Napoli, nella chiesa di San Giuseppe Maggiore giù un'altra porzione di tetto: «La prossima volta crollerà»

Di lavori di ristrutturazione nemmeno l'ombra, e non sono nemmeno all'orizzonte

Giù un'altra porzione di tetto nella chiesa di San Giuseppe Maggiore
Giù un'altra porzione di tetto nella chiesa di San Giuseppe Maggiore
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 10:00
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«Merita più attenzione la Venere degli Stracci di Pistoletto o una chiesa di fondazione cinquecentesca che conserva affreschi di Battistello Caracciolo e tele di Andrea Vaccaro?», don Simone Osanna, rettore di San Diego all'Ospedaletto cerca la provocazione per raccontare il disagio di vedere il tetto della sua chiesa che sta inesorabilmente crollando nel disinteresse del Comune, proprietario dell'immobile: «Alla prossima scossa di terremoto crollerà definitivamente, e forse non cederà solo il tetto», sussurra con amarezza e preoccupazione. 

La vicenda è quella della chiesa che i napoletani conoscono come San Giuseppe Maggiore, in via Medina, di fronte all'edificio della questura. Fondata nel 1514, arricchita, nel tempo, di grandi opere, alcune andate distrutte, altre gelosamente conservate. Quell'edificio sacro ha resistito ai terremoti, alle bombe delle fortezze volanti che la danneggiarono nel 1943. Oggi si sta sfaldando, colpito dal più potente dei disastri: la strafottenza.
Nel 2018 si verificò il primo dissesto nella copertura della chiesa: un piccolo buco fra le tegole che venne immediatamente segnalato al padrone di casa, il Comune di Napoli.

Da quel buco iniziò a penetrare acqua che prese a devastare inesorabilmente le opere e la struttura. Cadde qualche calcinaccio, il Comune, per prudenza, chiuse i portoni della chiesa. 

Da quel giorno di cinque anni fa non è stato fatto nulla per sostenere il tetto che stava crollando. Così, pian piano, i cedimenti sono andati avanti: un nuovo buco lo segnalò il nostro giornale all'inizio della scorsa estate. Adesso un nuovo crollo, stavolta più imponente, scoperto qualche giorno fa: «Non possiamo dire con certezza che sia collegato ai fenomeni sismici delle ultime settimane - spiega don Simone - però io ho la certezza che, vista la situazione, alla prossima scossa l'intero tetto verrà giù».

Come ad ogni nuovo dissesto il Comune è stato tempestivamente avvisato, come in ognuna delle precedenti occasioni c'è stato un immediato sopralluogo da parte dei tecnici di palazzo San Giacomo che hanno osservato e sono andati via in silenzio. 

In realtà gli unici interventi realizzati dal Comune si sono limitati alla sistemazione di una palizzata di tubi innocenti davanti a una porzione del muro esterno della chiesa e a una colonna di ferri a sostegno della cappella che si trova sotto alla porzione dove si verificò il primo buco nel tetto.

Di lavori di ristrutturazione nemmeno l'ombra, e non sono nemmeno all'orizzonte: «Nessuno mi ha comunicato nulla. Sono venuti e sono andati via senza più dare notizie».

La questione tiene sulle spine il rettore e tutta la comunità di fedeli che considerava la chiesa un punto di riferimento: qui venne trasferita la statua di San Giuseppe quando, nel 1934, venne demolita l'antica chiesa dedicata al santo per fare spazio ai palazzi-simbolo dell'epoca fascista, il palazzo delle Poste, la case del mutilato, l'edificio della questura. Oggi che la statua antica è stata trasferita nella vicina chiesa della Pietà dei Turchini, i fedeli chiedono quando il loro santo ritroverà la sua vera casa.

Don Simone rilancia la provocazione: «La Venere degli Stracci era a duecento metri da qui. Per quell'opera c'è stata un'onda di attenzione. San Diego all'Ospedaletto crolla da cinque anni, il Comune la lascia al suo destino, nel disinteresse della città». 

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