«Napoli, no ai tavolini selvaggi ma sì a un po' di flessibilità»

«Napoli, no ai tavolini selvaggi ma sì a un po' di flessibilità»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 28 Aprile 2021, 10:23
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Sono 1100 le nuove richieste di occupazione dall'estate 2020 a oggi. Come raccontano le immagini degli ultimi giorni, le regole della ripartenza per i pubblici esercizi hanno favorito un boom di tavoli all'aria aperta. Nel Decreto Riaperture è consentito servire i clienti solo a quelle attività munite di spazi esterni, e così a Napoli gli spazi esterni si stanno moltiplicando, un po' per furbizia un po' per quella che i commercianti hanno definito «sopravvivenza». Rosaria Galiero, assessore alle Attività Produttive di Palazzo San Giacomo, chiarisce alcune delle motivazioni della situazione attuale e parla delle sfide della ripartenza.


Come commenta l'incremento di tavoli all'aperto?
«Una ovvia risposta alle disposizioni normative. È logico che se il Governo consente di lavorare solo a chi è dotato di spazi aperti, i commercianti si regolano di conseguenza».


Quindi è stata la norma di Palazzo Chigi a creare caos?
«La parola caos è eccessiva.

In realtà quello che stiamo vedendo in queste ore è una riattivazione di permessi che in molti casi erano già stati rilasciati. Fu in occasione della ripartenza dell'estate 2020 che arrivarono in Comune numerose richieste di occupazione suolo».


Quante?
«Circa un migliaio. Il boom ci fu allora. E, come amministrazione, ci stringemmo intorno ai pubblici esercenti rilasciando più o meno altrettanti permessi Covid. In generale, gli enti che si occupano del rilascio di titoli e permessi avrebbero dovuto essere maggiormente coinvolti da Roma nelle decisioni. Non parlo solo delle occupazioni di suolo, ma anche dei codici ateco nei mesi scorsi o delle derrate alimentari. L'ultimo provvedimento sembra un'assurdità non solo a me, ma anche a tanti colleghi dell'Anci. Ha vanificato le molte spese sostenute dagli esercenti e ha creato disparità».


Dopo il recente Decreto Riaperture, invece, quante richieste di occupazione vi sono arrivate?
«Un centinaio, per ora. Prima, durante le zone arancioni e rosse, la città era semivuota e sui pubblici esercizi gravava il divieto di somministrazione. Ora invece si sta tornando alla normalità. Credo che in parte ci siamo disabituati alla percezione di una città vissuta».


Come funziona la richiesta di occupazione per chi sceglie le vie regolari? Resistono delle agevolazioni speciali del regime pandemico?
«Ci sono due modi: chiedere di occupare uno spazio in linea col regolamento comunale, in un'area prospiciente all'attività e consentendo il passaggio pedonale. Oppure le occupazioni in deroga. Queste ultime sono sottoposte alla polizia locale che ne verifica i parametri in funzione del codice stradale. Quanto alle agevolazioni, visto che siamo in uno stato di emergenza, le richieste di autorizzazioni non passano dalla Sovrintendenza. Ciò accorcia i tempi del rilascio».


Insomma, passato il Covid vedremo meno tavolini in giro?
«Sì, perché si tornerà a consumare in sala. In queste ora la polizia municipale sta effettuando numerosi controlli cercando di mostrare sensibilità nei confronti dei commercianti, ma imponendo comunque il rispetto delle regole».


Cosa propone per far ripartire Napoli?
«Regole precise. Bisogne evitare gli errori dell'estate scorsa e sostenere la voglia di libertà senza cedere al liberi tutti. Se gli italiani possono andare all'estero, come succede in queste ore in cui tanti stanno organizzando vacanze in altri Paesi, anche noi possiamo cominciare a ospitare di nuovo visitatori internazionali. La ripresa del turismo è una necessità, per l'economia cittadina, e non una scelta. Lo sta facendo la Grecia, e noi non siamo secondi a nessuno. Si intensifichino i vaccini».

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