Centro direzionale di Napoli, intervista a Francesco La Regina: «Abbattere e ricostruire, non servono altri volumi»

Centro direzionale di Napoli, intervista a Francesco La Regina: «Abbattere e ricostruire, non servono altri volumi»
di Valerio Esca
Lunedì 22 Agosto 2022, 12:00
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Francesco La Regina, che ha svolto la sua carriera di studioso e docente di Restauro dei monumenti, poi Restauro architettonico, presso l'Università Federico II di Napoli, ha insegnato anche all'Università di Palermo, irrompe nel dibattito pubblico lanciato da Il Mattino sul Centro direzionale e sull'ipotesi di spostare gli uffici regionali a pochi metri di distanza, all'interno del più ampio progetto definito da Ferrovie dello Stato.

Professore, come valuta il progetto di una cittadella regionale al di fuori del Centro direzionale?
«Partirei con ricordare come il 4 agosto il Consiglio regionale ha approvato la legge Disposizioni in materia di semplificazione edilizia, di rigenerazione urbana e per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente in cui si sancisce che obiettivo della pianificazione urbanistica comunale è la riduzione del consumo di suolo e, contestualmente, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.

Un'ottima legge, in linea con le attuali tendenze che prendono atto sia dei processi di progressivo decremento demografico in corso da oltre 30 anni a Napoli e di sostanziale contenimento a livello regionale, sia infine della progressiva transizione ecologica, del risparmio energetico, del rischio e della sicurezza ambientale. La proposta del governatore De Luca di costruire nuovi volumi per gli uffici della Regione va in palese e stridente contrasto con i contenuti di questa legge. Il suo quartier generale, oggi distribuito tra Santa Lucia e il Centro direzionale, si sposterebbe nella zona fra il terminal Eav di Porta Nolana e la Stazione Centrale. Complessivamente l'intero progetto dovrebbe costare un miliardo, ma tale iniziativa obbliga ad una variante urbanistica a livello comunale, con notevole aumento degli indici di fabbricabilità. I tempi di realizzazione previsti non sono inferiori ai dieci, quindici anni».

Si sente dunque di bocciare in toto il progetto?
«Basti pensare che non sono poche le voci che si sono levate contro questo programma. Fra queste, quella autorevole di Massimo Pica Ciamarra, che dalle vostre pagine ha preso posizione contro una scelta del genere, richiamando il piano Novacco-Rossi Doria del 1957, in cui già si evidenziava la necessità di ridurre il peso sulla fascia costiera, a vantaggio di quella intermedia e delle aree interne. Indirizzi di piano a suo tempo approvati e purtroppo non rispettati, il che ha portato alla grave situazione esistente di congestione della fascia costiera. Da qui l'invito ad una visione territoriale a scala ampia, metropolitana, e l'inutilità di aggiungere nuovi attrattori. Non c'è alcuna necessità di creare nuove cubature, appesantendo la fascia costiera. La città non ha bisogno di incrementi, ma di riqualificazione dell'esistente».

Secondo lei di cosa necessita la città?
«È tutta da riprogettare. Lasciamo finalmente in pace il lungomare e occupiamoci di Bagnoli, dei grandi insediamenti di edilizia economica e popolare, del waterfront, della direttrice costiera, della grande periferia nord-ovest e nord-est, e delle vaste zone che in questi ultimi decenni sono state stravolte da una edilizia di pessima qualità. Riservando all'architettura del passato il massimo rispetto e la conservazione integrale della sua preziosa consistenza fisica, è possibile avvalersi con intelligenza della legge sulla rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, nonché degli altri strumenti che la legislazione urbanistica offre, al fine di rinnovare e riqualificare il patrimonio edilizio esistente senza alcun aumento di cubatura e consumo di suolo. Confidando affinché le amministrazioni comunale e regionale puntino seriamente all'affermazione di una cultura del progetto, avviando concorsi internazionali di progettazione ed opponendosi alla logica aberrante che vuole la città crescere come un tumore proliferante, senza idee, senza alcun disegno architettonico ed urbanistico. Forse l'architettura non salverà il mondo, ma sicuramente lo renderà più vivibile».

Qual è il suo auspicio?
«Conoscendo la determinazione e l'ostinazione del presidente De Luca, c'è da aspettarsi un suo ritorno in campo in autunno, dopo le elezioni politiche. Nessun dubbio che il sindaco Manfredi e l'assessore all'urbanistica Laura Lieto faranno rispettare la normativa vigente e la stessa legge regionale sulla rigenerazione urbana. Nessun metro cubo in più. Provvedere piuttosto a demolire e ricostruire l'esistente, ove necessario». 

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