“Bagnoli 30 anni dopo” è il titolo dell’Agorà del Pd che sbarca nel cuore del quartiere ex Italsider al Cinema teatro la Perla. E quel titolo ha il sapore di ammissione di colpa di chi per 30 anni ha amministrato e continua ad amministrare la città e non ha ridato una nuova vita al quartiere dell’ex fabbrica del ferro. Eppure, in questo contesto, dove si fa fatica a vedere la ripartenza affidata al sindaco commissario Gaetano Manfredi che ha da percorrere una strada molto in salita, Bagnoli potrebbe riavere nel giro di 18 mesi uno dei suoi gioielli. Vale a dire Città della Scienza, bruciata il 4 marzo del 2013 da mani ignote: 9 anni dopo ci sono solamente gli scheletri anneriti della vecchia struttura e nulla più. Il balletto della politica su dove ricostruirla atteso che non la si può ricollocare sulla spiaggia, è l’ultimo paradosso. Prima di approfondire i temi dell’Agorà - organizzata da Enza Amato, presidente del Consiglio comunale - è giusto quindi partire da questo autentico caso.
A lanciare il nuovo progetto è Riccardo Villari, il presidente di Città della Scienza che è tra i primissimi a intervenire nel dibattito moderato da Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania. «Città della Scienza è l’unica luce accesa a Bagnoli - dice Villari - grazie anche alla Regione che ci finanzia.
Torniamo all’Agorà con Nicola Oddati - responsabile nazionale delle Agorà dei dem - che non fa mistero di come Bagnoli sia per la sua parte politica una grandissima incompiuta. «Dopo questi 30 anni Bagnoli è il nostro fallimento più grosso, ma anche l’ambizione più grande» rilancia Oddati raccomandando di mettere in campo il metodo Manfredi: «Non facciamo gli errori del passato, facciamo quello che si può fare subito, poi strada facendo verifichiamo eventuali aggiustamenti». Svelando un gustoso retroscena perché in sala c’è Attilio Auricchio, ex direttore generale del Comune e braccio destro dell’ex sindaco Luigi de Magistris. «La svolta - racconta Oddati - è stato fare il sindaco commissario e con Manfredi è stato possibile perché dà garanzie istituzionali. Ci abbiamo provato con de Magistris e non è stato possibile». Gli ha fatto eco Auricchio che ha confermato precisando ancora: «Io e Nicola siamo stati due colombe di quella trattativa poi fallita».
Ma anche oggi bisogna fare i conti con incertezze e disegni non definiti: non si sa se sarà possibile restituire la balneabilità al mare e se anche fosse non si sa chi finanzierebbe un’opera che vale - in caso di bonifica integrale - un miliardo. In sala i due sub commissari, il docente Filippo De Rossi e il notaio Dino Falconio: «Oggi - ribadisce Falconio - noi dobbiamo attenerci al Praru e proseguire su quella strada che è quella della legge, se poi cambia ci adegueremo». Il riferimento è sempre ai tanti dubbi sulla bonifica a mare. «Abbiamo il dovere di domandarci - dice il ricercatore del Cnr Emanuele Vanzanella che ha introdotto i lavori - se e come bonificare il sottosuolo marino, se è davvero necessaria la rimozione di oltre 27 milioni di metri cubi di materiale oppure esistono altre soluzioni perseguibili». Che offre Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dohrn: «Il mare davanti Bagnoli in parte può essere recuperato fissando sui fondali un tappetino biologico mentre ci sono aree per circa 400mila metri cubi che invece vanno trattate e bisogna trovare poi dove smaltire i materiali». La chiusura è per la presidente del Consiglio comunale Enza Amato: «Di importante nella giornata di oggi c’è soprattutto che si parla ancora di Bagnoli e a farlo sono i cittadini». Consiglio che hanno colto al volo i due consiglieri regionali Massimiliano Manfredi e Mario Casillo.