«Castel dell'Ovo chiuso uno schiaffo al turismo»

L'appello del patron dell'hotel Vesuvio Maione

Sergio Maione
Sergio Maione
di Paolo Barbuto
Sabato 11 Marzo 2023, 09:39
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Il Castel dell'Ovo lo incontra ogni giorno entrando nel suo ufficio al Grand Hotel Vesuvio. Da un paio di mesi Sergio Maione, patron dell'albergo, guarda al castello con tristezza: «Due anni di lavori sono troppi. I nostri ospiti e tutti i turisti chiedono di andare a visitarlo, lo considerano un simbolo di Napoli. Tenerlo chiuso così a lungo rappresenta un danno per l'intero comparto turistico della città», dice di primo acchito. Poi, però spiega che se gli interventi sono necessari bisogna darsi pace e attendere.

Cavaliere Maione, è preoccupato per Castel dell'Ovo?
«Ciascuno può vedere in quali condizioni è ridotto, è il simbolo di decenni di abbandono che questa città ha riservato ai suoi tesori.

Alla fine i nodi vengono sempre al pettine e questo è arrivato con tutta la sua drammaticità».

Si aspettava una chiusura così lunga?
«Non sono un tecnico, non conosco la reale situazione strutturale del castello, sicché non posso dire se i tempi dei lavori sono adeguati o troppo lunghi. Leggo che occorreranno due anni. Per il turismo sono troppi».

Cose si potrebbe fare?
«I lavori vanno eseguiti perché sono necessari. Io spero, però, che si possano comprimere i tempi e magari consentire una riapertura parziale quando una parte degli interventi sarà stata realizzata. Anche un percorso limitato piacerebbe ai turisti».

Una volta riqualificato, Castel dell'Ovo dovrà trovare un'identità. Quale dovrebbe essere la destinazione?
«Io, da sempre, sostengo che può essere la sede ideale per convegni di una certa importanza. Il luogo è unico in Italia, sarebbe ricercato da tutti».

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Ci sono anche altre idee: ristorazione, spettacoli, eventi.
«Benvengano tutti i progetti che renderanno vivo il castello tutti i giorni per tutto l'anno, dai ristoranti ai piano bar, dalle esposizioni d'arte agli incontri letterari. È determinante tenerlo sempre attivo, pieno di persone, illuminato, vivace».

Tutta l'area dinanzi all'Hotel Vesuvio è destinata alla rinascita. C'è anche il progetto di restyling di via Partenope.
«Anche di questo progetto si parla ormai da sette, otto anni. Solo l'avvento di questa amministrazione locale ha impresso lo sprint necessario. Devo dire che il cambio di passo, dall'avvento della nuova Giunta, si nota. Ci sono cantieri ovunque, voglia di recuperare il tempo gettato via in precedenza».

Però Napoli ha ancora molto da fare sul fronte del turismo.
«Non lo scopriamo oggi. I tre grandi vulnus della città rispetto all'ospitalità sono la microcriminalità, il degrado urbano e i trasporti».

Tre questioni difficili da sistemare.
«Sul fronte del degrado, vedo che c'è tanta attività in città. Sono certo che l'impegno è grande. Più complessa la questione dei trasporti che arriverà a una svolta reale solo quando la metropolitana sarà completata, almeno nel collegamento con l'aeroporto».

E sul fronte della microcriminalità?
«È un tema che devono affrontare le forze dell'ordine. Si pensa che le telecamere siano determinanti, ma secondo me servono a rintracciare i delinquenti solo dopo che hanno operato. La vera soluzione è il presidio del territorio che previene le azioni criminose».

Qual è il futuro turistico di Napoli?
«I numeri del 2023 supereranno quelli da record del 2019, gli ultimi confrontabili prima del caos-pandemia. Dalla primavera la città sarà ininterrottamente travolta dai turisti fino a dicembre. Un'occasione che non va sprecata».

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