Coronavirus in Campania, l'ospedale
escluso dall'emergenza: «Diamo una mano»

Coronavirus in Campania, l'ospedale escluso dall'emergenza: «Diamo una mano»
di Domenico Maglione
Martedì 31 Marzo 2020, 08:28
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Ricoveri ordinari sospesi e reparti vuoti all'ospedale Santa Maria della Pietà di Casoria. Sembra una contraddizione rispetto a quello che accade un po' dappertutto in Italia, dove si realizzano ospedali da campo e si cercano medici e infermieri, anche alla prima esperienza, da impegnare nella lotta all'emergenza Covid-19. «Assolutamente no. Stiamo solo rispettando la strategia regionale attuata e condivisa per frenare il contagio da Coronavirus che ha determinato finora un forzato tutti a casa per medici, infermieri e operatori sanitari che hanno spontaneamente fatto ricorso a ferie arretrate e alle agevolazioni del decreto Cura Italia per garantire alla direzione di non ricorrere alle più drastiche misure degli ammortizzatori sociali», afferma fratel Carlo Mangione, direttore generale del presidio classificato gestito dai religiosi Camilliani. «Stiamo osservando e apprezzando l'energico lavoro del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per fronteggiare l'epidemia in Campania e ci schieriamo al suo fianco ricordandogli che la nostra struttura e il nostro personale rappresentano una risorsa per il territorio. Il nostro appello? Noi ci siamo, pronti per scendere in campo», aggiunge il religioso camilliano che la settimana scorsa ha inviato anche una pec agli organismi regionali offrendo la disponibilità per continuare a garantire assistenza qualificata sul territorio.

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LA RETE
«Per nostra natura e anche strutturalmente abbiamo la possibilità di assicurare la prima linea di assistenza dedicata unicamente a malati non infetti dal Coronavirus, a quelli cioè dimessi dalle strutture pubbliche in cui attualmente sono ricoverati, in considerazione anche del fatto che tutti i presidi sulla terraferma che afferiscono all'asl territoriale, la Napoli 2 Nord, sono stati riconvertiti per accogliere pazienti Covid-19», conclude il direttore generale del presidio casoriano, struttura inserita anche nella rete oncologica per il trattamento chirurgico dei tumori del colon e della prostata ma con casistiche importanti pure per altre patologie tumorali, tra cui stomaco, rene e retto. Fermo restando, comunque, l'aiuto da parte della Regione a reperire preventivamente presidi e dispositivi di protezione individuali e di farmaci dichiarati utili nella lotta al Coronavirus, la struttura di via San Rocco è pronta eventualmente a scendere in campo anche per garantire la cosiddetta terza linea di assistenza, che riguarda i pazienti clinicamente guariti dal Covid-19 ma che devono attendere 14 giorni dalla scomparsa dei sintomi per verificare, con due tamponi a distanza di 48 ore, la negatività al virus.

L'ospedale di Casoria - 115 posti letto con unità operative di Medicina, Cardiologia, Gastroenterologia, Oncologia, Urologia, Chirurgia generale e mininvasiva, Oculistica e Otorinolaringoiatria - in ottemperanza a disposizioni regionali è stato costretto prima a sospendere, insieme con tutti gli altri ospedali regionali, anche pubblici, le attività ambulatoriali e poi dal 12 marzo anche i ricoveri programmati, sia medici che chirurgici, ad eccezione di quelli con carattere d'urgenza e non differibili.
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