«Ho letto con attenzione la lista delle categorie professionali da vaccinare subito, e ho pensato a un errore. Possibile che gli odontoiatri e i medici specialisti in odontostomatologia non compaiano in questa fase?», scuote la testa Toni Nocchetti, dentista che ha lo studio in via Cimarosa e indossa la doppia mascherina, una Ffp2 su una chirurgica, la visiera, il camice, i guanti, e mostra uno sguardo segnato dalla stanchezza dietro gli occhiali.
Ritiene si tratti di un errore?
«Con il passare dei giorni, mi ha assalito lo sconcerto: non è un errore ma una scelta.
Sono esclusi perché gli odontoiatri, 5.000 in Campania, lavorano quasi esclusivamente nel privato.
«Ma l'attività è svolta per oltre il 90 per cento da liberi professionisti, senza dubbio ipiù a rischio di contagio».
I motivi sono chiari.
«È intuitivo comprendere che siamo costretti a lavorare con pazienti senza mascherina e che è impossibile chiedere loro di tenere, è proprio il caso di dirlo, la bocca chiusa. Non abbiamo alternative, non possiamo curare al telefono i nostri pazienti e rifiutarci di dotarci di dispositivi di protezione individuali».
Quali sono le precauzioni adottate?
«È evidente che la sanificazione costante della sala operatoria e degli ambienti comuni, dalla sala d'attesa ai bagni, utilizzando uno specifico apparecchio medicale, dobbiamo assicurarla innanzitutto a noi stessi».
Può bastare?
«La situazione ha determinato una attenzione maniacale e un rigoroso rispetto degli accessi, attraverso le prenotazioni. Ogni paziente deve indossare i calzari e viene sottoposto a una meticolosa e certificata procedura di disinfezione attraverso lo stesso macchinario usato per la sala operatoria».
Nel suo studio si sono avuti contagi?
«No, e non è un caso proprio per il rigore adottato, anche se a distanza di qualche giorno dalle terapie effettuate in studio, i pazienti ci hanno comunicato la loro sopraggiunta positività al Covid. Tra professionisti e assistenti, siamo in dieci: ogni settimana ci sottoponiamo anche ai tamponi rapidi».
La tensione resta alta.
«Faccio un enorme fatica, come tutti gli operatori sanitari in questo periodo, a lavorare con serenità. Ma continuo a farlo con passione e pazienza. Di sicuro mi confonde e mi indigna sentirmi invisibile».
A sollevare il caso, per prima, Sandra Frojo, presidente degli odontoiatri di Napoli, contraria a un trattamento di serie A e di serie B tra i cittadini e gli stessi professionisti.
«Per quanti sforzi faccia, non riesco a immaginare quale possa essere il maggiore rischio di contagio di un funzionario amministrativo o di un politico in cerca di ulteriore visibilità, ma sono fiducioso che qualcuno a Roma troverà il tempo e il modo di spiegarlo, e anche di chiarire perché non compaiono nemmeno i disabili con problemi psichici tra i più fragili che hanno il diritto ad avere la priorità».