Palazzoni e degrado a Castellammare: «Noi nel Bronx Faito abbandonati da tutti»

Palazzoni e degrado a Castellammare: «Noi nel Bronx Faito abbandonati da tutti»
di Gigi Di Fiore
Martedì 11 Dicembre 2018, 11:00
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Inviato a Castellammare

Le assi di legno annerite dal fuoco sono ancora da rimuovere. Il rione sotto i riflettori ha sempre la sua statua di Padre Pio, sempre le giostrine che il tempo sta logorando, sempre l'accesso dal sottopasso che diventa un pericolo nei giorni di temporali. Via Savorito, via Don Bosco, via Pioppaino sono le strade della malandata periferia stabiese. Il quartiere dove, venerdì sera, cinque giovani hanno scalato la pila di legno per sistemarvi, indisturbati, un manichino e lo striscione con la scritta «Così devono morire i pentiti. Abbruciati». Poi il fuoco, come da rito dell'8 dicembre.

La chiesa di «Gesù Buon Pastore» è cresciuta con il quartiere, figlio degli alloggi precari che accolsero i terremotati del 1980. Il parroco, don Antonio Santarpia, è qui da 40 anni. Spiega: «È un quartiere di povertà, abbandonato. Le comunicazioni, reali e culturali, sono inesistenti. Cerchiamo di fare comunità, stando vicini a famiglie con mille problemi. Le zone più disagiate? Le palazzine del Favorito e gli alloggi dello Iacp dietro la parrocchia». La chiesa unica isola in un deserto dove la socialità si appaga in un bar a volte dalle frequentazioni discutibili. C'è chi commenta l'episodio di venerdì: «Ragazzate, durante una festa attesa tutto l'anno». Il rito del «fucaracchio», come lo chiamano qui, le urla delle voci nei quartieri stabiesi che invitano al culto per la Madonna. Secondo la tradizione, l'Immacolata salvò un marinaio da una tempesta sulla spiaggia di Castellammare. Un rito dove la fede cattolica si mischia a usanze pagane. «Abbiamo vietato i falò, che erano illegali - dice il sindaco Gaetano Cimmino - Abbiamo concentrato la tradizione stabiese sul lungomare, con fuochi autorizzati e un concerto di Enzo Avitabile. Sono venuti in diecimila, quei quattro deficienti hanno rovinato l'immagine della città. Per questo, ho scritto al ministro Salvini chiedendo attenzione alla nostra realtà».
 
Sono una cinquantina i più assidui nella comunità parrocchiale che, come spiega don Antonio, fa «attività di vicinato nelle varie zone del quartiere». Qualcuno voleva organizzare una fiaccolata di protesta contro quel cartello e quel fantoccio in fiamme. La maggioranza ha optato per un documento, insieme con l'associazione «Gesù Buon Pastore». Vi si parla di «persistente abbandono del quartiere da parte delle istituzioni» e si chiedono interventi, per «superare le emergenze di viabilità». Poi la conclusione: «Le istituzioni locali non devono rivolgere l'attenzione al rione solo in tempo di elezioni». Un quartiere in cui era prevista una riqualificazione per 60 milioni di euro. Dovevano servire a interventi nell'area della fabbrica in disuso dell'Aranciata Faito, per farne luogo di alloggi residenziali e servizi. Non se ne è mai fatto nulla, sono rimasti i 189 prefabbricati che servirono ai terremotati, tra le strutture fatiscenti della vecchia fabbrica. E il rione Savorito è conosciuto anche come rione Aranciata Faito. In una zona diversa, di fronte alla Cassa armonica, in un immobile confiscato ad Angelo De Rosa, ritenuto il commercialista del clan D'Alessandro, da un anno c'è l'associazione Sos impresa con un circolo della legalità. Uno dei promotori è Luigi Cuomo, che osserva: «È evidente che l'episodio del falò va collegato alla precedente operazione della Dda. Un avvertimento a chi è stato arrestato a non collaborare con la giustizia, come hanno fatto invece quelli che, con le loro dichiarazioni, hanno contribuito al blitz».

Ma il quartiere, che viene considerato roccaforte degli Imparato alleati del clan D'Alessandro, è isolato. Quartiere povero, abitato da operai, cassintegrati, ma anche piccoli pregiudicati ai domiciliari e affiliati al clan. In un recente rapporto dei carabinieri si elencano i rioni Savorito, Moscarella e Centro Antico come principali piazze di spaccio stabiesi. Il crack, la cocaina fumata, si vende al Savorito. Racconta don Antonio: «In parrocchia non vengono i grossi esponenti dei clan, ma mogli con mariti in carcere per piccoli reati. Accogliamo chi cerca una parola di conforto, nella convinzione che a chi sbaglia va dato la possibilità di redimersi. In loro c'è rassegnazione, dicono cosa possiamo fare di diverso?»

In questa chiesa accade anche qualcosa di insolito. Sette pregiudicati, agli arresti domiciliari per spaccio e piccoli reati, hanno chiesto di scontarli in parrocchia e non a casa. Per tre casi c'è il parere favorevole del giudice, altri quattro sono in attesa. Anche questo è il rione Savorito. La sezione di Liberi e uguali di via Gesù ha fissato per domani un'assemblea pubblica per «bruciare l'indifferenza». Maurizio Somma, presidente dell'associazione Asharam di assistenza agli immigrati, dice: «Ogni anno, nel rito dell'8 dicembre si mischiano elementi da tenere sotto controllo». Castellammare fa i conti con la sua periferia difficile e le sue sacche di degrado da ex realtà industriale. Una città con una sola piccola libreria e due teatri. E il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, commenta, su quanto accaduto venerdì: «Ci siamo stancati di queste idiozie, quegli imbecilli sono come gli autori delle stese, loro degni gemelli. Sono indignato da un grave episodio che ha sporcato l'immagine di Castellammare. I giovani stabiesi resistano».
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