Coronavirus in Campania; uomini, over 60 e già malati: ecco le ultime vittime

Coronavirus in Campania; uomini, over 60 e già malati: ecco le ultime vittime
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 2 Novembre 2020, 23:38 - Ultimo agg. 3 Novembre, 14:11
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In buona parte uomini, nel cinquanta per cento dei casi tra i sessanta e gli ottant’anni, uno su tre già affetto da patologie croniche piuttosto gravi. Sono i dati elaborati dall’Osservatorio epidemiologico regionale - la struttura tecnico-scientifica dell’assessorato alla Sanità - che analizza lo “status” di chi - nei mesi di settembre e ottobre - ha perso la vita per il Covid. «È chiaro che il trend di mortalità segue proporzionalmente il numero di contagi - spiega Angelo D’Argenzio, dirigente dell’Osservatorio - a ottobre c’è stata una vera e propria impennata di casi: siamo passati dai circa dieci morti al mese, registrati a luglio, agosto e settembre, ai cento di ottobre. E il trend appare ancora in aumento». 

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IL SESSO
Andando avanti nell’analisi dei dati regionali - elaborati dall’Osservatorio d’intesa con l’Unità di crisi e il Dipartimento della Protezione civile - viene fuori che il settanta per cento dei morti sotto i colpi del virus sono uomini, solo il trenta donne: «Si tratta di un dato puramente descrittivo - aggiunge l’esperto - non siamo in condizione di dire se sia una variabile legata realmente al sesso oppure - come è verosimile - correlata a condizioni cliniche di partenza svantaggiate rispetto al virus.

Quel dato potrebbe essere facilmente condizionato dal fatto che la maggior parte delle donne, quando si ammala, gode di una condizione fisica migliore rispetto a quella degli uomini». Senza contare poi che da studi scientifici emerge che le donne sviluppano maggiori risposte immunitarie verso gli agenti patogeni, compresi i virus, motivo per cui sarebbero meno suscettibili a contrarre infezioni da microrganismi.

L’ETÀ
E passiamo alle fasce d’età sulle quali si ragiona da quando è scoppiata la pandemia: l’85 per cento dei deceduti ha più di sessanta anni - mentre tra i quaranta e i sessanta la percentuale scende al 14,2 - addirittura allo 0,5 tra i venti e i quaranta anni d’età. Dunque: uomini e anziani i più colpiti. E spesso anche affetti da malattie pregresse: «Su cento morti - aggiunge Angelo D’Argenzio - il 36 per cento soffriva di una patologia cronica, il 64, addirittura, di due o più patologie. Attenzione, però: questi dati in particolare - spiega meglio il dirigente dell’Osservatorio epidemiologico - si riferiscono alla prima ondata di decessi, ma posso dire con una buona dose di certezza che l’analisi attuale, ancora in corso, lascia presagire risultati del tutto sovrapponibili».


LE PATOLOGIE PREGRESSE
Quando si parla di patologie croniche - nella maggior parte dei casi - i pazienti poi deceduti soffrivano di malattie respiratorie, renali, bronchite polmonare, disordini immunologici, patologie neurologiche, diabete, problemi cardiovascolari, tumori e obesità, fattore “aggravante” della prognosi dell’infezione Covid-19. Perfino inutile dire che i fumatori sono quelli che se la vedono certamente peggio: la nicotina aumenta il rischio di contrarre gravi infezioni respiratorie. Si stima per loro una probabilità almeno tre volte superiore a quella dei non fumatori di sviluppare una polmonite severa. Ma non solo: il rischio di aver bisogno della terapia intensiva e della ventilazione meccanica è doppio rispetto a chi non ha mai fumato. «Potremo essere più precisi circa le patologie pregresse che affliggevano i morti per Covid quando avremo finito l’esame delle cartelle cliniche - spiega ancora il dirigente dell’Osservatorio epidemiologico - un lavoro lungo e complesso destinato a confermare, in percentuale, le informazioni di cui già siamo in possesso». 


LA RESIDENZA
Analizzando infine la distribuzione dei deceduti per provincia di residenza viene fuori che il numero maggiore di decessi si registra in provincia di Napoli - come si poteva facilmente immaginare in base alla numerosità della popolazione residente (circa metà dell’intera regione). La provincia di Avellino invece è quella con il maggior numero di decessi nel periodo del lockdown di marzo-aprile (il dato assoluto va sempre correlato con la popolazione residente) mentre i tassi più alti sono quelli che corrispondono alle aree della città Metropolitana di Napoli (Asl Napoli 1, 2 e 3). 

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