Incubo Camaldoli e costoni fragili, ecco i comuni che sfidano il pericolo

Balza agli occhi il dato di Tufino: oltre 10mila metri quadri edificati in area alluvionale

Strade allagate a Castel Volturno
Strade allagate a Castel Volturno
di Francesco Vastarella
Giovedì 9 Novembre 2023, 23:31 - Ultimo agg. 11 Novembre, 07:56
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All’occhio elettronico dal cielo sfugge poco anno dopo anno. I rilievi satellitari vengono sovrapposti e spuntano suoli prima liberi e oggi coperti nelle zone a rischio idraulico o a rischio di frane. Basta osservare la classifica campana per rendersi coto di quanto il pericolo venga sfidato. 

In ben 86 comuni è stato sfidato il rischio idraulico certificato dagli esperti. In provincia di Napoli balza agli occhi il dato di Tufino: oltre 10mila metri quadri in area alluvionale, 7.300 a Nola e seimila a Sant’Antonio Abate, 5.300 a Pollena Trocchia. Eclatanti invece i casi di Apice e Amorosi in provincia di Benevento e del comune casertano di Castel Volturno: 55mila metri quadrati a testa in aree dove sulla costa l’acqua del mare rischia di superare di gran lunga il livello delle case entro la fine del secolo per effetto del cambiamenti climatici. D’altra parte qui è già successo negli ultimi due millenni. Nelle mappe Ispra compaiono anche i quattrocento metri quadrati a testa di Napoli, Terzigno e Quarto nella zona rossa per frane. Un discorso a parte merita Quarto perché su questo territorio incombe il versante devastato e dissestato del versante maranese della collina dei Camaldoli. A Quarto come verso Qualiano, Villaricca e Mugnano scende a fiumi l’acqua mista a fango durante le bombe d’acqua. 

Ben più lungo l’elenco dei comuni dove si è costruito in zone franose: sono 272. A Grottaminarda, in provincia di Avellino, ci sono 90mila metri quadrati sopra o sotto zone franose. Nella classifica seguono Eboli e Apice. In provincia di Caserta apre l’elenco Maddaloni, città nota per allagamenti e fogne scoppiate sotto il monte che minaccia spesso di cadere a valle. In zona di pericolo per frane in provincia di Napoli apre l’elenco Pozzuoli, afflitta da un anno dal fenomeno del ritorno del bradisismo e dove il satellite ha scovato 7.600 metri quadrati edificati dove non dovrebbero esserci.

In aggiunta i costoni della zona flegrea hanno mostrato le prime lesioni per l’effetto delle scosse di bradisismo con epicentro in mare. Insomma, chi ha costruito in zone a rischio in questo momento non ha da stare tranquillo.

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Le maggiori sorprese arrivano osservando gli incrementi ettari di suolo edificato in Campania. Su 550 comuni 442 hanno, molti a piccole dosi, consumato suolo, centodieci per motivi diversi non hanno svelato cementificazioni agli occhi dei satelliti Ispra che inviato i dati all’Ispra, l’Istituto per la protezione ambientale. Nella speciale classifica dell’incremento netto di suolo edificato c’è Maddaloni in provincia di Caserta con 20,24 ettari in più nei dodici mesi del 2022. Nola non è da meno: 18 ettari sacrificati. Segue Telese Terme. E non è una sorpresa per la provincia di Napoli il dato di Giugliano in Campania, città regina della cementificazione selvaggia: 10 ettari consumati in zone dove ancora vengono concesse autorizzazioni a costruire e soprattutto in zone dove l’abusivismo colpevolmente continua a sfuggire ai controlli. Mugnano di Napoli con l’edificazione di 4, 35 ettari si è ancor di più attaccata al capoluogo di provincia. Più di dieci ettari a testa hanno consumato anche Benevento e Caserta. Salerno invece 1,73 ettari. 

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