Coronavirus a Napoli, due studenti di Medicina raccolgono 200mila euro per l'ospedale Cotugno

Coronavirus a Napoli, due studenti di Medicina raccolgono 200mila euro per l'ospedale Cotugno
Martedì 10 Marzo 2020, 21:00 - Ultimo agg. 11 Marzo, 07:19
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È partita lunedì 9 marzo e ha raccolto duecentomila euro la raccolta fondi per l’ospedale Cotugno di Napoli, che vede protagonisti due studenti di Napoli. Sono Federica De Masi e Alessandro Ruggiero, iscritti al sesto anno di medicina, che impossibilitati a prestare servizio in altro modo, hanno deciso di avviare un foundraising destinato alla Azienda Ospedale dei Colli con specifico riferimento al Centro di Malattie infettive Cotugno al fine di raccogliere contributi dato il clima di emergenza dovuto al Covid-19. 
 


«Sono Federica De Masi, una studentessa di medicina - scrive nella piattaforma l’organizzatrice -  sono preoccupata e ho deciso di agire istintivamente. Mi sono messa su google cercando soluzioni. Ho trovato questa piattaforma affidabile per altre raccolte organizzate. Ho deciso di azzardare e mi è venuto in mente di dare una mano in questo modo. Ho consultato per bene la pagina di Internet e ho scoperto che in dieci minuti ho potuto creare questa campagna e gestirla personalmente, con l'accordo di prendere questi soldi e darli al Cotugno. Ho scelto quest'ospedale perché è il nostro punto di riferimento in quanto sede di malattie infettive di Napoli e credo abbia bisogno di supporto materiale. Attorno a me si stanno aggregando tutti i miei colleghi universitari e specialisti interessati fortemente nella cosa e stanno dando un aiuto per cercare un contatto per far arrivare questa somma, che mai pensavo di raggiungere in così poco! Siamo in un periodo di merda, diciamolo. E in fin dei conti a chi può, non costa davvero nulla osare con un piccolo contributo per aiutare gli ospedali nella ricerca, nell'acquisto di altri ventilatori o altro materiale per supportare tutte le persone che cercano di combattere questo virus, chi convivendoci e chi dando una mano a chi ci convive. Ho 23 anni, e da futuro medico quale (spero) sarò, non potevo permettermi di non fare niente in questa situazione. Non siamo in Lombardia, nel nord Italia, siamo in Campania, e come racconto dobbiamo fare in modo da sostenerci, perché non abbiamo né i materiali né le attrezzature a sufficienza per contrastare quest'epidemia oggi giorno. Facciamo qualcosa e rendiamoci utili».

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