Napoli, il Covid uccide don Vincenzo: il sacerdote cantautore che voleva il Grande fratello

Napoli, il Covid uccide don Vincenzo: il sacerdote cantautore che voleva il Grande fratello
di Giuseppe Maiello
Sabato 9 Gennaio 2021, 09:11 - Ultimo agg. 16:30
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Don Vincenzo Passante non ce l'ha fatta. Il Covid ha colpito ancora. La Chiesa perde un altro pastore. Se ne è andato in «silenzio perfetto», come cantava Herbert Pagani, lasciando una città nello sgomento. Don Vincenzo, sacerdote cantautore, aveva 55 anni, ed in un passato recente aveva avuto problemi cardiaci, che non avevano sfiancato la sua forza di essere tra la gente.


Il suo cuore ha cessato di battere ieri mattina alle 7 all'ospedale Cardarelli dove era ricoverato. Si era trasferito con la mamma, con la quale viveva, a Piscinola, nella cui chiesa di San Salvatore era collaboratore. Un lungo impegno pastorale cominciato quando il 7 maggio del 1992 venne ordinato sacerdote. Sempre al servizio, con umiltà, degli ultimi e soprattutto dei giovani. Allievo del compianto don Antonio Migliaccio, parroco di Casandrino, si era poi «formato» nella Piccola Casetta di Nazareth a Casapesenna, nel Casertano, era stato cappellano militare della Marina, ma anche guida spirituale del gruppo scout di Casandrino.

Città con la quale non aveva mai voluto recidere il legame. «Nei giorni di Natale ci siamo sentiti, mi ha chiesto di aiutarlo a trovare un'abitazione nel nostro paese, dove aveva desiderio di tornare ad abitare», dice Carlo Pezzella, amico e per anni dirimpettaio della famiglia Passante.


Don Enzo, fisico da peso massimo, si era trasferito a Piscinola, dove era stato accolto dai parrocchiani con affetto, una scelta operata anche per evitare i viaggi da pendolare, anche se brevi, visti i suoi problemi cardiaci. Il suo amore per Casandrino non era però mai venuto meno. Fino al 31 dicembre è stato attivo sui social, prima che l'insidioso virus lo colpisse, sempre attento sia ai fedeli della sua nuova parrocchia che per quelli della città che lo aveva visto crescere. E dove aveva molti amici. Tanti i messaggi di cordoglio.


Don Ernesto Miele, parroco dell'Assunta in Cielo di Casandrino dice: «Don Enzo era immediato e umile. Di lui mi ha sempre colpito la semplicità. Ci auguriamo solo che il protocollo per la pandemia non ci neghi l'opportunità quanto meno di potergli dare l'ultimo saluto. Che il Signore lo accolga tra le sue braccia». Don Vincenzo era molto amato dai giovani, con i quali cercava sempre di essere in sintonia, cercando di parlare il loro stesso linguaggio.
Nel 2004 fece richiesta di partecipare al Grande Fratello. La produzione del reality si era infatti anche attrezzata per un «confessionale» speciale, considerando la sua partecipazione cosa fatta. Ma ordini dall'alto gli impedirono di prendervi parte: voleva portare nella «casa» il Verbo. «Fedeltà ed obbedienza, impongono che io rinunci alla trasmissione»: questo però non servì a far scemare l'eco dei media.


LA PASSIONE PER LA MUSICA
Partecipò invece a due puntate di Sarabanda, gioco musicale a premi di Italia 1, condotto da Enrico Papi. Arrivò anche qui lo stop della Curia. «Rischio la sospensione», disse allora alle agenzie. Anche se l'intento era di vincere, vista la sua preparazione musicale, una certa somma per realizzare strutture per i giovani della parrocchia. Decise quindi di dedicarsi solo al sacerdozio.
Don Vincenzo però amava la musica, il linguaggio per parlare ai giovani. Compose diversi brani. «Eravamo amici prima che indossasse l'abito talare ricorda Jennà Romano, frontman della nota band Letti Sfatti aveva una voce da tenore: insieme musicammo passi integrali del Vangelo, con base rap e funky, diceva che era un modo per avvicinare i giovani al Verbo, si interessarono al progetto anche le Edizioni Paoline, ma la vicenda in corso del Grande Fratello lo costrinse ad abbandonare l'idea». Una delle canzoni composte però riuscì a cantarla nella trasmissione «Avanzi Popolo» ideata per Canale 34 da Lino D'Angiò, che è stato uno dei primi ad esprimere il cordoglio per la morte prematura del sacerdote. E l'amicizia con D'Angiò e con Romano, la cui band era di casa nelle trasmissioni con lo stesso D'Angiò, lo portarono a partecipare anche a «Codice d'Angiò», sempre su tv libere, ideato sulla scia del Codice da Vinci. Qui era allestita una tavola da «ultima cena» con i 12 apostoli, con la presenza fissa di don Vincenzo.

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