Ospedale Cardarelli, l'imbuto del pronto soccorso: «È di nuovo incubo barelle»

Ospedale Cardarelli, l'imbuto del pronto soccorso: «È di nuovo incubo barelle»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 4 Agosto 2021, 09:00 - Ultimo agg. 20:49
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Scoppia di barelle l'ospedale Cardarelli, affollato ad ogni ora del giorno e della notte. Il pronto soccorso della cittadella sanitaria più grande del Sud Italia, è tornato sotto pressione per l'elevato numero di pazienti che vi sostano diversi giorni, prima del trasferimento nei reparti di destinazione. Varcata la soglia della palazzina Dea, il piano terra risulta completamente invaso da una distesa di lettighe tecniche, ovvero la versione moderna delle barelle che vengono sistemate in ogni angolo dell'ampio salone dove medici e infermieri sono costretti a destreggiarsi tra la calca di ammalati.

La barellopoli del Cardarelli, ieri pomeriggio, contava la presenza di 134 barelle, distribuite tra il pronto soccorso e l'area dell'Obi, l'Osservazione breve intensiva che occupa una parte del piano terra e del piano superiore.

Non è raro infatti che, per distinguere i pazienti delle due aree, i sanitari debbano apporre dei cartelli o piccoli foglietti vicino le barelle con l'indicazione sulla tipologia di paziente in cura, come è accaduto anche ieri. Sul totale di 134 barelle, 97 erano occupate da pazienti presi in carico dall'Obi e altri 37 pazienti, invece, stavano effettuando il Triage per completare l'accettazione oppure erano in attesa della visita. In ogni caso, la media giornaliera delle lettighe a rotelle presenti nel pronto soccorso e in Obi, viaggia sempre su numeri alti e, soprattutto, non accenna a diminuire. Negli ultimi giorni, la cifra si aggira sui 100 pazienti al giorno ma per individuare la vera mole di lavoro tra le mura ospedaliere, è necessario fare riferimento anche al numero di accessi al pronto soccorso. Ogni giorno, arrivano al pronto soccorso del Cardarelli tra i 180 e i 200 pazienti con una significativa percentuale di casi che necessitano del ricovero. La buona notizia è che, in questo periodo, l'incidenza dei pazienti Covid è quasi a zero. Attualmente, nel presidio ci sono solo due degenti affetti dal virus, entrambi con ricoveri ordinari nel padiglione M che resta dedicato a loro ma sia al pronto soccorso che nei reparti, sono operative tutte le procedure per la sorveglianza dei casi sospetti Covid.

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La folla di barelle nei corridoi e nel salone del pronto soccorso complica l'assistenza dal momento che si tratta di luoghi non attrezzati come stanze degenti, a cominciare dalla mancanza di semplici bocchette per l'ossigeno ma siamo di fronte «a una vera e propria ondata di ricoveri no Covid». La definisce così Giuseppe Longo, direttore generale del Cardarelli che descrive «l'iperafflusso dei pazienti come la conseguenza del ritorno dell'utenza nei presidi ospedalieri dopo un periodo in cui sono state trascurate anche le patologie croniche e, allo stesso tempo, un effetto delle carenze territoriali». «Non c'è una sufficiente attività di filtro sul territorio, per cui le persone si stanno precipitando in ospedale - continua il manager - in questo momento Napoli non ha più il pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco, in attesa della riattivazione e i posti letto del Loreto Mare che è ancora un presidio Covid». Queste condizioni, determinano una «pressione molto forte sul Cardarelli nonostante l'implementazione dei posti letto avvenuta di recente». «La gestione dell'iperafflusso è impegnativa ma stiamo mantenendo alta l'attenzione per la sorveglianza Covid con le aree di isolamento e i tamponi rapidi di terza generazione nel pronto soccorso e i test naso faringei nei reparti» conclude Longo. 

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