Coronavirus a Napoli, Speranza ha sconfitto il mostro a 70 anni: intubata a lungo, poi tampone negativo

Coronavirus a Napoli, Speranza ha sconfitto il mostro a 70 anni: intubata a lungo, poi tampone negativo
di Daniela Spadaro
Mercoledì 1 Aprile 2020, 09:00
4 Minuti di Lettura

Speranza, si chiama proprio così la «nonnina» settantenne che, ospite della residenza sanitaria per anziani dei domenicani a Madonna dell'Arco e trasferita giorni fa in ospedale per complicazioni respiratorie dovute al contagio da Covid19, è guarita. Tampone negativo per la donna che da ormai da molti anni considera la comunità della residenza come la sua famiglia. Dopo dieci decessi, nella ex casa di riposo che fa capo al convento del Santuario di Madonna dell'Arco, la guarigione di Speranza è come un raggio di sole che fa capolino in un uragano comunque ancora in corso, mentre oltre cinquanta positivi tra ammalati ed operatori stanno combattendo con un nemico feroce, spesso letale per chi è già anziano e provato.

LEGGI ANCHE È un frate la decima vittima nell'ospizio 

Era tra gli ospiti risultati «positivi» al test del coronavirus e dopo due giorni con febbre alta il direttore sanitario della struttura aveva deciso, in accordo con l'Asl, di farla trasferire al San Leonardo di Castellammare di Stabia. Terapia intensiva, Speranza era intubata. Ha avuto, per giorni ancora, la febbre. Infine, passo dopo passo, le sue condizioni sono migliorate, fino a normalizzarsi. Ieri mattina l'esito del secondo tampone: negativo. La sua voce al telefono è chiara, allegra, con il gergo che tutti conoscono come alquanto «colorito». Si rende conto di essere scampata a quello che lei chiama «un fosso». Ricorda la febbre, la tosse, tutti intorno a lei. E poi null'altro. «Voglio tornare a casa», dice. E la casa, nella quale almeno per il momento non potrà tornare, è proprio la residenza sanitaria anziani di Madonna dell'Arco dove, con quattordici nuovi operatori, il personale sta lottando contro la morte. «Questa è stata un'altra prova della vita, ne ho passate tante dice Speranza i miei genitori erano persone umili che hanno sempre vissuto alla giornata, però una cosa me l'hanno insegnata: non c'è nulla di più importante che volersi bene e donare agli altri. L'amore vince sempre, i soldi non servono a niente». E aggiunge: «Pure il virus, mica si combatte con i soldi. Ringrazio Dio, la Madonna dell'Arco e i medici».
 


A Madonna dell'Arco, la signora Speranza dicono gli operatori è «la gioia della casa». Nel libro che raccoglie le esperienze di vita di tutti i degenti, la pagina di Speranza è quella più gioiosa. Ama i colori accesi, sorride sempre, pretende che tutti si fermino a salutarla e a scambiare quattro chiacchiere. Non si risparmia toni coloriti nemmeno sull'esperienza appena vissuta, riservando al «mostro» appellativi difficilmente ripetibili. «Ma con me non ci è riuscito», ride. E sorride. Una gioia per ora, una sola, per la residenza dove la conta dei morti, si è fermata da tre giorni. Quando Speranza potrà tornare alla sua vita quotidiana non troverà alcuni dei suoi amici. Non ci sarà Anna, la signora casertana che raccontava, a chi si fermava ad ascoltarla, di aver avuto molti pretendenti e di non essersi sposata per sua scelta. Non ci sarà, portato via dal Covid 19, il signor Alfredo: uomo di mare che aveva sempre avventure nuove da rievocare, lui diceva che «il passato è un'ombra», con gli occhi tristi che ora resteranno chiusi per sempre. Il coronavirus si è preso anche Giovanna, che amava tanto il cioccolato e diceva a tutti della sua gioventù passata a lavorare in una fabbrica svizzera. Speranza non troverà tutti loro, ma forse sarà pronta ancora a dire a ciascuno degli altri una parola buona. «L'ammore è importante, hai capito nennè?». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA