Claudio Palomba prefetto di Napoli: «Drappelli in quattro ospedali, ecco il piano anti-teppisti»

«Faremo in modo di modulare i nostri interventi a seconda della esigenze espresse dal territorio stesso»

Claudio Palomba prefetto di Napoli
Claudio Palomba prefetto di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 27 Febbraio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:10
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Saranno almeno quattro gli ospedali che si avvarranno di un drappello di polizia. Poi verrà garantita maggiore sicurezza anche all'interno di ospedali più critici in provincia, dove verranno messi in campo altri strumenti per garantire sicurezza a medici, sanitari e utenti: si tratta del protocollo «punto-appunto», che consente una segnalazione diretta agli uffici di polizia, in caso di aggressioni o momenti di tensione estemporanei, oltre a prevedere il rafforzamento di impianti di videosorveglianza.

Sono questi i punti del piano previsto in Prefettura, al cospetto di forze dell'ordine, dei manager delle Asl e degli ospedali coinvolti nella ridefinizione dei drappelli di polizia all'interno dei nosocomi. Un piano coordinato dal prefetto Claudio Palomba, sulla scorta di quanto previsto dal ministro Matteo Piantedosi, a proposito dell'escalation di violenza riservata nei confronti dei camici bianchi.

Come è noto, dal primo marzo, al Pellegrini entrano le divise della polizia. Avranno locali e mezzi a disposizione, un orario che si protrarrà fino a tarda notte (probabilmente fino all'una di notte) e saranno il primo baluardo in una struttura diventata teatro di azioni teppistiche, violenza gratuita e finanche di agguati camorristici. Ma andiamo con ordine, a partire dalle novità del piano ospedaliero strutturato sull'asse Napoli-Roma. Stando a quanto risulta al Mattino, sono quattro gli ospedali che ospiteranno un drappello di polizia: si tratta del Pellegrini, del Cardarelli, dell'ospedale del Mare, ma anche del Santobono, il principale polo pediatrico della Regione, purtroppo interessato da tempo da azioni di intemperanza e di inciviltà a ridosso dell'area del Triage.

Ma proviamo a stabilire in cosa consiste il piano varato a Palazzo di Governo, a partire dalla strategia del prefetto Claudio Palomba, che - conviene ribadirlo - si avvale del confronto con i vertici sanitari e di una conoscenza diretta dei fenomeni criminali assicurati dalle forze di polizia.

Prefetto, anche ieri mattina la notizia di un'aggressione ai danni di un medico a Pozzuoli, all'interno di un ospedale. A che punto è il piano lanciato un mese fa dal Viminale?
«Abbiamo da poco realizzato un incontro con i direttori generali delle Asl e abbiamo monitorato gli episodi più gravi, gli orari in cui vengono consumati. In questo modo, abbiamo definito una sorta di agenda delle priorità, che ci spinge ad intervenire in modo diverso sul territorio. Tavoli di confronto sono previsti anche a stretto giro, per rispondere alle esigenze emerse negli ultimi mesi».

In che senso?
«Faremo in modo di modulare i nostri interventi a seconda della esigenze espresse dal territorio stesso. Ci saranno almeno quattro drappelli di polizia negli ospedali napoletani, il primo - come è ormai noto - al Pellegrini, poi interverremo a stretto giro anche in altre tre strutture cittadine. È un grande lavoro condotto su più livelli, a partire dalla definizione dei locali da usare, ma anche dalla necessità di impegnare esponenti delle forze dell'ordine nelle ore notturne e, da questo punto di vista, sta svolgendo un lavoro decisivo lo stesso questore di Napoli».

Lei ha parlato di interventi da modulare su più livelli, a cosa fa riferimento?
«Alla luce dell'elenco di priorità che abbiamo definito, appare chiaro che non è previsto solo l'innesto dei quattro drappelli. Stiamo lavorando anche per rafforzare i collegamenti diretti tra Asl o presìdi ospedalieri e uffici di polizia. Si tratta di misure che nascono dalla comprensione di fenomeni gravi, degli orari in cui si registra un certo livello di tensione. Episodi gravi ma diversi rispetto alle aggressioni fisiche. Mi riferisco al clima di pressione che spesso si crea attorno all'operato di infermieri o di medici, sul quale è possibile intervenire con un collegamento diretto tra la struttura sanitaria e la polizia».

In cosa consistono gli interventi messi in campo?
«Abbiamo rafforzato e in alcuni casi riattivato il cosiddetto "punto-appunto", che consente l'intervento immediato delle forze dell'ordine. Uno strumento di segnalazione diretta varato nel 2019, che non tutti hanno usato e che può rappresentare un valido argine contro la violenza. Poi seguiranno, a stretto giro, corsi di formazione per gli operatori sanitari, proprio per interagire su dinamiche complesse ed estemporanee che si creano attorno a chi sta lavorando al servizio degli altri. In questo senso, bisogna cogliere il ragionamento che sta alla base di tutti gli interventi - seppur diversificati - che stanno alla base del piano Piantedosi».

In che senso?
«Nessuno può pensare di entrare in una struttura pubblica e consumare episodi di violenza. Nessuno può pensare di aggredire medici, infermieri, sanitari che sono al lavoro a tutela dei cittadini. Vede, è lo stesso principio che riguarda gli interventi messi in campo dal Viminale per le stazioni sicure. Si tratta di luoghi aperti al pubblico, snodi decisivi per una civiltà democratica, in cui lo Stato garantisce sicurezza e armonia, mettendo i cittadini onesti - la stragrande maggioranza - al riparo da azioni predatorie, raid teppistici o scenari di violenza di sapore criminale. Episodi che - glielo assicuro - non saranno tollerati». 

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