Covid a Napoli, focolaio nella caserma dei vigili urbani: «Uffici affollati e degrado»

Covid a Napoli, focolaio nella caserma dei vigili urbani: «Uffici affollati e degrado»
di Paolo Barbuto
Giovedì 17 Settembre 2020, 08:30 - Ultimo agg. 13:35
4 Minuti di Lettura

La sezione San Lorenzo della Polizia Municipale ieri è rimasta chiusa anche se si susseguono riunioni per verificare le possibilità di riapertura. In quella struttura sono stati individuati 12 vigili positivi al Covid e la prudenza ha imposto di chiudere tutto e mandare gli altri 150 colleghi a fare il tampone per verificare un'eventuale contagio, mantenendoli in quarantena preventiva fino al cessato allarme, che potrebbe arrivare anche nella giornata di oggi.

Nella malaugurata ipotesi che la sede non possa essere aperta si ipotizza di utilizzare i vigili negativi al test facendoli entrare in servizio direttamente in strada, ma ogni decisione dovrà essere valutata assieme alle autorità sanitarie.

Nel frattempo fra gli uomini e le donne del Corpo c'è tensione. Anche se non esistono notizie ufficiali di altri contagi, si susseguono i sussurri su presunti allarmi in questo o in quell'altro ufficio dei vigili, c'è stato perfino chi ha ipotizzato un contagio scoperto nella sede del comando di via De Giaxa, notizia ufficialmente smentita nel pomeriggio dagli stessi uffici di vertice dei vigili.

LEGGI ANCHE Napoli, 150 vigili urbani in quarantena 

Sul tema della diffusione del contagio all'interno dell'Unità Operativa San Lorenzo sono intervenuti i sindacati Uil Funzione Pubblica e Csa che hanno diffuso un articolato comunicato nel quale è contenuta una accurata ricostruzione di quel che sarebbe accaduto prima, durante e dopo lo sviluppo dei contagi in quella struttura.

I sindacati nel loro comunicato smentiscono l'ipotesi secondo la quale il virus sarebbe partito nel corso di una cena fra colleghi durante la quale, per mangiare la pizza, le mascherine sarebbero state giustamente tenute basse: si trattava di una ricostruzione avanzata nei giorni iniziali della diffusione e condivisa anche con Palazzo San Giacomo. Ieri anche il comandante dei vigili ha spiegato con forza che non c'entra la cena con il focolaio di San Lorenzo, anche se una spiegazione puntuale è giunta solo dai sindacati che l'hanno messa nero su bianco.
 

Video

Il primo ad infettarsi, secondo i sindacati, sarebbe stato un «agente anziano sempre operativo, sempre in prima linea il quale abitando a ... (non scriveremo la città per evitare di farlo identificare) non ha mai avuto tempo e modo di partecipare ad alcuna tavolata. La sua presenza nei vari uffici per depositare atti e ritirare verbale ha poi, forse, prodotto il resto dell'infezione». Ecco che la vicenda inizia ad assumere contorni più definiti. Secondo i sindacati il contagio si sarebbe sviluppato direttamente negli uffici dei vigili, durante l'orario di lavoro, e non all'esterno in un momento ludico.

Questa ricostruzione, però, aumenterebbe le responsabilità del Corpo che avrebbe consentito a un dipendente contagiato di diffondere il virus all'interno degli uffici: evento che, grazie all'utilizzo costante delle mascherine e grazie all'obbligo del distanziamento, garantito dagli ufficiali della Polizia Municipale, dovrebbe essere di difficile sviluppo.

Gli stessi sindacati chiariscono che le possibilità di contagio, per i vigili in servizio nella sezione San Lorenzo, potrebbero essere addirittura superiori rispetto a quelle degli altri agenti sparsi per la città: «Sicuramente la zona cittadina dove prestano servizio gli agenti e gli ufficiali della San Lorenzo soggiace a innumerevoli problemi di degrado (venditori di merce recuperata nell'immondizia in primis) e la possibilità di infettarsi è molto alta».

LEGGI ANCHE Focolaio in una caserma, tamponi per tutti

Il documento, poi, nel chiarire che la questione non è legata a una tavolata fra colleghi insiste: «Nessuna sottovalutazione del Covid-19, solo l'adempiere al proprio lavoro in condizioni difficili e con locali dell'unità operativa a volte troppo affollati anche per i continui arresti di cittadini, quasi sempre extracomunitari (difficile comprendere la necessità della puntualizzazione n.d.r.) legati a risse, rapine e furti».

Nella corretta volontà di spiegare che non è stata una pizza fra amici a diffondere il contagio, i sindacati mettono sul tavolo questioni delicate e preoccupanti: riassumendo, c'è un'unità operativa dei vigili nella quale un ammalato positivo al virus riesce a muoversi liberamente in tutti gli uffici tanto da generare altri undici contagi nonostante i dpi obbligatori, quella sezione è in un territorio nel quale la possibilità di infettarsi è molto alta, vengono effettuati tanti arresti da generare folla negli uffici.
Impossibile non dare credito alla voce dei sindacati, sicché bisogna lanciare l'allarme: quella struttura, così come la raccontano Uil e Csa, rappresenta un pericolo per i lavoratori. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA