Vaccino Covid a Napoli, un anziano su quattro ha chiesto l'iniezione a domicilio: nessuna risposta

Vaccino Covid a Napoli, un anziano su quattro ha chiesto l'iniezione a domicilio: nessuna risposta
di Maria Pirro
Sabato 20 Febbraio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 12:01
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Un anziano su quattro a Napoli ha chiesto di vaccinarsi a casa. Ma nessuno, tra gli ottomila che hanno dichiarato di essere impossibilitati a spostarsi, è stato ancora contattato dalla Asl. Tutti restano in attesa di indicazioni. Come Mario Pansini, 103 anni, diventato un testimonial d’eccezione nella campagna anti-Covid, perché abita da solo in un piccolo appartamento preso in affitto dopo la morte della moglie. Senza né figli né parenti pronti ad accompagnarlo alla Mostra d’Oltremare, dove è in corso la somministrazione del farmaco agli altri over 80 e agli insegnanti. «A domicilio non partiamo subito, ma stiamo elaborando l’organizzazione per procedere comunque in tempi brevi e in piena sicurezza», spiega il direttore generale dell’Asl Ciro Verdoliva, che ha appena ricevuto ulteriori 7900 dosi di AstraZeneca cui si aggiungono le scorte Pfizer. Così il manager può annunciare, a partire da domani, 2000 iniezioni al giorno: «Passiamo a 1.000 per gli over 80, la mattina, e 1.000 per gli insegnanti e il restante personale scolastico, il pomeriggio».

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Pianificare il servizio di vaccinazione in trasferta non è facile. Per diversi motivi. Si comincia dal boom di richieste: 8mila su 33mila, in totale, quelle registrate a Napoli mediante le piattaforma regionale. Ma, nei vicoli ai Decumani e ai Quartieri Spagnoli, le squadre dell’Asl non possono arrivare agevolmente con un camper: la scelta dei mezzi va adattata alle diverse realtà urbane. E, dal centro storico alle periferie, è complicato trasportare il farmaco prodotto Pfizer, che va conservato a meno 80 gradi. Non bastasse, dopo la somministrazione deve essere prevista una fase di osservazione per poter intervenire immediatamente in caso di effetti collaterali, predisponendo un collegamento diretto con il 118.

Il dottore Gabriele Peperoni è il coordinatore dei geriatri nella Asl Napoli 1 Centro e vicepresidente del Sumai (specialisti ambulatoriali).

Sostiene: «Per accelerare, è logico che provvedano i servizi che già si occupano di assistenza agli anziani». Invece, Pina Tommasielli, componente dell’unità di crisi sul coronavirus, afferma: «L’unica soluzione valida consiste nel coinvolgere i medici di famiglia», la sua categoria. 

Interviene pure Paola Scognamiglio, geriatra che ha iscritto la suocera di 85 anni, e il suocero, di 91, più volte operato all’anca e al ginocchio. «Lui non esce più di casa, ma è importante che sia immunizzato lo stesso, poiché le persone che gli fanno visita non lo sono e potrebbero trasmettergli la malattia». 

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Così accade che i nonni, nell’attesa di essere chiamati, continuino a non vedere quasi nessuno. E la solitudine aumenta l’ansia tra le mura domestiche, e il rischio di depressione. Lo dimostrano i dati raccolti nel 2020 dallo psicologo americano Karen Fingerman, coinvolgendo 226 anziani nella ricerca pubblicata su “The Journals of Gerontology”: videochat e telefonate non sostituiscono i benefici che si hanno con la presenza fisica degli altri.

Di qui le soluzioni fai-da-te, anche disperate. «La figlia di un ammalato, che ho visitato l’altro giorno, si è detta pronta ad accompagnarlo in barella al Covid Vaccine Center di Fuorigrotta», spiega Peperoni. Ovviamente, non è l’unica che sta contattando la Asl per cercare di velocizzare. Effettuare un cambio di programma, tuttavia, non è facile e nemmeno scontato, perché la piattaforma digitale, predisposta a livello centrale per tutte le Asl, non ha un servizio di “help desk”. Ogni familiare, dunque, si attrezza come può per mettersi in contatto con gli operatori, inviando e-mail, tramite la posta certificata, e contattando al telefono gli uffici o raggiungendo direttamente la Mostra d’Oltremare. 

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«Vaccinare gli anziani è fondamentale anche per proteggere i più giovani: per evitare che si riempiano le terapie intensive e gli altri reparti», avverte la dottoressa Scognamiglio, ricordando che gli over 80 e i malati cronici sono più fragili e dunque più esposti al più alto rischio di complicanze anche letalità. E il timore che i posti letto non bastino oggi è più diffuso. In un quinto delle 107 province italiane l’incidenza di nuovi casi positivi al SarsCov-2 è in crescita nelle ultime tre settimane. In Campania la percentuale è più alta a Caserta e Salerno (più 20 per cento), mentre Napoli si colloca appena sotto questa soglia calcolata dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto Mauro Picone del Cnr.

Non ultima questione, le forniture mirate. Stando a quelle già ottenute da Roma, la campagna di prevenzione in città può proseguire fino al 23 febbraio e consente di assicurare la prima dose a un ottantenne su quattro dei 33mila al momento registrati al momento. Visto che il criterio prescelto è legato alla tempistica nella prenotazione, e non considera l’ordine alfabetico, a questo punto chi ha chiesto il servizio domiciliare dovrebbe finire in coda. E aspettare ancora. 

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