo dello spaccio di stupefacenti. Uno scontro che si è consumato da gennaio e andato avanti fino a metà marzo: attentati esplosivi, stese, spari contro le vetrine di attività produttive, fino alle minacce di morte al comandante della polizia locale di Arzano, Biagio Chiariello e l'attentato esplosivo nella parrocchia di don Maurizio Patriciello a Caivano. Una spirale di violenza che ha scaraventato l'area nel terrore. 

Il blitz è scattato nella notte tra domenica e lunedì. Le manette sono scattate per Pasquale Landolfo, 41 anni, per sua moglie Assunta Esposito, 41 anni, per una loro figlia, Carmela Landolfo, 20 anni; e poi per Francesca Cipolletta, soprannominata a zia,43 anni; Antonio Martino, 41 anni; Pasquale Sangiuolo, 31 anni e Luigi Capuano, 50 anni. I carabinieri della compagnia di Giugliano diretta dal capitano Andrea Coratza, e della caserma di Frattamaggiore diretta dal maresciallo Marcello Montinaro, hanno eseguito un decreto di fermo, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, perché gli arrestati sono ritenuti fortemente indiziati a vario titolo dei reati di associazione finalizzata al traffico di droga e detenzione e porto illegale di armi clandestine e comuni, aggravati dalle modalità mafiose. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 20mila euro in contanti, sulla cui provenienza sono ancora in corso accertamenti, vari bilancini di precisione per confezionare dosi, un fucile a pompa, munizioni di vario calibro, tra cui quelle utilizzate per i micidiali Kalashnikov. La notizia dei fermi ha suscitato non poco sollievo a Frattaminore e Frattamaggiore, dove da gennaio non si esce di casa per la paura di trovarsi coinvolti in sparatorie o esplosioni di bombe. «Bene abbiamo fatto ad accendere i riflettori e a reagire come società civile alle azioni di morte, alle minacce, alle intimidazioni della camorra - ha scritto in un post il senatore Sandro Ruotolo, cofondatore con don Maurizio Patriciello del Comitato per la liberazione dalla camorra a nord di Napoli: «Sappiamo bene che i clan dell'area Nord di Napoli sono ancora attivi», continua Ruotolo, esprimendo la certezza che «la magistratura proseguirà nelle sue indagini e gli investigatori continueranno a garantire la loro presenza quotidiana». 

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Le indagini che hanno condotto alla maxiretata erano iniziate a fine gennaio, quando la Opel Corsa noleggiata da Pasquale Landolfo fu crivellata con ben 15 colpi calibro 9. Quel raid era una vera e propria dichiarazione di guerra dei Cristiano-Mormile, intenzionati a scalzare Pasquale Landolfo e i suoi accoliti dal ricco mercato dello spaccio di droga in tutta la zona. Quello che ne è poi seguito è stato un lungo e micidiale botta e risposta, con almeno tre stese, sei bombe e altri due raid contro altrettante auto di affiliati. È una camorra più che liquida, che travolge vecchie alleanze che sembravano inossidabili, come quella tra i Cristiano con la cosca Pezzella, che ora invece appoggia i Monfregolo. E che evidenzia ancora una volta come gli epicentri della criminalità organizzata siano quei quartieri popolari, del post terremoto o dell'ex Ina casa, che per anni non sono stati mai controllati. Tanto da far definire Biagio Chiariello un rivoluzionario dallo stesso procuratore di Napoli Giovanni Melillo, solo perché ha effettuato un censimento nel rione 167 di Arzano per individuare coloro che occupano abusivamente gli alloggi.

Ieri, nella parrocchia del Parco Verde per un confronto pubblico promosso da don Patriciello, Melillo lo ha ripetuto, spronando i presenti a «pretendere la normalità dei comportamenti soprattutto da chi ha responsabilità istituzionali», aggiungendo che «dove c'è omertà è perché lo Stato non c'è». 

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