I nuovi poveri di Napoli tra cibo, assistenza e farmaci: «Ma ora servono le docce»

I nuovi poveri di Napoli tra cibo, assistenza e farmaci: «Ma ora servono le docce»
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 27 Aprile 2020, 09:30
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Non si ferma la macchina della solidarietà, men che meno nei giorni di festa. I volontari delle associazioni napoletane - a cominciare da quelli della Caritas - continuano a lavorare senza sosta. Massimo impegno e grandi risultati: se non fosse per loro, ogni giorno, un esercito di senza dimora non saprebbe dove, e che cosa, mangiare. Numeri da record per la mensa del Carmine che ieri ha servito oltre settecento pasti, a fronte dei centocinquanta che offriva prima dell'epidemia. Motore di una macchina della solidarietà che si mette in moto all'alba e si ferma solo a sera, è padre Francesco Sorrentino che - insieme con i suoi volontari, quelli che chiama gli angeli dell'epidemia - sfama chiunque bussi alla sua porta. Una solidarietà contagiosa, la sua: da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus - e il numero di senza dimora è triplicato - non si contano i benefattori che si sono fatti avanti. Il problema è sempre è un altro: l'igiene. I luoghi dove, prima della pandemia, i clochard avevano la possibilità di lavarsi e cambiare i vestiti, non sono più operativi per ragioni legate alla sicurezza sanitaria. Dunque, sarà necessario trovarne altri al più presto. «Non è possibile andare avanti così - rinnova l'appello il sacerdote - i senza dimora, ma preferisco chiamarli meno fortunati hanno bisogno di farsi una doccia, qualcuno dovrà stabilire dove e in che modo».
 

 

Intanto, non si contano le storie di povertà e disperazione dinanzi alle quali si ritrovano i volontari impegnati nella consegna dei generi alimentari. A cominciare dai giovani dell'Unitalsi che - oltre a continuare a portare avanti la mensa presso la parrocchia di Santa Lucia - svolgono un prezioso servizio porta a porta: «Consegniamo cibo, ma anche farmaci, ovviamente quelli autorizzati. L'anello più debole della catena - spiega Federica Postiglione, presidente Unitalsi campana - sono proprio loro, gli ammalati, i disabili. Sono spesso soli e, da un giorno all'altro, si sono ritrovati tagliati fuori da ogni tipo di attività che era parte essenziale della loro vita». Niente più terapie e riabilitazione, niente compagnia o assistenza: «Continuiamo a offrire il nostro servizio - aggiunge la Postiglione - l'Unitalsi, con tutti i suoi indispensabili volontari, non si ferma: i nostri ammalati non li abbandoniamo mai». Non solo. L'emergenza sanitaria e la grande povertà che si è portata dietro, ha allargato il giro e l'Unitalsi si è ritrovata a far fronte a nuove povertà: «Sono loro che cercano noi, abbiamo un numero collegato ai nostri cellulari al quale può rivolgersi chi ha bisogno di aiuto. Ogni giorno c'è una richiesta in più». Tante le famiglie bisognose con bambini, - racconta ancora il presidente Postiglione - molti gli anziani. Meno male che possiamo contare sulla generosità di un gruppo di benefattori che non ci fa mancare nulla».

Spese, spese e ancora spese. Insieme con i senza dimora che vanno a mangiare alle mense della Caritas, cresce anche il numero di famiglie che, invece, una casa ce l'ha, ma non ha più lavoro e danaro. «Aiutiamo pure loro - racconta Stefano Manfredo, cuoco volontario in servizio ogni giorno alla mensa del Carmine con padre Francesco Sorrentino - Dopo aver servito i nostri poveri, saliamo a bordo delle moto e andiamo a consegnare i generi alimentari alle famiglie in difficoltà. Un grande lavoro di sinergie che mette insieme enti religiosi e centri sociali, dai ragazzi di Scampia alla comunità senegalese, tutti insieme con un solo obiettivo: aiutare gli altri. Quello che si compie è uno straordinario miracolo quotidiano». 

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