Il Coronavirus uccide il circo: «Niente show, non riusciamo più a sfamare gli animali»

Il Coronavirus uccide il circo: «Niente show, non riusciamo più a sfamare gli animali»
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 6 Aprile 2020, 08:00
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Primo obiettivo: sfamare tutti gli animali, salvandoli da una fine terribile. Secondo obiettivo: tenere in vita un'azienda che dà lavoro a una cinquantina di dipendenti. Sono giorni drammatici quelli che sta vivendo Aldo Martini, titolare dell'omonimo circo rimasto bloccato in Calabria all'indomani delle restrizioni imposte dall'emergenza Coronavirus.

Quarant'anni, residente a Giugliano, dove ha sposato la donna che gli ha dato cinque figli, Aldo Martini è praticamente nato circense (la sua famiglia è direttamente imparentata con Rinaldo Orfei). Aldo è uno dei figlio di Romolo Martini, cresciuto nel circo di famiglia insieme al fratello Dario, che gestisce il circo Rinaldo Orfei.

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«Da ormai cinque settimane - spiega al telefono con la voce rotta dall'emozione - abbiamo metà famiglia e 35 animali fermi, bloccati a Salina Ionica». Era il 2 marzo quando il circo Martini, dopo aver toccato Palermo e Reggio Calabria, fu costretto dalle prescrizioni anti-contagio a fermare la sua carovana in Calabria.

«Siamo stati bloccati sulla via del ritorno - prosegue Aldo - e abbiamo così deciso di rimanere con gli animali; facciamo la spola, ci diamo il cambio, ma adesso lì sono fermi anche papà e quattro miei fratelli. Con loro i nostri 35 animali, che sono importanti per noi quanto la nostra stessa vita». 35 animali a corto di cibo: elefanti, cammelli, dromedari, cavalli, asinelli, struzzi, lama, bisonti. E le riserve sono ormai finite.
 


Cinque settimane, e si va verso i 40 giorni. Senza lavoro, senza spettacoli, senza più riserve alimentari per i poveri animali. «A Salina Ionica - prosegue Martini - abbiamo fortunatamente trovato uno spazio dove sistemarli, grazie alla disponibilità di un residente che ci ha offerto la sua campagna. Ma non potremo andare oltre, approfittando della sua disponibilità. Ora il problema vero è il cibo».

«Purtroppo adesso comincia a mancarci tutto. Abbiamo dato fondo alle riserve che avevamo per comprare il necessario. Finora nessuno però si è fatto avanti per darci una mano: nessuno ci ha aiutati. Per questo rivolgo con il cuore in mano un appello: qualcuno ci aiuti a non far morire di fame gli animali».

E qui, diciamocela francamente, non c'entra il discorso se essere pro o contro il circo. Qui adesso c'è da fare una piccola catena di solidarietà per sfamare gli animali rimasti in Calabria. E magari, perché no, un pizzico di buona volontà da parte delle istituzioni per sbloccare l'isolamento degli stessi animali: facendoli almeno rientrare a Giugliano. C'è anche un'altra possibilità, diretta, per cercare di offrire cibo agli animali bloccati in Calabria: contattare Aldo Martini alla email martinialdo84@gmail.com per chiedergli come far pervenire quanto necessario agli animali. Ripetiamo: in questo momento la priorità è salvare animali, e non di riaprire il dibattito circo sì-circo no. Chi ha cuore e anche una minima possibilità economica, contatti dunque Aldo.

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Il Circo Martini ha una storia prestigiosa. Anche Vera Gemma, la figlia del rimpianto attore Giuliano Gemma, si è unita all'appello per salvare gli animali del Circo Martini: «Aiutiamoli a non morire».

«Dietro la parola circo - conclude Martini - ci sono poi anche persone che ci lavorano, tra artisti, operai, collaboratori, assistenti, senza ovviamente parlare dei nostri compagni di vita e di viaggio: gli animali. Il loro benessere è, d'altronde, la nostra vita: e senza di loro noi non lavoreremmo».

«Per chi come noi, che vive di spettacoli e di pubblico pagante - conclude il patron del Circo Martini - il presente rappresenta già il futuro.
Questa pandemia rischia di mettere in ginocchio anche noi, che non disponiamo di fondi e che a ben guardare viviamo di riflesso la stessa crisi che vive oggi il teatro in Italia. La crisi era già enorme, adesso ci voleva anche questa. Faccio appello al cuore e alla generosità di quanti riusciranno a darci una mano». 

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