Castellammare, clan «terzo sistema»
aspiranti boss condannati

Castellammare, clan «terzo sistema» aspiranti boss condannati
di Dario Sautto
Venerdì 4 Marzo 2022, 09:42
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Avevano creato un nuovo gruppo criminale, il «terzo sistema» stabiese, per gestire in autonomia la piazza di spaccio nel rione Moscarella: condanne con sconto per tutti gli imputati. Dovranno scontare tredici anni e mezzo ciascuno i due 31enni Raffaele Polito (nipote di un ex cutoliano) e Silverio Onorato, figlio di Michele «'o pimontese», affiliato di spicco del clan Cesarano.

Secondo l'accusa erano loro due i capi del «sistema» del Moscarella, che poteva contare su un arsenale da 15 pistole e 2 kalashnikov sequestrato nel corso delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Castellammare e coordinate prima dalla Procura di Torre Annunziata, poi dalla Dda di Napoli.

Attorno a loro aveva radunato anche ex «simpatizzanti» degli scissionisti degli Omobono-Scarpa. Per loro, le richieste di condanna avanzate dall'accusa in aula si sono alternati i pm Sergio Raimondi e Giuseppe Cimmarotta erano di vent'anni ciascuno, come dei veri boss. Il gup del tribunale di Napoli, Giovanni Vinciguerra, ha parzialmente accolto le doglianze del collegio difensivo, formato tra gli altri dagli avvocati Mariano Morelli, Renato D'Antuono, Francesco Schettino, Antonio de Martino e Alfonso Piscino.


Condannati anche Ernesto Di Maio e Michele Di Maria, ritenuti i due uomini di fiducia di Polito e Onorato e veri e propri gestori dello spaccio: dovranno scontare otto anni di carcere ciascuno. Condanna a due anni e mezzo ciascuno per Gianluca Di Maio e Luigi Cangiano, pene poco superiori a un anno di reclusione per donne e uomini ritenuti i pusher dell'organizzazione: Anna Di Maio, Anna De Martino, Jenny Johana Gaffoni e Tina Mariarosaria Spera, ritenute le custodi della droga, nonché Giorgio Cascone, Catello Viola e Frank Zegu. Secondo l'accusa, tutti avevano avuto un ruolo nella piazza di spaccio organizzata al rione Moscarella. In particolare, però, Polito e Onorato avrebbero rifiutato la proposta di rientrare all'interno del clan Cesarano e si dicevano pronti ad avviare una faida contro i D'Alessandro. Con fiumi di droga finanziavano l'organizzazione armata, che poteva contare su un arsenale ben fornito, pistole e addirittura fucili da guerra.

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Il profilo tracciato dall'Antimafia era quello di due giovani aspiranti boss che avevano fondato un nuovo gruppo criminale nelle palazzine del Moscarella, anche se dalle iniziali accuse era caduta l'aggravante mafiosa. Quelli che si definivano «terzo sistema» stabiese non erano ancora riusciti a diventare un vero e proprio clan, ma continuavano a mantenere la loro autonomia nella gestione dello spaccio di droga nel loro quartiere, nonostante a due passi da loro ci sia il «bronx Faito», il rione Savorito, dove lo spaccio è appannaggio della famiglia Imparato, storici alleati del clan D'Alessandro. Inoltre gli investigatori avevano ricostruito come Polito e Onorato avessero rifiutato la proposta di rientrare nel clan Cesarano avanzata dal boss Vincenzo «'o mussone», scarcerato nel 2017 e tornato in carcere lo scorso dicembre. In soli tre mesi di indagini, i carabinieri avevano ricostruito circa 300 episodi di spaccio, in gran parte a clienti affezionati e fissi, come il titolare di un bar e un pizzaiolo, che avevano anche una linea di credito con i pusher, mentre era stata sequestrata droga per 250mila euro. Il blitz con gli arresti di una ventina di indagati era scattato a gennaio dello scorso anno.
 

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